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Giornata del Mais 2024: mais protagonista dell’agricoltura rigenerativa

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di Sabrina Locatelli*, Carlotta Balconi, Chiara Lanzanova, Daniela Pacifico e Nicola Pecchioni

CREA Centro di ricerca Cerealicoltura e Colture Industriali, Bergamo.

*e-mail: sabrina.locatelli@crea.gov.it

“L’agricoltura rigenerativa pone una rinnovata attenzione al suolo, alla sua sostanza organica, alla fertilità dei terreni e dei sistemi seminativi. Occorre più ricerca in tal senso: è determinante, soprattutto nei momenti di crisi, se si vuole puntare a una crescita nel medio periodo. Non basta il supporto alla coltivazione e alle filiere” – afferma Nicola Pecchioni, direttore del CREA Cerealicoltura e Colture Industriali, in occasione della Giornata del Mais 2024, organizzata dalla sede CREA di Bergamo e svoltasi al Kilometro Rosso di Bergamo.

Non si arresta la tendenza di questi ultimi anni. Il comparto maidicolo, ancora in grande difficoltà, ha registrato solo nel 2022 nella zona di Bergamo un calo della produzione vicino al 25%. Tensioni internazionali e cambiamenti climatici sembrerebbero i principali attori di un trend negativo che potrebbe però trovare un’inversione di rotta grazie ad un possibile rilancio del mais come coltura chiave dell’agricoltura rigenerativa.

La campagna maidicola 2023 conferma lo stato di sofferenza del comparto

Nonostante il buon andamento delle rese, pari in media a circa 10,6 t/ha, la campagna maidicola 2023 registra, per la prima volta negli ultimi 160 anni, una superficie coltivata che si aggira sotto la soglia dei 500mila ettari. La produzione raccolta, sia pure risalita da 4,7 a 5,3 milioni di tonnellate, rimane quindi largamente insufficiente e inferiore al 45% del fabbisogno nazionale, mentre il costo complessivo del prodotto importato nel 2023/24, sia pure in calo, dovrebbe aggirarsi intorno a 1,7 miliardi di euro. Ad aprire la prima sessione dei lavori, moderata da Salvatore Roberto Pilu (UNIMI), il quadro di riferimento economico del maisa cura diDario Frisio (UNIMI) che descrive il difficile quadro di riferimento economico per il 2024: le prospettive sono infatti improntate verso un ulteriore calo delle superfici, pari al 6% secondo l’indagine preliminare Istat sulle intenzioni di semina e con punte superiori al 12% nel Nord Est del Paese.

Le organizzazioni di settore cosa si aspettano dalla ricerca per il mais?

Questo il tema della prima Tavola rotonda, moderata da Dario Frisio, alla quale hanno partecipato Carmine Genovese (Masaf), Gian Michele Passarini (CIA – Agricoltori Italiani), Ermes Sagula (Coldiretti), Phil Thurn Valsassina (Confagricoltura), Alessandra Oldoni (Copagri), Daniele Castagnaviz (Confcooperative Fedagripesca), Giulio Gavino Usai (Assalzoo), Gianfranco Pizzolato (Aires).Dopo le prime rassicurazioni del ministero circa l’imminente approvazione del rinnovo del Tavolo tecnico del mais e i 500 mila euro di fondi che andranno a finanziare la rete per il monitoraggio delle micotossine e la rete di confronto varietale cereali (mais, frumento tenero e duro, orzo) per i prossimi due anni, le organizzazioni di categoria riunite allo stesso tavolo chiedono di più: un piano nazionale che riporti l’agricoltura al centro dell’attenzione e che attui l’innovazione portata avanti dal mondo della ricerca. Nello scenario attuale, Coldiretti evidenzia come sia importante portare avanti la normazione internazionale per l’approvazione di un quadro normativo che consenta di attuare le TEA per riprendere e modulare la genetica del mais per rispondere alla domanda di innovazione e tecnologica che arriva dal comparto per riuscire a compensare gli alti costi di produzione. La discesa dell’interesse per la coltura del mais su terreni meno vocati viene confermata da Confagricoltura: il costo della coltura è stato tale che le aziende si sono allontanate incidendo su tutta la filiera che sta dietro al mais. Cosa fare? Ancora una volta la risposta è di puntare sulla ricerca e sull’innovazione per tornare a essere di nuovo competitivi.

