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Global Biodiversity Framwork, l’impegno Fao per la sostenibilità ambientale

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foto pixabay

L’adozione del Global Biodiversity Framework di Kunming-Montreal aumenterà la domanda di competenze dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao). La previsione arriva dalla Fao dopo l’approvazione a fine dicembre del documento durante il vertice Cop15 della Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità.

Il trattato multilaterale mira a conservare la diversità biologica e a favorire l’uso sostenibile dei suoi componenti. Il documento spiega i quattro obiettivi e i 23 traguardi adottati per il 2030, che includono l’impegno a proteggere il 30% delle terre, degli oceani, delle aree costiere e delle acque interne della Terra. “Il vertice della Cop15 è stato un successo in quanto è stato concordato un quadro per il futuro”, ha dichiarato il vice direttore generale della Fao, Maria Helena Semedo, che ha guidato la delegazione della Fao al vertice ed è responsabile per le risorse naturali e la produzione sostenibile presso l’agenzia delle Nazioni Unite.

Il ruolo della Fao

Acclamato dal segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres come la bozza di un “patto di pace con la natura”, il quadro concordato durante la Cop15 è il risultato di anni di lavoro della Fao: l’organizzazione internazionale alla Cop13 del 2016 venne infatti incaricata di sviluppare e gestire una piattaforma di integrazione della biodiversità per favorire il dialogo tra il settore ambientale, spesso incentrato sulla conservazione, e il settore agricolo, che ha inevitabilmente un grande impatto sulle risorse naturali del mondo.

Alla Cop15 la Fao ha anche lanciato il Global Soil Biodiversity Observatory (Glosob), che mira ad approfondire le conoscenze sulle funzioni critiche di quella che Semedo chiama la biodiversità “che non vediamo”: ad oggi conosciamo solo una piccola parte degli organismi del suolo e l’osservatorio Glosob offre un’opportunità per i Paesi e i loro agricoltori di contribuire a misurare e monitorare ciò che sta accadendo al livello del suolo.

Fao e utilizzo sostenibile

Se la produzione agroalimentare deve essere resa più sostenibile, tuttavia anche la conservazione della biodiversità deve essere sostenibile, spiegano dalla Fao. Poiché più di un terzo della superficie terrestre è dedicato all’agricoltura e la biodiversità stessa comprende varietà di colture e razze di animali, nonché microrganismi nel suolo, i sistemi agroalimentari sono parti essenziali di un approccio efficace ed efficiente alla protezione della biodiversità globale. Sono molte ormai le evidenze che suggeriscono che assicurare un utilizzo sostenibile della superficie terrestre è spesso un percorso più fruttuoso rispetto a una protezione rigida. “È importante capire che mentre i sistemi agroalimentari possono ridurre la biodiversità, alla fine dipendono da essa, quindi c’è molto spazio per benefici reciproci e simbiotici”, ha affermato Semedo.

“Qualsiasi soluzione per arrestare e invertire la perdita di biodiversità richiederà la trasformazione del sistema agroalimentare e il Global Biodiversity Framework non avrà successo senza l’impegno dei settori agroalimentare”, ha commentato invece Frederic Castell, senior natural resources officer e leader del lavoro della Fao sull’integrazione della biodiversità.

Promesse e sfide

Il Global Biodiversity Framework di Kunming-Montreal contiene numerosi elementi specifici che hanno guidato il lavoro della Fao e aggiungeranno nuovi compiti.

La creazione del fondo fiduciario speciale sotto la supervisione del Fondo mondiale per l’ambiente offre il vantaggio di essere attuato rapidamente. La Fao ha una prolifica collaborazione con il Fondo mondiale per l’ambiente, che ammonta a oltre 7,7 miliardi di dollari per 230 progetti in 124 Paesi, e ha un ruolo centrale nel supportare i membri nell’accesso alle risorse e nel fornire competenze per perseguire i loro obiettivi e impegni.

L’obiettivo 7 del nuovo quadro è incentrato sulla drastica riduzione dei rischi di inquinamento per la biodiversità, compresi quelli derivanti dall’eccesso di nutrienti dei fertilizzanti e delle sostanze chimiche dei pesticidi. L’obiettivo 18 richiede la graduale eliminazione o la riforma entro il 2030 di 500 miliardi di dollari di incentivi e sussidi annuali che sono dannosi per la biodiversità e l’aumento graduale degli incentivi positivi.

Foto: fonte Pixabay