L’agricoltura e la zootecnia al centro della sfida del cambiamento climatico. A Cremona, nell’ambito dell’ultima edizione delle Fiere Zootecniche Internazionali, si è discusso del ruolo del comparto tra nutrizione, sostenibilità e modelli produttivi. La kermesse è stata anche l’occasione per fare il punto sul Green Deal europeo e il suo impatto sull’industria agroalimentare.
Del resto, tutti i 27 Stati membri hanno assunto l’impegno di fare dell’UE il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050. Per raggiungere questo traguardo si sono impegnati a ridurre le emissioni di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990. Al momento, la riduzione sempre rispetto al 1990 è del 20%.
L’analisi di Confagricoltura
“Il diritto dell’accesso al cibo deve essere garantito a tutti e fenomeni finanziari o speculativi che possono incidere sull’andamento delle materie prime agricole sono assurdi”, ha detto Massimiliano Giansanti, Presidente nazionale Confagricoltura. “La popolazione mondiale e il reddito medio pro capite nei prossimi anni aumenteranno e qualcuno dovrà introdurre più cibo. Ci viene chiesto di accompagnare questa crescita economica e demografica cercando di preservare le risorse naturali e cercando di far costare il meno possibile il cibo. Per farlo bisogna utilizzare tutte le leve che hanno sempre governato il commercio dei prodotti dell’agricoltura”.
“Nel mondo sono 570milioni gli agricoltori, di cui 500milioni vivono di sussistenza, e 70milioni gli agricoltori professionali, e devono essere sempre più professionalizzati. In Italia registriamo 1 milione di percettori di contributi europei, e di questi 260 mila fatturano da 0 euro a oltre 500milioni, e i restanti 750mila non sono solo agricoltori. Il restante sono risorse economiche che vengono sottratte all’attività di impresa. In 50 anni di storia agricola e politica non stiamo facendo progetti di strategia e gli agricoltori non vincono la sfida, perché la redditività e scarsa”.
“In 20 giorni siamo chiamati a definire la strategia attraverso la costruzione del progetto strategico nazionale. Per dividere 50miliardi di euro nei prossimi 5 anni andando a definire quelle che sono le priorità in una discussione che vede coinvolte le parti agricole, le regioni, gli ambientalisti e i sindacati dei lavoratori dove ognuno protegge il proprio ambito di spesa e gli unici che continuano a pagare il prezzo di questa inefficienza sono gli agricoltori e di conseguenza i consumatori ”.
Gli interventi dalle associazioni di categoria
“Venivo in fiera quando ero studente, tornarci oggi da relatore è emozionante”, commenta Piercristiano Brazzale, presidente della Federazione Internazionale del Latte (FIL-IDF). “Noi rappresentiamo l’80% del latte mondiale e siamo riconosciuti da tutti gli enti istituzionali internazionali, OMS, FAO, ONU. Anche a Cop26 abbiamo portato il nostro contributo evidenziando la necessità di garantire la continuità della sostenibilità nei processi. In particolare, assicurare l’accesso ad alimentari sani e nutrienti, spostarsi su modelli di consumo sostenibili, promuovere sistemi di produzione rispettosi della natura, garantire la sostenibilità della produzione, costruire sistemi per rendere resistenti agli shock i sistemi di produzione”.
“Il sistema oggi chiede di produrre senza utilizzare fitofarmaci, senza essere impattanti sull’ambiuente mantenendo la cura e il benessere animale a prezzi più bassi”. Ha spiegato Giovanni Daghetta, membro di Giunta nazionale e presidente Cia Lombardia. “È evidente che questa equazione è difficilmente risolvibile e il sistema agricolo, almeno nella logica del consumatore, deve essere ripensato”.
“Un aspetto che merita di essere valorizzato – ha aggiunto Francesco Verrascina, presidente Nazionale Coopagri – è quello della sostenibilità economica, oltre a quella ambientale e sociale. Bisognerebbe pensare ad un prezzo etico che tenga conto anche dei costi di produzione. Mi auguro che il recente accordo sul prezzo del latte possa trovare presto concreta attuazione”.
Curiosità dalla Fiera
Gli allevatori sono tra i principali protagonisti delle Fiere Zootecniche di Cremona. Settanta eventi in calendario, tra questi una mostra zootecnica internazionale con oltre 450 capi iscritti da 75 allevamenti italiani ed esteri. A fianco della mostra, si è svolta anche l’asta internazionale con l’esperto battitore irlandese Glyn Lucas, dove si è registrato il record per la vacca, figlia di Woodcrest King Doc per Jacobs Goldwyn Britttany Ex-96, che ha raggiunto un valore di 5.600 euro.