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Fieragricola-Nomisma, bene Italia su sicurezza alimentare e riduzione di sprechi

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In una fase storica in cui la difesa dell’ambiente si è imposta nell’agenda europea con la definizione del Green Deal, l’Italia fa segnare buoni risultati sul fronte della riduzione degli sprechi, della chimica e della sicurezza alimentare. Nella Penisola, ad esempio, è stato registrato il numero più basso di alimenti contaminati di tutta Europa. Tuttavia il Paese paga ancora delle carenze strutturali come la gestione delle acque e l’erosione del suolo. 

L’agricoltura italiana dalle tinte green è stata svelata da uno studio dell’Osservatorio Fieragricola-Nomisma in occasione della presentazione della rassegna di Veronafiere a partire dal prossimo 29 gennaio. “Il trust verde della nuova agricoltura rappresenta uno degli assi portanti in grado di contribuire in modo decisivo alla transizione verso le emissioni zero della rivoluzione economica che ci apprestiamo ad affrontare. Un passaggio epocale, nel quale Fieragricola sarà ancora una volta monitor e interprete”, ricorda il direttore generale di Veronafiere Giovanni Mantovani.

Meno emissioni

In un sistema produttivo tra luci e ombre – Italia in testa per valore aggiunto e al secondo posto per produzione, ma reddito delle imprese in calo dell’1% – l’agricoltura si mostra avanzata su temi chiave. Lo studio di Fieragricola-Nomisma evidenzia l’alto livello di sicurezza e salubrità degli alimenti. Seconodo l’Efsa, l’Autorità per la sicurezza alimentare, in Italia c’è la maggiore percentuale di prodotti assolutamente privi di residui, più di Spagna, Francia e Germania. 

Bene anche la lotta allo spreco alimentare: i rifiuti pro-capite sono pari a 126 kg annui, un valore inferiore del 16% rispetto alla media europea e in calo negli ultimi dieci anni. Sui campi l’Italia detiene il record in Ue di superficie e incidenza bio per seminativi e colture permanenti: 1,5 milioni di ettari, ancora una volta davanti a Francia, Spagna e Germania.

Aria più pulita con la riduzione delle emissioni di gas serra (-12,3% negli ultimi vent’anni secondo Eurostat, da cui deriva il 7% delle emissioni contro il 10% della media europea). Più rispetto per l’ambiente anche grazie alla riduzione dell’uso di agrofarmaci e fertilizzanti nell’ultimo decennio: per gli insetticidi si è passati da 1,2 a 0,6 kg di principi attivi a ettaro, -30% per i fungicidi, -20% per gli erbicidi, -25% per l’azoto, -36% per l’anidride fosforica, -50% per l’ossido di potassio. 

Nelle prime posizioni anche per la tutela della biodiversità e delle aree boschive. L’Italia è stabile nella top 5 in Ue.

Cresce il consumo del suolo 

Le criticità riguardano invece la gestione dell’acqua. Nel rapporto prelievi/risorse idriche – in cui l’agricoltura incide per metà del proprio utilizzo complessivo – l’Italia è in utlima posizione. C’è ancora molto da fare riguardo ai sistemi intelligenti di gestione (come l’irrigazione di precisione) e ai consumi di energia da fonti rinnovabili (solo il 2% di quelli totali). 

Infine l’erosione del suolo. Il suo consumo è cresciuto del 50% negli ultimi anni così come l’erosione da acqua che vede l’Italia in cima alla classifica europea per i danni inferti al territorio (in media un’erosione di quasi 9 tonnellate di suolo per ettaro; 4 in Spagna e 2 in Francia).  

In ogni caso la ricerca mostra gli sforzi del settore relativi alla sostenibilità. L’operato degli agricoltori italiani è “fondamentale per la tutela dei nostri territori, soprattutto a fronte delle calamità prodotte dai cambiamenti climatici. Una sostenibilità ambientale che però non può essere scollegata da quella economica”, aggiunge il responsabile agroalimentare di Nomisma e curatore dello studio, Denis Pantini.

 

Foto: Pixabay

redazione