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G20, la sostenibilità al centro dell’incontro dei ministri dell’Agricoltura

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La risposta alla pandemia, le politiche per rendere il sistema agroalimentare più sostenibile, la lotta agli sprechi di cibo sono stati alcuni dei temi sui quali si sono confrontati i ministri dell’Agricoltura dei Paesi del G20. Ma l’attenzione è già rivolta al 2021, quando l’Italia assumerà per la prima volta la guida del gruppo intergovernativo dei Grandi del Pianeta. In quell’occasione la sostenibilità e la lotta ai cambiamenti climatici potrebbero trovare ampio spazio nell’agenda del G20.

A dicembre ci sarà il passaggio di consegne tra l’Arabia Saudita e l’Italia: ”In vista della riunione del prossimo anno voglio assicurare la piena disponibilità italiana a condividere già dalle prossime settimane le riflessioni sulle priorità ed accogliere i vostri suggerimenti, al fine di individuare risultati che diano concretezza ai nostri impegni politici”, ha detto la ministra delle Politiche agricole alimentari forestali Teresa Bellanova.

Oltre alla presidenza del G20, sempre nel 2021 l’Italia organizzerà, insieme al Regno Unito, anche la conferenza sul clima Cop26 di Glasgow, un’ulteriore occasione per affrontare uno dei principali dossier internazionali.

Investimenti e lotta allo spreco alimentare

Come di consueto i ministri dell’Agricoltura dei venti Paesi riuniti nell’organizzazione si sono incontrati prima del vertice annuale evidenziando gli argomenti su cui verterà il dibattito dei leader. Negli anni passati si è parlato ad esempio di antibiotico-resistenza, di commercio e di alimentazione. Quest’anno il confronto non poteva che partire dalla risposta alla pandemia di CoVid-19, di sviluppo sostenibile e di sicurezza alimentare. A fronte di una popolazione crescente molti Paesi stanno affrontando la sfida della fornitura di cibo dovendo fare i conti con risorse comunque limitate. Pertanto i partecipanti si sono confrontati sulle politiche con cui aumentare la sostenibilità in agricoltura

Una sostenibilità sempre declinata “nelle sue tre dimensioni sociale, ambientale ed economica”, come ha sottolineato Bellanova. “Abbiamo la responsabilità di produrre cibo sano, accessibile e remunerativo per gli agricoltori ma dobbiamo assicurare anche che la produzione di questo cibo avvenga attraverso pratiche e processi che preservano l’ambiente”. 

Sempre nella sua dimensione economica e sociale, un sistema agroalimentare sostenibile non può che essere anche inclusivo: “La sfida è riuscire ad immaginare una strategia politica che consenta a tutti noi di sviluppare nel proprio Paese un sistema agroalimentare che sia sostenibile e coerente con la storia e la cultura del Paese, la geografia del territorio, fornisca la giusta remunerazione a tutti gli attori della filiera e contribuisca allo sviluppo rurale delle aree più marginali”, ha evidenziato la ministra. La strada per delineare un sistema primario che soddisfi questi requisiti è comunque sempre quella definita dall’Agenda 2030 e dagli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

I rappresentanti dei venti governi si sono occupati anche di spreco alimentare, incoraggiando l’adozione di iniziative volte a ridurlo – tra queste quelle supportate dall’impiego degli strumenti tecnologici – di approvvigionamento e squilibri nella filiera agroalimentare. In agenda anche gli investimenti responsabili in agricoltura. Sul punto si è soffermato il direttore generale della Fao, Qu Dongyu, anch’egli tra i partecipanti al meeting. Qu ha invitato i Paesi a impegnarsi di più per la promozione di questo tipo di investimenti e ha lodato l’approvazione della Dichiarazione di Riad per il rafforzamento dell’implementazione degli investimenti responsabili in agricoltura. 

La dichiarazione richiede ai Paesi di adottare strumenti che possano guidare gli investimenti, sia pubblici che privati, in modo tale da poter aumentare la produttività in maniera sostenibile, incrementare i redditi, creare nuove opportunità di lavoro e sostenere la crescita economica.

Foto: Pixabay