Chiara Lanzanova, Daniela Pacifico, Helga Cassol, Carlotta Balconi e Nicola Pecchioni – CREA Centro di ricerca Cerealicoltura e Colture Industriali, Bergamo.
e-mail: chiara.lanzanova@crea.gov.it
Il consueto appuntamento annuale organizzato dal CREA Cerealicoltura e Colture Industriali di Bergamo si conferma anche quest’anno l’evento di riferimento per riflettere sulle strategie da mettere in campo per un settore sempre più competitivo e resiliente.
“Siamo profondamente convinti come ricercatori che per ogni sfida sia necessario trovare nella ricerca e nell’innovazione le risposte per superarla. È con questo spirito che affrontiamo la Giornata del Mais 2025, e siamo sicuri che i maiscoltori sapranno raccogliere la sfida del cambiamento climatico, mettendo a frutto ogni soluzione che proviene dal mondo della ricerca pubblica e privata”, afferma il Prof. Nicola Pecchioni, direttore del CREA-Centro di Ricerca Cerealicoltura e Colture Industriali.
La campagna maidicola 2024
Come di consueto la giornata è iniziata con l’intervento del Prof. Dario Frisio (UNIMI) che ci ha fornito un quadro di riferimento economico della situazione mais. Con rese in calo, pari in media a meno di 10 t/ha, la campagna maidicola 2024 ha confermato ancora una volta lo stato di sofferenza del comparto. In lieve calo rispetto al 2023 le superfici hanno fatto segnare il nuovo minimo storico con circa 495mila ettari. La produzione raccolta è ridiscesa da 5,3 a 4,9 milioni di tonnellate, rimanendo quindi largamente insufficiente e inferiore al 45% del fabbisogno nazionale. Il costo complessivo del prodotto importato nel 2023/24 è sceso a 1,5 milioni di euro, -26%, favorito dal calo dei prezzi, -29%, a fronte di un aumento delle quantità importate, arrivate a un nuovo record storico prossimo a 7 milioni di tonnellate, +4%. Secondo l’indagine preliminare Istat sulle intenzioni di semina, le prospettive per il 2025 sono improntate verso una relativa stabilità delle superfici a livello nazionale, con una discreta ripresa nel Nord Est, +9%, dopo anni di calo, cui si contrapporrebbe una significativa riduzione nel Nord Ovest, -13%, dove si attende una forte crescita delle foraggere temporanee, +10%, da attribuire probabilmente ai primi effetti della PAC.
La ricerca è il motore delle innovazioni e dell’adattamento del mais al cambiamento climatico
La giornata è proseguita con la relazione del Prof. Nicola Pecchioni (CREA), che ha presentato gli ultimi risultati della ricerca internazionale ed europea con particolare riferimento ai risultati della ricerca nazionale per il mais, in un’ottica di risposte presenti e future al cambiamento climatico. Risultati di pronto utilizzo e per il medio periodo iniziano dall’evoluzione della gestione di precisione di fertilizzazione e irrigazione, proiettate verso l’automazione e l’utilizzo di modelli di intelligenza artificiale. Proseguono con l’evoluzione dell’architettura dell’apparato radicale negli ibridi di mais negli ultimi decenni di miglioramento genetico, che è diventato sempre più verticale e profondo, ma che grazie a nuove conoscenze genetiche è già possibile selezionare tanto quanto le altre caratteristiche della pianta, e crescerà in efficienza d’uso dell’acqua e dei nutrienti. Apparato radicale e pianta di mais che dovranno poter trarre vantaggio adattativo anche dalle interazioni con micorrize, batteri del suolo ed altre biomolecole che via via saranno introdotte per la gestione e la difesa. La maiscoltura è anche in attesa di toccare con mano i risultati ottenuti e ottenibili dalle Tecniche di Evoluzione Assistita o TEA sia in aumentata resistenza e stabilità produttiva in condizioni di siccità, che in resistenza a patogeni e a insetti. Infine, il Prof. Pecchioni ha descritto le basi genetiche di una mutazione spontanea nota da diversi anni, ma descritta chiaramente nel 2003, nel gene Br2 (“Brachytic 2”), che ha da quel momento consentito la nascita di programmi di miglioramento genetico per ibridi a bassa taglia, che non subissero i cali di produzione di altre mutazioni spontanee per la taglia ridotta conosciute precedentemente.
La gestione del rischio
Oggi più che mai diventa imperativo familiarizzare con i concetti di rischio di frequenza e di sistema. Per gli agricoltori è importante valutare la sostenibilità del mercato assicurativo nell’ambito della gestione dei rischi atmosferici e la possibile complementarietà tra misure assicurative e altre misure di gestione del rischio come riportato dalla presentazione del Dott. Loris Bonato (ITAS). In maiscoltura è necessario per mitigare il rischio: l’adozione di sistemi di gestione attiva del rischio (irrigazione), il rispetto della vocazionalità dei terreni, l’individuazione di varietà meno sensibili al rischio vento, e nel complesso la ricerca varietale.
