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Gallinella: “Necessario aumentare produzioni zootecniche. Da stakeholders progetti da inserire nel Recovery Fund”

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L’onorevole Filippo Gallinella è presidente della commissione Agricoltura della Camera dei Deputati. Nei prossimi mesi il Governo e il Parlamento lavoreranno al piano per il rilancio dell’economia italiana da finanziare con risorse europee. Anche il settore primario avrà voce in capitolo.

Al più tardi entro il 30 aprile 2021 il Governo dovrà presentare il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza da finanziare con il Recovery Fund. Secondo lei quali sono le priorità per il settore agroalimentare?

Le priorità per il settore agroalimentare riguardano sicuramente la creazione di valore aggiunto, oltre che combattere la volatilità dei prezzi e puntare sulla sostenibilità e la difesa dell’identità. È necessario quindi incentivare tutti i processi di trasformazione e valorizzazione dei prodotti, poiché è evidente che vendere le materie prime tali e quali non porta reddito, e ciò è possibile solo mettendo sul piatto investimenti finalizzati a raggiungere l’obiettivo. Combattere la volatilità dei prezzi significa incentivare i contratti di filiera, così che la Grande Distribuzione, che conosce le esigenze di mercato, può indirizzare l’agricoltore, e questo si può fare contrattando direttamente con l’agricoltore, più che comprando le materie “a mercato”. L’agricoltore, dal suo canto, in questo modo sa di produrre con un obiettivo. Questo stabilizzerà la filiera, migliorerà la qualità e distribuirà in maniera più equa prezzo e valore. Poi ovviamente bisogna difendere la nostra identità nel mondo, quindi è importante investire nella comunicazione, sia per i prodotti sia per quanto riguarda l’educazione alimentare, che può essere ancora considerata una debolezza del sistema agroalimentare mondiale, ricordando che la Dieta mediterranea è patrimonio dell’umanità. E da ultimo occorre lavorare sulla sostenibilità perché oggi il consumatore, oltre all’origine, vuole conoscere altro sul prodotto, in particolare quanto esso incida realmente sull’ambiente e sulla società. Quindi è necessario che lo Stato introduca dei sistemi univoci di valutazione della sostenibilità.

Quale sarà il contributo del Parlamento alla definizione di questo piano?

Dopo che il CIAE (Comitato Interministeriale per gli Affari Europei) avrà terminato di valutare i progetti, pervenuti da ministeri e stakeholders, che rientrano nei parametri di fattibilità del Recovery Fund, il Parlamento sarà chiamato a giudicarli. Quest’ultimo per ora si è espresso sulle linee guida e resta in attesa del rinvio dei progetti scelti, al fine di dare un giudizio sugli stessi, poiché sarà la politica a decidere quali saranno peculiari. Le risorse non sono infinite, si dovranno scegliere i migliori.

In un recente incontro a Roma con alcuni rappresentanti del settore agroalimentare ha indicato come necessario un Piano strategico per la Zootecnia. In che modo il comparto potrà beneficiare dalle risorse del Recovery Fund?

L’Italia necessita di un Piano per la Zootecnia. È inutile negarlo, la nostra nazione è deficitaria di prodotti zootecnici, eccezion fatta per pollo e uova. Abbiamo fabbisogno di suino, bovino, siamo carenti di latte, così come di altre produzioni. Quindi è necessario aumentare le produzioni, recuperando ad esempio terreni marginali, vivendo meglio le montagne, le colline, poiché la presenza dell’uomo permette la lotta al dissesto idrogeologico, crea presidio del territorio e occupazione. Per fare tutto questo è necessario un piano di riconversione che deve venire dal comparto, a partire da una gestione della logistica migliore e, magari, dotare tutte le stalle di tetti fotovoltaici, oltre a convertire gli impianti a biogas o biometano, anche per la trazione dei mezzi agricoli stessi. Questi sono alcuni dei progetti che potrebbero entrare dentro al Recovery Fund, ma devono venire dagli stakeholders.

Il Recovery Fund favorisce i Piani di Ripresa che possano guidare la transizione verde e digitale. In che modo questo binomio è rilevante per l’agricoltura italiana?

Quelle agricole sono le uniche attività umane che possono avere un impatto positivo sull’ambiente, qualsiasi altra attività reca danni. Oggi ogni azienda agricola si può misurare dal punto di vista dell’impatto ambientale, ci sono vari studi su questo, e quindi è un presidio fondamentale per la transizione verde delle aziende: chiaramente bisogna mettere le stesse nella condizione di trasformarsi. Ho parlato prima di alcuni esempi, la sostituzione dei tetti in amianto con i fotovoltaici, gestire la logistica diversamente, valorizzare i sottoprodotti, anche ai fini energetici. Poi c’è tutto il tema del digitale. Purtroppo ci sono ancora tante aziende che non hanno una linea veloce: per fare un’agricoltura 4.0 c’è bisogno di una connessione potente. Su questo c’è ancora molto da fare, e auspico che ciò sia uno degli investimenti principi dei fondi che utilizzeremo del Recovery Fund.

Un suo emendamento al ‘decreto rilancio’ ha introdotto un Sistema di qualità nazionale per il benessere animale. Quale potrà essere il suo contributo alla valorizzazione della zootecnia italiana (allevamento, mangimistica, industria di trasformazione e Dop economy)?

La sostenibilità è il futuro delle produzioni, sia perché è un obiettivo dell’Agenda 2030, sia perché il consumatore oggi vuole sapere esattamente cosa mangia e quanto quel prodotto sia “costato” in termini di risorse ambientali e sociali, oltre che economiche. Avere quindi un “logo” di Stato che certifichi la sostenibilità è indubbiamente un obiettivo politico perché, una volta definita l’asticella, noi dovremmo lavorare affinché più aziende agricole possano dotarsi di questo “logo”. Solo così l’Italia potrà dire di aver puntato sulla sostenibilità delle proprie produzioni, su parametri di benessere e alimentazione, su sicurezza dell’allevamento e sull’uso corretto del farmaco. Tutti aspetti già disciplinati da una misura volontaria che troviamo all’interno di un sistema denominato “Classy Farm”.

Salvatore Patriarca