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Fao, le quotazioni dei cereali spingono al rialzo l’Indice dei prezzi delle materie prime

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Continua a crescere l’Indice dei prezzi delle materie prime della Fao. Il valore di settembre ha raggiunto i 97,9 punti in media, in aumento del 2,1% sul mese di agosto e di ben il 5% rispetto allo stesso periodo del 2019. È il quarto incremento consecutivo. Sopra la media le quotazioni dei cereali e degli oli vegetali che hanno portato a questo livello dell’indice, il maggiore da febbraio

Cereali

Indice a 104 punti, con un aumento del 5,1% su base congiunturale e del 13,6% su quella tendenziale. Il commercio piuttosto dinamico del frumento, legato alle preoccupazioni per le previsioni della produzione nell’emisfero sud e anche per il clima secco che sta compromettendo la semina in Europa, ha spinto al rialzo il prezzo del grano. Tendenza rialzista anche per il mais per via del calo previsto della produzione nell’Unione europea e anche per la revisione al ribasso delle scorte finali negli Usa. La domanda cinese di import ha fatto salire i prezzi del sorgo. Su anche quello dell’orzo mentre il riso è in calo. 

Contestualmente agli ultimi dati sui prezzi delle commodities alimentari la Fao ha pubblicato anche il nuovo Bollettino sull’offerta e la domanda dei cereali. Nonostante una limatura, il livello di produzione mondiale totale è superiore del 2,1% rispetto allo scorso anno: sono 2.762 milioni le tonnellate di cereali per il 2020/21, un record. Anche per i cereali secondari è stata rivista al ribasso la produzione (-0,5%) a 1.488 milioni di tonnellate. La parte maggiore del calo è figlia della minore produzione di mais nell’Unione europea, in Russia e Ucraina. Anche negli Stati Uniti è stata ridimensionata la produzione per il maltempo ma a un livello comunque, alla fine, maggiore dell’anno scorso. Per il frumento sono stimate 765 milioni di tonnellate, un primato grazie al clima in Australia ma anche ai buoni rendimenti in Ue e Russia. Per il riso (509,1 milioni di tonnellate) si tratta del miglior dato fornito finora.

Anche per i consumi il dato è in crescita del 2% rispetto all’anno precedente (2.744 milioni di tonnellate). Oltre la metà riguarda i cereali secondari: 1.477 milioni, meno della precedente stima ma sempre sopra l’anno precedente. La revisione al ribasso ha riguardato soprattutto il mais per via del minor consumo in ambito industriale e mangimistico negli Usa e in Ue. I prezzi maggiori del mais hanno reso più competitivo l’orzo come ingrediente dei mangimi. Per il frumento è previsto un consumo di 757 milioni di tonnellate (soprattutto in Cina e India). Molto positivi anche i dati delle scorte (890 milioni di tonnellate, un record) e degli scambi commerciali (448 milioni di tonnellate, + 2,4% rispetto alla scorsa stagione). Potrebbero essere determinanti le previsioni di importazioni di mais in Cina.

Oli vegetali

Con un aumento del 6% è raggiunto il livello massimo da gennaio. In crescita le quotazioni di olio di palma, di girasole e di soia grazie alla stabilità della domanda mondiale. Il valore è di 104,6 punti. Per l’olio di palma si tratta del quarto aumento consecutivo anche grazie ai livelli inferiori di scorte in Malesia e all’andamento della produzione nel Sud-est asiatico nei prossimi mesi. La produzione a ritmi contenuti di pestato di soia in Sud America e la domanda solida di biodiesel negli Usa sono i fattori dietro l’aumento del prezzo dell’olio di soia.

Carne

Il valore ora a 91,6 punti è in calo da gennaio, -0,9% rispetto ad agosto per via dello stop della Cina all’import di carne suina dalla Germania dopo le notifiche di Febbre suina africana tra i cinghiali. Salgono invece le quotazioni della carne avicola grazie alle vendite internazionali e alla limitata disponibilità per l’export in Brasile. Stabili quelli della carne bovina: l’aumento delle quotazioni dei prodotti brasiliani è stata controbilanciata dal declino in Australia, in entrambi i casi riflesso delle rispettive condizioni della domanda di export.

Derivati del latte

102,2 punti a settembre, senza variazioni rispetto al mese precedente e su di 2,5% rispetto a settembre 2019. Moderati aumenti di prezzo per burro, formaggio, latte scremato in polvere bilanciati però dalla riduzione del latte intero in polvere. Gli aumenti del burro sono correlati alla domanda di consegne a breve-termine e alla ridotta trasformazione in Europa, mentre per il formaggio riflettono l’aumento della domanda di import e il maggiore consumo interno in Europa nonostante il calo delle vendite nei servizi di ristorazione.

Zucchero

L’indice è pari a 79, in calo del 2,1% da agosto. È il risultato delle aspettative di una sovrapproduzione per il 2020/21 per una significativa ripresa produttiva in India e un forte aumento in Brasile, il secondo esportatore mondiale. Un contributo al contenimento del prezzo è arrivato anche dalla debolezza della valuta brasiliana rispetto al dollaro statunitense.




Foto: Pixabay

 

red.