Perché il mais può trovare una nuova collocazione nell’ottica di un’agricoltura rigenerativa

L’agricoltura rigenerativa nasce dalla necessità di un sistema agricolo più sostenibile da un punto di vista sia ambientale (controllo dell’emissione dei gas serra) sia economico (approvvigionamenti delle materie prime agricole). Si tratta un’agricoltura integrata e aggiornata con l’approccio olistico dell’agricoltura biologica, senza limiti all’adozione di innovazioni tecnologiche nella nutrizione, nella difesa e nel miglioramento genetico, che incorpora gli obiettivi della carbon farming e una visione più vicina al mercato e ai consumatori. “Il mais può giocare delle carte importanti nel tema dell’agricoltura rigenerativa”, afferma Amedeo Reyneri (UNITO) che, durante il suo intervento, spiega come il mais potrebbe rappresentare la coltura chiave per sostenere il bilancio carbonico delle aziende agricole della Pianura Padana per i seguenti motivi:

  • per la capacità produttiva superiore a quella di tutti gli altri diffusi seminativi nazionali. Esprimendo i dati in s.o. (t/ha) alla maturazione: mais 22:27; frumento 11:18; soia 5:9; girasole 7:10 t/ha;
  • per la capacità di lasciare residui colturali dopo la raccolta e di incorporarli nel terreno in s.o. (t/ha): mais granella 11:18; frumento 4:9 (con interramento paglie), 1:3 (con asporto paglie); soia 4:7; girasole 4:9;
  • per la capacità di sequestro di gas serra (t/ha CO2 eq.): mais granella 3.0:4.3; frumento 1.1:1.4; soia 0.9:1.2; girasole 0.8:1.2

Editing genomico in mais nel solco di un’agricoltura rigenerativa

“L’agricoltura ha bisogno di selezione varietale”, afferma Serena Varotto (UNIPD) che interviene illustrando i passaggi attraverso i quali, combinando le conoscenze genetiche e genomiche con le strategie di editing, sarà possibile costituire in tempi più veloci varietà di mais che rispondano alle esigenze di un’agricoltura più sostenibile, e che possano anche essere impiegate anche in approcci di agricoltura rigenerativa. Lo sviluppo e l’applicazione delle nuove tecnologie di editing del genoma consentono infatti molteplici interventi nelle procedure di miglioramento genetico in mais.

Sperimentazione CREA 2023

La seconda sessione del Convegno, moderata da Massimo Blandino (UNITO), è stata introdotta dall’intervento sulle reti nazionali di confronto varietale di granella e trinciato a cura di Gianfranco Mazzinelli (CREA) che nel complesso riporta una buona annata per il mais: anche se il mese di marzo è risultato molto siccitoso con le conseguenti preoccupazioni per l’avvio delle semine e per il rischio di riserve idriche ridotte al minimo, la situazione è poi cambiata con precipitazioni diffuse e abbondanti che hanno assicurato un ottimale sviluppo sia in fase vegetativa che riproduttiva, con conseguenti ottimi livelli di resa finale. Anche quest’anno il mese di luglio ha determinato quello che è il successo dell’annata del mais. Correlando infatti l’andamento termo-pluviometrico del mese con le rese del mais nelle prove a Bergamo nel periodo 2001- 2023, è emersa una correlazione positiva tra l’aumento delle precipitazioni nel mese di luglio e le rese mentre, al contrario, si evidenzia una correlazione negativa con la temperatura, il cui aumento porta ad un calo generalizzato della resa. Nel 2023 il confronto varietale condotto dalle reti nazionali ha riguardato 48 ibridi medio tardivi da granella, 28 ibridi precoci sempre da granella e 23 ibridi tardivi per trinciato integrale, appartenenti a 13 società sementiere che operano sul mercato italiano. Come detto, le rese sono state molto buone, superiori del 8% per i tardivi e del 20% per i precoci rispetto al 2022.

