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Farm to Fork, la via per la sostenibilità nel settore agricolo europeo

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La pandemia di CoVid-19 ne ha ritardato la presentazione ma ha reso ancora più evidente, secondo la Commissione europea, la necessità di dar vita a un sistema alimentare “solido e resiliente”. Il 20 maggio scorso l’organo esecutivo dell’Ue ha reso nota la strategia Farm to Fork, uno dei pilastri del nuovo Patto per il clima (New Green Deal) che punta alla neutralità climatica in Europa a partire dal 2050. Un obiettivo ambizioso al quale dovrà contribuire anche il settore agroalimentare. Sostenibilità è la parola d’ordine, una condizione che già caratterizza l’attività di molti agricoltori, pescatori e piscicoltori, trasformatori, produttori di materie prime ma che dovrebbe diventare il marchio di fabbrica della filiera.

Da un sistema alimentare sostenibile possono derivare benefici non solo ambientali ma anche sociali, sanitari ed economici, rendendo più competitivo l’agroalimentare europeo a livello globale. E inoltre, nelle intenzioni della Commissione, Farm to Fork (ovvero Dal produttore al consumatore) è anche un’opportunità per migliorare gli stili di vita mediante l’adozione di regimi alimentari salutari. Tutti devono avere accesso ad alimenti sostenibili, nutrienti, in quantità sufficienti, prodotti nel rispetto di elevati standard di sicurezza e qualità e della salute di piante e animali.

Farm to Fork punta ad annullare l’impatto ambientale della produzione agricola e alimentare incentivando un tipo di attività sostenibile che non impatti negativamente il suolo, l’acqua, l’aria e che non pregiudichi la salute del regno vegetale e il benessere degli animali. Per attuare questa transizione verso un sistema alimentare sostenibile si dovrà ridurre la dipendenza da pesticidi e antimicrobici e l’uso di fertilizzanti, potenziare l’agricoltura biologica, migliorare il benessere degli animali e la protezione della biodiversità. Questa transizione avrà anche il sostegno della nuova Pac, incentrata sul Patto per il clima, per aiutare gli agricoltori a migliorare le loro prestazioni ambientali.

Un contributo può arrivare anche dall’uso delle nuove biotecnologie, un fronte su cui Farm to Fork compie un passo in avanti atteso da molti dopo la dibattuta sentenza della Corte di Giustizia europea sulle Nbt del 2018. La Commissione ricorda infatti l’utilità delle nuove tecniche per la riduzione della dipendenza dai pesticidi e il potenziale miglioramento della sostenibilità lungo la filiera alimentare, un tema su cui sta effettuando uno studio.

La mangimistica è un esempio virtuoso di economia circolare 

Alcuni degli strumenti di cui si servirà la Commissione per regolare il passaggio a un’agricoltura più verde sono già disponibili, come i fondi di coesione oppure il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale. In altri casi saranno invece definiti degli interventi legislativi specifici. Ed è qui che si giocherà la partita, come diverse organizzazioni hanno sottolineato. Nel documento della Commissione si rinvia all’opportunità di procedere con le valutazioni di impatto “basate su consultazioni pubbliche, sulle previsioni degli effetti ambientali, sociali ed economici e su analisi che evidenziano le ripercussioni per le piccole e medie imprese”. Tuttavia l’opportunità di un’attenta disamina delle decisioni che il legislatore europeo dovrà prendere è stata ribadita da più parti, ad esempio da Fefac. La Federazione tra i Produttori europei di mangimi ha parlato anche di obiettivi contrastanti e del potenziale effetto avverso che deriverebbe da alcuni orientamenti della strategia sulla capacità produttiva del sistema alimentare.

Rimanendo in ambito zootecnico, la Commissione indica la strada per favorire la transizione verso allevamenti a minore impatto ambientale. Additivi per mangimi sostenibili e innovativi, un minore impiego di materie prime per mangimi “critiche” come la soia coltivata a danno di suolo e foreste, più proteine vegetali coltivate nel mercato interno e alternative come le alghe o i co-prodotti della bioeconomia. Proprio su questo punto la mangimistica europea può segnare la strada verso la sostenibilità, forte della sua familiarità con l’economia circolare grazie al recupero di prodotti non più edibili per l’uomo ma che diventano fonte di nutrizione per gli animali. 

Un altro aspetto della strategia che ha sollevato critiche è il riferimento agli stili di vita sani e sostenibili. Convinta della necessità di favorire l’adozione di regimi alimentari salutari con cui prevenire l’obesità, con ingente risparmio di costi per la sanità dei Paesi europei, la Commissione vuol mettere i consumatori nelle condizioni di compiere delle scelte consapevoli. La proposta in questo senso è quella di un nuovo sistema di etichettatura nutrizionale sul fronte pacco “obbligatoria e armonizzata”.

Un’iniziativa del genere – è il timore di molti – potrebbe aprire le porte a modalità di etichettature sul modello del Nutri-Score francese, con una scala di colori che indicano la maggiore o minore salubrità di un prodotto in base al contenuto nutrizionale. L’intera questione ha sollevato le perplessità di diverse organizzazioni tra cui Federalimentare, Assica e Coldiretti.

Foto:Pixabay

Vito Miraglia