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Grano duro, produzione italiana stabile nel 2020

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Il calo della produzione di grano duro italiano della scorsa stagione dovrebbe confermarsi anche nel 2020/2021 a fronte di un recupero del livello di output mondiale. Meglio sul fronte dell’export. Nei primi mesi del 2020 il surplus della bilancia commerciale di pasta di semola, il prodotto per cui è destinata la gran parte della granella di frumento duro, è aumentato di oltre il 30%. Sono alcuni dati rilevati da Ismea nel rapporto Tendenze di luglio. L’Italia si conferma come Paese trasformatore, produttore ma anche importatore di materia prima, non riuscendo a coprire con l’output domestico il fabbisogno dell’industria. E proprio in questo ambito il comparto ha subito il maggior contraccolpo della crisi correlata alla diffusione di CoVid-19.

Prezzi granella previsti in rialzo

I dati ancora provvisori, in attesa dei raccolti di agosto e settembre, indicano un lieve recupero del 2% della produzione di frumento duro nel mondo. L’International Grains Council fissa momentaneamente il livello a 34,2 milioni di tonnellate. Rispetto allo scorso anno c’è dunque un piccolo rimbalzo. Nel 2019 il raccolto mondiale si era fermato a 33,6 mil, con un calo superiore al 9% rispetto all’anno precedente. Le scorte erano diminuite del 14%, i prezzi all’origine rivalutati. Nel 2019 il primo e secondo produttore, ovvero Canada e Italia, avevano subito drastiche riduzioni, rispettivamente del 13% e 7%.

Per il nuovo anno, se il Canada segue la rivalutazione dell’output mondiale, con un marcato aumento del 22%, l’Italia resta molto indietro, sostanzialmente stabile sui livelli dello scorso anno: 3,8 mil di tonnellate, un dato in linea con quello degli operatori della filiera. Sul territorio le dinamiche sono varie, con un rischio di forte calo in Puglia, una contrazione in Basilicata e un abbondante raccolto nelle Marche. 

La previsione di un’annata non particolarmente rosea è stata confermata dall’indagine di Ismea che ha intervistato 68 imprese tra produzione e attività molitoria in queste quattro regioni. Solo il 5% di esse ha indicato un rialzo delle rese a ettaro e della produzione. Leggermente migliore è invece la percezione della qualità della granella. 

A fronte di un rialzo del 2% le scorte dovrebbero diminuire del 10%, grazie ai consumi superiori all’offerta, mentre dovrebbero salire i prezzi della granella nel medio periodo.

Commercio estero: bene l’export di pasta

La produzione di granella proveniente dai campi italiani non è sufficiente e la quota di import si aggira ormai intorno al 30-40% della domanda della manifattura. Nel 2019 il deficit strutturale si è allargato per un aumento del 47% del valore dell’import (il saldo negativo è passato da 426 a 627 mil di euro). Il volume delle importazioni è invece aumentato del 37,1%. La tendenza si è confermata nei primi quattro mesi del 2020, quando il disavanzo ha toccato 242 milioni di euro, peggiorando del 43% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In questo scorcio di anno il comparto ha mostrato la sua vulnerabilità per le necessità di approvvigionamento di materia prima soprattutto nelle prime settimane.  

Nel 2019 Canada, Usa e Francia si confermano i principali esportatori verso l’Italia. Soprattutto il Canada, che ha recuperato il gap con il 2018 quando, per l’utilizzo di glifosate, c’era stata una forte riduzione di spedizioni. Dagli Usa, invece, l’export è aumentato alla luce di un’offerta particolarmente abbondante. 

Per la pasta di semola la tendenza è opposta. L’Italia esporta e la sua bilancia commerciale tende al surplus. Questo è ulteriormente aumentato (+6,3%) beneficiando anche di una leggera rivalutazione dei prezzi medi all’export nel 2019. Il dato si conferma anche nei primi quattro mesi del 2020 (+32,5% di surplus). La percezione degli operatori dell’industria di trasformazione indica un rallentamento dell’export per alcuni mesi in ragione del calo della domanda estera già ampiamente soddisfatta; comunque, le spedizioni all’estero dovrebbero crescere per tutto l’anno anche se a tassi largamente inferiori a quelli visti nei primi quattro mesi dell’anno. 

Infine, dal momento che solo il 25% della produzione di pasta di semola è destinata al canale Horeca, a differenza di altri prodotti, l’impatto del lockdown sul comparto è stato meno significativo. Le vendite del primo semestre 2020 di pasta di semola sono risultate in aumento (quasi un aumento dell’8% in volume), soprattutto quelle di pasta 100% italiana (+23% nei primi sei mesi 2020; +13% nel 2019): l’industria a nazionale sta utilizzando sempre più l’etichetta d’origine per il riposizionamento del proprio prodotto. Potrebbe presentarsi uno scenario simile a quello dell’export: sebbene sia possibile un rallentamento delle vendite presso la Gdo, la dinamica per tutto l’anno 2020 dovrebbe rimanere positiva.

 

Foto: Pixabay