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Fratelli Borello: storia di un’azienda nata prima dell’Unità d’Italia

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Nata 160 anni fa, porta ancora oggi lo stesso nome con il quale venne fondata: a raccontare la storia dell’azienda «Fratelli Borello», specializzata in nutrizione animale, è Gioachino Borello, rappresentante della quarta generazione e attualmente presidente del Consiglio di amministrazione della ditta di famiglia. Che spiega, con orgoglio, che nel 2012 l’azienda ha festeggiato il 160° anno di attività «e che a distanza di più di un secolo e mezzo abbiamo una società guidata dalla stessa famiglia che la fondò».


Tanti sono gli anni trascorsi da quando a Bra (Cuneo), a metà del 1800, Davide Borello fondò la «Fratelli Borello». L’azienda, a quel tempo, commerciava granaglie e prodotti affini destinati prevalentemente  alla nutrizione degli animali. «Allora – racconta Gioachino Borello – la forza motrice per trasportare le merci sulle brevi distanze erano i cavalli, ed era molto importante che nelle stazioni di posta e nei ricoveri privati ci fossero sempre buon fieno, cereali nutrienti e carrube per rifocillare gli animali».


L’azienda partecipò alla fondazione di Assalzoo – L’attività proseguì poi, sempre mantenendo un’impronta prettamente commerciale, con i due figli del fondatore. Fu negli anni ’30, con l’arrivo della terza generazione, che la «Fratelli Borello» subì una graduale trasformazione, e all’attività commerciale venne affiancata quella industriale: «Quelli furono gli anni in cui si sperimentarono i primi sistemi di alimentazione basati su miscele semplici di cereali».

Fu qualche anno dopo, tra il ’40 e il ’50, che l’azienda di Bra partecipò alla fondazione di Assalzoo, l’Associazione Nazionale che riunisce i produttori di alimenti zootecnici, costituita nel dicembre del 1945. Intorno ai primi anni ’50, superata la sospensione delle attività aziendali dovuta alla Seconda Guerra Mondiale, l’azienda, tralasciando il commercio dei cereali, iniziò – tra le prime in Italia – a produrre a livello industriale mangimi per il bestiame: «Inizialmente le attrezzature erano molto semplici e artigianali – racconta Borello -. Alla fine degli anni ’50, invece, l’azienda venne dotata di un moderno stabilimento di produzione».

 

È la famiglia il pilastro aziendale – Intorno al 1970 l’azienda di Bra conobbe il momento più difficile: «A metà degli anni ’70 venne improvvisamente a mancare mio zio Davide, omonimo del fondatore, che allora dirigeva l’azienda, procurando alcune problematiche nell’assetto societario». Qualche piccolo intoppo che, comunque, non tardò a risolversi: «Dopo quell’evento alla guida della ‘Fratelli Borello’ rimasero mia cugina – figlia del mio zio defunto – con suo marito, e mio padre».

 
La zootecnia piemontese, fino ad allora votata quasi esclusivamente all’allevamento dei bovini da ingrasso e delle vacche da latte, scoprì allora l’allevamento industriale del suino: «Fu così che la nostra azienda seguì questo nuovo indirizzo di attività, specializzandosi anche nella preparazione di mangimi per suini».
L’ultima tappa fondamentale nella storia dell’azienda fu la costruzione, nel 1993, dell’attuale nuovo mangimificio, completamente automatizzato. «Attualmente il 57% della produzione è legato all’allevamento dei suini, il 15% ciascuno è dedicato al settore degli avicoli e delle vacche da latte, mentre la categoria dei bovini da carne si attesta all’11%. La produzione rimanente riguarda gli allevamenti minori: principalmente cavalli, ma anche struzzi, ovi-caprini e conigli».


Il nuovo mangimificio «ha permesso di triplicare il volume di affari in un solo decennio», spiega Gioachino Borello. Ma, nonostante l’importante recente crescita, «quello che ci riserva il futuro è difficile da prevedere. Sono convinto che la zootecnia avrà sempre un ruolo fondamentale per il nostro Paese, ma per riuscire a fare al meglio il nostro mestiere dobbiamo attrezzarci per comprendere gli andamenti dei mercati, che oggi sono volatili al massimo e soggetti a grandi speculazioni».


Le decisioni «collegiali»Per la famiglia Borello l’obiettivo è sempre stato il bene dell’azienda, che oggi può contare su 30 dipendenti. «Le decisioni sono sempre state prese in grande accordo, e non abbiamo mai dovuto far ricorso al voto per optare per una strategia piuttosto che per un’altra – racconta Gioachino Borello -. Tutta la famiglia ha sempre avuto a cuore, prima di tutto, il bene dell’azienda. Il nostro segreto? La conduzione collegiale: non è mai esistito un unico leader. Probabilmente è stato proprio il continuo confronto a permetterci, dopo 160 anni, di avere una società florida guidata dalla stessa famiglia che la fondò».

Miriam Cesta