A seguire Sabrina Locatelli (CREA) ha fornito una panoramica della situazione fitosanitaria del mais mediante il monitoraggio micotossine della campagna 2023 della Rete Qualità Mais coordinata dal CREA di Bergamo. I risultati hanno evidenziato che il 7% dei campioni analizzati presenta un contenuto in aflatossine superiore ai 20 µg/kg (Regolamento EU 574/2011), un dato estremamente inferiore a quanto rilevato per la campagna maidicola 2022 nella quale il 26% dei campioni erano al di sopra di tale valore. Lo sviluppo di resistenze e/o tolleranze agli stress passa necessariamente attraverso il miglioramento genetico e la scelta delle varietà più idonee a tali scopi. Ciò è reso possibile anche grazie al lavoro della Rete Nazionale di confronto varietale, che annualmente fornisce informazioni utili sulla base dei dati ottenuti puntualmente e in maniera accurata per supportare questa scelta. Infine Anna Pia Maria Giulini (CREA)ha presentato i dati delle prove d’iscrizione registro di nuove varietà di mais 2023. Inoltre ha illustrato le principali novità in discussione nell’ambito della proposta di una nuova normativa europea sulle sementi. L’intervento si è concluso con un aggiornamento sulle principali tematiche di ricerca sul mais in corso presso il Centro di ricerca Difesa e Certificazione.

I desiderata del mondo degli imprenditori e le risposte dal mondo della Ricerca

Il Convegno si è chiuso con una seconda Tavola rotonda sui temi della giornata con rappresentanti della ricerca e dei maiscoltori, moderata da Barbara Righini (Agronotizie), con la partecipazione di: Daniele Villa (Agricola 2000), Cesare Soldi (AMI), Giovanni Cabassi (CREA), Silvio Salvi (UNIBO), Giovanni Savoini (UNIMI), Giuseppe Carli (Assosementi).

Cesare Soldi evidenzia come i cinque principali desiderata dei maiscoltori siano: la lotta alle aflatossine, la lotta alla piralide, l’aumento delle rese, la resistenza alla siccità e l’ottimizzazione della nutrizione nella fase vegetativa. “Per alcuni di questi punti la risposta è: siamo soli”, interviene Silvio Salvi. Il problema della piralide è un problema degli ambienti mediterranei dove il mais Bt è vietato. Possono esserci delle soluzioni in Europa che non siano il mais Bt? A quanto pare, no. Non a breve termine per lo meno. Con il miglioramento genetico tradizionale si può invece intervenire contro l’Aspergillus e quindi contro le aflatossine. Le altre emergenze riguardano invece l’intero pianeta. Dobbiamo usare meno fertilizzanti perché l’agricoltura sarà una delle attività più impattanti nell’intero pianeta ma l’intervento della ricerca richiede più soldi e più tempo di quello che pensa l’uomo comune, quindi per essere disponibile la ricerca deve essere supportata anche a monte.

In conclusione la Giornata del Mais 2024 ancora una volta fa il punto della situazione su una coltura centrale per il nostro territorio. Ciò che emerge è che il mais ha un urgente bisogno di un intervento mirato. Per affrontare e superare la crisi che da anni sta vivendo il settore maidicolo, la risposta può essere l’agricoltura rigenerativa ma da sola non è abbastanza. Servono investimenti strategici e a lungo termine che vedano una ricerca con finanziamenti stabili e duraturi e che contemplino un cambio di prospettiva che punti sulle tecnologie innovative che aiutino a migliorare la produttività e quindi a invertire la tendenza che vede progressivamente e drasticamente in calo superfici coltivate.

La registrazione della Giornata del Mais 2024 e le presentazioni dei relatori sono disponibili al seguente link: https://www.crea.gov.it/web/cerealicoltura-e-colture-industriali/pubblicazioni-istituzionali-e-schede-tecniche

Ringraziamenti: un ringraziamento ad Andrea Bossi, Helga Cassol, Mirko Carrara, Rossano Clementi, Antonio Sergio Forte, Stefania Mascheroni e Ivan Teli, colleghi di CREA-CI, per aver collaborato attivamente all’organizzazione del convegno.