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Fao, dal 2000 +68% per Pil agricolo globale. Un terzo della produzione sono cereali

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Da inizio millennio la produzione agricola ha conosciuto una crescita rilevante, aumentando il suo contributo al prodotto interno lordo mondiale. Ma più della produzione è aumentato il commercio globale: il suo volume è quasi quadruplicato. La tendenza dei principali indicatori economici del settore primario è stata rilevata dalla Fao che ha pubblicato il suo ultimo Annuario statistico. Una sintesi degli elementi più importanti dell’agroalimentare mondiale, dalle materie prime alla sicurezza alimentare all’impatto ambientale con riferimento al periodo 2000-2018.

In questi diciotto anni il contributo in termini di valore aggiunto dell’agricoltura al Pil mondiale è salito del 68%. Tuttavia la sua quota del Pil resta stabile intorno al 4%. Se l’Asia la fa da padrone con il 63% del valore aggiunto complessivo nel 2018, l’Africa ha conosciuto invece la crescita maggiore raddoppiando il suo valore in questo ventennio scarso. Tuttavia il numero dei lavoratori in agricoltura è diminuito dal 40% al 27% del totale della forza lavoro, in particolar modo in Europa dove è impiegato solo il 5,3% dei lavoratori.

Produzione

L’output delle colture primarie ha raggiunto i 9,2 miliardi di tonnellate nel 2018, circa il 50% in più rispetto al 2000. Dietro questo andamento l’incremento dell’utilizzo di alcuni fattori (risorse irrigue, pesticidi e fertilizzanti), un miglioramento delle pratiche agricole e l’impiego di colture ad alto rendimento. Sono aumentati anche gli ettari coltivabili (+75 milioni tra 2000 e 2017). 

La categoria che ha fatto registrare la crescita più elevata è stata quella dei semi oleosi, pari all’88%. La metà dell’intera produzione agricola è costituita invece da sole quattro materie prime: canna da zucchero, mais, grano e riso. Di queste i maggiori produttori rappresentano una consistente quota della produzione globale: il Brasile per la canna da zucchero, la Cina per il riso, gli Usa per il mais (e la soia). Anche sul fronte della trasformazione ci sono sempre pochi Paesi che controllano una parte consistente di quel mercato, ad esempio per l’olio di soia sono la Cina, gli Usa e il Brasile: è loro oltre il 60% della produzione. Addirittura sfiora il 90% la quota di olio di palma prodotto da Indonesia, Malesia e Thailandia.

Un terzo della produzione di beni agricoli primari sono cereali, una proporzione pressoché invariata dal 2000. Nel 2001 c’è stato il sorpasso tra riso e mais, in terza posizione il grano. Anche in questo caso pochi Paesi controllano una larga parte della produzione: il 60% per il mais è nelle mani di Usa, Cina e Brasile; India, Cina e Russia controllano più del 40% dell’output di grano mentre per la soia si arriva all’80% solo contando Usa, Brasile e Cina. 

Commercio

Se la produzione è cresciuta, il commercio globale lo ha fatto ancora di più. Il suo valore è quasi quadruplicato. Per quantità il tipo di alimento più commercializzato sono i cereali: Europa e America del Nord e del Sud sono i principali esportatori mentre l’Asia è il primo mercato di destinazione. L’export di cereali ha toccato la quota record di 481 milioni di tonnellate nel 2018, +76% sul 2000. Dominano grano, mais e riso, che insieme fanno l’86% dell’export totale (rispettivamente 40%, 36% e 10%). E se riso e grano sono rimasti stabili, per il mais c’è stato un rialzo del 6% tra 2000 e 2017. Spesso produttori ed esportatori coincidono come nel caso del mais (Usa, Brasile e Argentina) mentre per il grano ci sono delle variazioni: i Paesi che esportano di più sono infatti Russia, Canada e Usa (la Cina ha una forte proiezione al mercato interno). 

 

Foto: Pixabay

 

red.