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Fao, ancora in aumento i prezzi delle commodities

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Continua la crescita del livello dei prezzi dei beni alimentari nelle rilevazioni della Fao. Quello di gennaio è stato il quarto aumento consecutivo dell’Indice dei Prezzi alimentari, ora a 182,5 punti, +0,7% rispetto al mese precedente e +11,3% su gennaio 2019. L’aumento è riconducibile al rialzo di oli vegetali, zucchero, grano. E sempre a proposito di cereali la Fao ha diffuso l’ultimo bollettino su domanda e offerta, con un aumento della produzione e dei consumi nel 2019. Sul fronte dei consumi un forte contributo arriva dall’utilizzo di mais per l’alimentazione animale.

Cereali

Indice a 169,2, +2,9%, sulla scia dell’aumento delle quotazioni di grano soprattutto ma anche di mais e riso. Merito in gran parte della domanda più solida e di maggiori acquisti da parte di diversi Paesi. Per il grano ha pesato anche il calo delle spedizioni in Francia, per via degli scioperi portuali, e la possibile introduzione di una quota per le esportazioni in Russia. Anche i prezzi del mais all’export hanno registrato un significativo aumento.  

La Fao ha anche aggiornato le previsioni per il 2019. La produzione mondiale del 2019 ha raggiunto un picco di 2.715 milioni di tonnellate (+2,3% anno su anno). Segnali ‘misti’ per la produzione cerealicola nell’emisfero Sud: bene il mais in Argentina, grazie a piogge favorevoli, più ettari seminati, prezzi interni elevati e forti prospettive per l’export. In Brasile invece ci sono stati ritardi nella semina per la lentezza del raccolto di soia. All’emisfero opposto è previsto un calo delle semine di grano invernale per via delle premature forti piogge in Francia e Regno Unito, ma una contrazione delle semine di cereali invernali in Ucraina e Usa. Va meglio per Russia e India.  

In aumento anche i consumi: 2.714 milioni di tonnellate, +1,2% rispetto all’anno passato, grazie a un rialzo negli Stati Uniti dei consumi per l’alimentazione animale. Le scorte dovrebbero arrivare a 863,3 mil di tonnellate, di poco sotto quelle di apertura. Il commercio mondiale di cereali 2019/20 dovrebbe aumentare del 2,3%, a 420,2 milioni di tonnellate, il secondo valore più alto mai registrato, grazie all’aumento delle spedizioni di grano da Ue e Ucraina verso l’Asia. 

Carne

Le quotazioni hanno raggiunto 182,5 pezzi e hanno invertito la tendenza al rialzo che andava avanti da 11 mesi. C’è stato quindi un calo del 4% per via dei ridotti acquisti dalla Cina e dall’Estremo Oriente e della grande disponibilità per l’esportazione di carni suine e bovine. Col segno meno i prezzi di tutti i tipi di carne.

Oli vegetali

176,3 punti per l’indice degli oli vegetali, con un aumento del 7%, raggiungendo il valore massimo in tre anni con l’aumento dei prezzi degli oli di palma, soia, girasole e colza. Nella seconda metà del mese i prezzi hanno però perso forza a causa delle incertezze del commercio a seguito delle conseguenze dell’accordo commerciale Usa-Cina, del potenziale impatto della recente epidemia di coronavirus e delle tensioni commerciali tra India e Malaysia. 

Zucchero

Quarto mese in aumento e il maggior livello da dicembre 2017. L’indice dei prezzi è aumentato del 5,5%, spinto dalle aspettative di ridotta produzione di zucchero in diversi grandi Paesi produttori. L’aumento è stato mitigato dalla continua debolezza della valuta brasiliana e dal recente calo dei prezzi del petrolio greggio, che influisce sulla domanda di canna da zucchero per la produzione di etanolo.

Lattiero-caseari

L’indice è salito dello 0,9%, sostenuto dalla forte domanda d’importazioni di burro, formaggio e latte scremato in polvere e ha raggiunto 200,6 punti.

 

Foto: Pixabay

redazione