Entro la fine del 2021, il mercato degli alimenti prodotti a partire da materie prime geneticamente modificate (Gm) dovrebbe raggiungere i 130 milioni di tonnellate, crescendo a un Cagr (tasso di crescita annuale composto) del 3,2%. Lo sostiene l’agenzia di consulenza Research Nester in un articolo pubblicato su New food magazine, secondo cui la domanda di cibi Gm – che sono arricchiti da un mix di caratteristiche diverse – è in continua crescita, tanto che in futuro dovrebbe superare la richiesta di piante resistenti agli erbicidi e agli insetti.
Secondo Research Nester, la produzione di colture geneticamente modificate passerà dai 112 milioni di tonnellate del 2015 ai 130 milioni di tonnellate nel 2021. A guidare la crescita dovrebbe essere l’aumento del fabbisogno alimentare della popolazione, che necessita di un incremento della capacità produttiva a fronte di una scarsità di risorse, insieme all’esigenza di ridurre drasticamente l’impiego dei pesticidi per salvaguardare l’ambiente. Inoltre, svolgerà un ruolo importante anche la richiesta di prodotti alimentari nutrienti e che si conservino per lungo tempo. Quest’ultimo fattore dovrebbe permettere al mercato alimentare degli Ogm di espandersi significativamente nei prossimi 7-8 anni.
Nel 2014 il principale mercato degli alimenti geneticamente modificati è stato l’America del Nord. Attualmente negli Stati Uniti l’86% del mais, il 93% della soia e il 90% del cotone sono frutto dell’ingegneria genetica. In Canada, invece, vengono coltivati quattro tipi di colture Gm: mais, soia, canola e barbabietola da zucchero. L’Europa importa dall’estero circa 60 prodotti Gm, in particolare il granturco, i semi di soia, il cotone e la barbabietola da zucchero. Inoltre, 17 nuovi prodotti alimentari geneticamente modificati hanno ricevuto l’autorizzazione a essere importati in Europa. Secondo Research Nester, nel prossimo futuro l’Europa dovrebbe diventare uno dei maggiori importatori di alimenti Ogm.
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