Gli ibridi a taglia ridotta
All’interno dello scenario di adattamento climatico e innovazione il Prof. Massimo Blandino (UNITO) ha parlato di prove di coltivazione degli ibridi a bassa taglia. Un elemento essenziale per la crescita delle rese può essere rappresentato infatti dagli innovativi ibridi a statura ridotta, di circa il 30% e con internodi accorciati, ed è necessario valutarne l’adattamento alle moderne tecniche di coltivazione. Negli ibridi semi-dwarf la spiga ha un’altezza di 110 cm contro i 150 cm dei convenzionali. Manifestano una maggiore stabilità, che può mitigare i rischi connessi al vento e agli eventi metereologici estremi, e la capacità di essere coltivati a più elevate densità rispetto agli ibridi convenzionali, favorendo un più efficiente utilizzo della radiazione solare. La produttività può quindi aumentare, se ben gestiti, dall’11% al 25% grazie al maggior numero di spighe/m2 ottenibili. I vantaggi produttivi e di efficienza agronomica di questa innovazione genetica, misurati dalle prime sperimentazioni condotte in Italia, dimostrano l’importanza di adeguare correttamente il sistema colturale, con particolare riferimento all’ottimizzazione dei protocolli di fertilizzazione azotata e di gestione delle densità di semina, in funzione delle specificità dei singoli areali. Nella relazione del Prof. Antonio Gallo (Università Cattolica di Piacenza) ibridi a bassa taglia raccolti a differenti stadi di maturazione sono stati valutati per una prova nutrizionale su bovine in lattazione ad alta produzione, che ha visto il confronto tra silomais convenzionale e da ibridi semi-dwarf. L’insilato di trinciato di mais, noto a tutti come silomais, rappresenta, infatti, uno dei principali alimenti per le vacche da latte in Italia e nel mondo. La sperimentazione e l’ottimizzazione dell’uso degli ibridi a taglia ridotta sui sistemi di allevamento bovino con silomais è quindi di cruciale importanza per comprendere l’impatto di tale innovazione.
Prove di confronto varietale
Nella seconda sessione il Dott. Gianfranco Mazzinelli (CREA) ha esposto i risultati delle Reti Nazionali di confronto varietale coordinate dal CREA sugli ibridi di mais da granella e trinciato integrale nell’anno 2024 hanno evidenziato una resa media nelle prove parcellari di 13,2 t/ha, l’8,5% in meno rispetto allo scorso anno. La stagione maidicola 2024 d’altra parte è stata alquanto problematica per l’alternarsi di condizioni meteorologiche di segno opposto, con piogge intense nel periodo della semina, seguite da condizioni di siccità e temperature elevate durante luglio e agosto, e con un abbassamento generalizzato delle temperature, accompagnato ancora da intense e diffuse precipitazioni, all’inizio di settembre, determinando significativi ritardi nelle operazioni di raccolta. Tra gli ibridi da granella più produttivi in classe 500, i più performanti sono risultati i nuovi DM5312 e KWS ALCANTO, insieme ai sempre ben performanti P1096, PORTBOU e MAS 59.K. Tra i 600 incontriamo i nuovi DKC6812 e KWS KALEIDO, seguiti da P1916, IXABEL, ROMULO, MAS 68.K e SY FUERZA. I tardivi di classe 700 che si sono collocati al vertice di classe sono il nuovo ZORAN, P1570 e KWS ELEKTRO, con rese non differenti statisticamente tra loro. L’ibrido più produttivo tra i precocissimi è stato il nuovo LID 3306C, seguito da RGT CEDEXX, P8834 e KWS CAMILLO, SY IMPULSE e KISSMI CS. I migliori risultati tra i 300 sono stati ottenuti dai nuovi P9911 e IZZLI CS, seguiti dal già affermato SY ARNOLD, dall’altra novità ES CALDERON e KWS HYPOLITO. Tra i 400 si sono distinti il nuovo P0551, RGT PAREXX e SOCALIXX, anche lo scorso anno ai vertici di classe, il nuovo MAS 448.G, MEXINI, l’altra novità RGT AXXTRONAUTE. Infine, nelle prove di trinciato, gli ibridi 600 più performanti sono stati i già affermati LG31.621, KWS POSEIDO e ROMULO, seguiti da SY ANTEX e MAS 714.M; tra i 700 ha prevalso il nuovo MAS 765.A, l’ormai affermato e sempre ottimo MAS 78.T, seguiti da P2105 e dai nuovi DKC7023 e KWS ELEKTRO.
In conclusione innovazioni genetiche, adattamento della gestione agronomica dei nuovi ibridi e gestione del rischio: queste, a grandi linee, le strategie emerse dalla giornata del mais 2025 per far fronte allo stato di difficoltà del comparto. La necessità di importare mais in grandi quantità minerà sempre il nostro vantaggio competitivo su prodotti italiani Dop-Igp ed Stg (Specialità tradizionale garantita) destinati anche all’export, a meno che non si mettano in atto fin da subito strategie per aumentare e stabilizzare produzione e sanità del prodotto negli areali vocati per il mais a disposizione nel paese.
La registrazione della Giornata del Mais 2025 e le presentazioni dei relatori saranno a breve disponibili sul sito del CREA.
Ringraziamenti: un ringraziamento ad Andrea Bossi, Mirko Carrara, Rossano Clementi e Stefania Mascheroni, colleghi di CREA-CI, per aver collaborato attivamente all’organizzazione del convegno.