Gli obiettivi dell’Unione europea per contenere l’impatto ambientale dell’agricoltura potrebbero ridurre drasticamente la produzione agricola. L’Europa si trasformerebbe allora in un importatore netto di cereali. A lanciare l’allarme è Coceral, l’associazione europea che rappresenta il commercio di cereali e altri prodotti agricoli, dopo aver elaborato una valutazione d’impatto rispetto all’applicazione della nuova strategia Farm to Fork.
Per la prima volta l’Unione europea ha progettato una politica alimentare che propone misure e obiettivi per l’intera filiera, dalla produzione al consumo, passando naturalmente per la distribuzione. Ne è espressione la strategia Farm to Fork (F2F) ovvero il piano decennale messo a punto dalla Commissione europea per guidare la transizione verso un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente.
L’agricoltura è responsabile del 10% delle emissioni di gas serra dell’UE. Proprio per ridurne l’impatto negativo sull’ambiente, la nuova strategia europea ha stabilito obiettivi, ritenuti ambiziosi, da raggiungere entro il 2030. Secondo la Commissione, l’Europa dovrà aumentare la produzione biologica al 25% dei terreni agricoli, rispetto all’attuale 8%, e tagliare l’uso di pesticidi del 50%. Ogni Stato membro dovrà seguire la strategia Farm to Fork adottando norme a livello nazionale che consentano di contribuire a raggiungere gli obiettivi stabiliti. A sostegno della conversione richiesta, i Paesi UE godranno di eventuali misure aggiuntive nel corso dell’implementazione della strategia.
Tuttavia, gli obiettivi europei sono stati definiti irrealistici dai rappresentanti dell’agricoltura, facendo eco alle divisioni sugli standard ambientali che hanno ostacolato i negoziati sul prossimo programma pluriennale di sovvenzioni agricole dell’Unione europea.
La valutazione presentata da Coceral non è di natura accademica, né si basa su una modellizzazione eccessivamente complessa. Si tratta piuttosto di una valutazione empirica elaborata da analisti e operatori economici di una dozzina di aziende e associazioni nazionali, membri di Coceral, che hanno esaminato come si potrebbe trasformare la produzione agricola dell’UE a seguito delle disposizioni della strategia Farm to Fork. Durante la presentazione online dell’indagine le parti interessate hanno fatto emergere quelle che vengono considerate delle “conseguenze indesiderate”.
Gli obiettivi ecologici proposti potrebbero ridurre la produzione dell’UE di grano tenero, la principale coltura cerealicola dell’Unione, a circa 109 milioni di tonnellate nel 2030 dai 128 milioni previsti quest’anno, ha affermato Coceral citando uno scenario intermedio nella sua analisi. L’UE è un importante esportatore di grano, il che la rende per la maggior parte degli anni un importatore netto di cereali nonostante la sua dipendenza dal mais importato.
“Pertanto non saremo più uno dei grandi esportatori ma forse uno dei grandi importatori”, ha riferito Oliver Balkhausen, membro del consiglio di Coceral e responsabile della ricerca presso Archer Daniels Midland, nel corso della presentazione. Gli obiettivi ambientali potrebbero anche aumentare la dipendenza dell’UE dalle importazioni di semi oleosi tagliando la coltivazione di colza, portando potenzialmente il blocco di Paesi a importare più di 10 milioni di tonnellate di colza all’anno rispetto ai circa 6 milioni attuali, secondo Coceral. Sempre con riferimento al 2030, nonostante un leggero aumento nella produzione di soia, dai 3,5 milioni di tonnellate a 3,6 milioni nello scenario a basso impatto, 3,7 milioni in quelli intermedio e alto, e 3,9 milioni in quello a impatto estremo, la produzione totale di semi oleosi nell’Unione europea diminuirebbe in tutte e quattro le ipotesi. Dai 29,6 milioni di tonnellate del 2021 – ha sottolineato Coceral – nel 2030 si passerebbe infatti a 27,2 milioni di tonnellate di semi oleosi nel primo scenario, a 24,9 nel secondo, a 22,8 nel terzo fino al minimo di 19,3 milioni nel quarto. Nello scenario base, invece, la tendenza sarebbe leggermente rialzista, arrivando a superare di poco i 30 milioni di tonnellate. Sarebbe condizionata, inoltre, tanto la produzione di colza quanto quella di semi di girasole. Per il primo prodotto, nello scenario a impatto estremo, l’output verrebbe addirittura dimezzato passando da 16 a 7,6 milioni di tonnellate. Più contenute invece le perdite per i semi di girasole.
Non è il primo avvertimento arrivato in Europa riguardo ai possibili effetti negativi della strategia Farm to Fork per l’economia del Vecchio continente. Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha previsto in uno studio, realizzato alla fine dello scorso anno, che la produzione agricola dell’UE sarebbe diminuita e i prezzi sarebbero aumentati a causa degli obiettivi verdi. Questa prospettiva è stata a sua volta criticata come troppo pessimistica in un documento dell’Istituto di agronomia francese-Inrae, che ha affermato che è necessario tener conto del cambiamento delle pratiche agricole e delle tendenze dei consumatori. Coceral ha concluso che i rischi di destabilizzare i mercati agricoli e spostare i problemi ambientali in altre parti del mondo hanno mostrato che l’UE aveva bisogno di una valutazione d’impatto dettagliata dei suoi obiettivi ecologici.
di Anna Roma
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