La guerra sta mettendo a rischio i mercati agricoli globali. Lo ricorda l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) in un documento dove analizza l’importanza dell’Ucraina e della Federazione Russa per i mercati e i rischi associati all’attuale conflitto.
Ucraina e Federazione Russa sono tra i più importanti produttori mondiali di materie prime agricole. I due Paesi svolgono ruoli di primo piano nell’approvvigionamento di prodotti alimentari e fertilizzanti. Ma il conflitto ha già portato alla chiusura dei porti, alla sospensione delle operazioni di frantumazione dei semi oleosi e all’introduzione di requisiti per le licenze di esportazione per alcune colture. Inoltre, la guerra potrebbe mettere a dura prova le esportazioni del Paese di cereali e oli vegetali nei mesi a venire. È anche incerto se l’Ucraina sarà in grado di raccogliere i suoi raccolti durante il conflitto prolungato. Molta incertezza circonda anche le prospettive future dell’export russo, viste le difficoltà di vendita che potrebbero sorgere a seguito delle sanzioni economiche imposte al Paese.
L’importanza di Ucraina e Russia in agricoltura
Nel 2021, la Federazione Russa e l’Ucraina si sono classificate tra i primi tre esportatori mondiali di grano, mais, colza, semi di girasole e olio di girasole. La Federazione Russa è stata anche il primo esportatore mondiale di fertilizzanti azotati e il secondo fornitore leader di fertilizzanti potassici e fosforici. Molti Paesi che dipendono fortemente dalle derrate alimentari e dai fertilizzanti importati, compresi molti che rientrano nei gruppi dei Paesi meno sviluppati (LDC) e dei Paesi a basso reddito con deficit alimentare (LIFDC), si affidano alle forniture alimentari ucraine e russe per soddisfare le proprie esigenze di consumo. Molti di questi, già prima del conflitto, erano alle prese con gli effetti negativi degli alti prezzi internazionali di cibo e fertilizzanti.
Le simulazioni della FAO che misurano i potenziali impatti di un’improvvisa e drastica riduzione delle esportazioni di cereali e semi di girasole da parte dei due Paesi indicano che queste carenze potrebbero essere solo parzialmente compensate da origini alternative durante la stagione di commercializzazione 2022/23. La capacità di aumentare la produzione e le spedizioni può essere limitata dagli elevati costi di input di produzione. Il conseguente divario di approvvigionamento globale potrebbe far aumentare i prezzi internazionali di alimenti e mangimi dall’8 al 22% al di sopra dei livelli già elevati.
I rischi legati alla guerra
Se il conflitto manterrà i prezzi del greggio a livelli elevati e prolungherà la ridotta partecipazione alle esportazioni globali dei due Paesi oltre la stagione 2022/23, rimarrebbe un notevole divario di offerta nei mercati globali di grano e semi di girasole, anche se i Paesi produttori alternativi espandessero la loro produzione in risposta ai prezzi più elevati. Ciò manterrebbe i prezzi internazionali elevati ben al di sopra dei livelli di base.
In Ucraina, si teme anche che il conflitto possa causare danni alle infrastrutture di trasporto interno. Più in generale, esistono anche apprensioni riguardo all’aumento dei premi assicurativi per le navi destinate ad attraccare nella regione del Mar Nero. I rincari potrebbero esacerbare i già elevati costi del trasporto marittimo, aggravando ulteriormente i costi finali degli alimenti di provenienza internazionale pagati dagli importatori.
Sebbene le prospettive di produzione anticipata per i raccolti invernali 2022/23 siano favorevoli sia in Ucraina che nella Federazione Russa. Tuttavia, in Ucraina il conflitto potrebbe impedire agli agricoltori di occuparsi dei loro campi, della raccolta e della commercializzazione dei loro raccolti. Anche le interruzioni dei servizi pubblici essenziali potrebbero influenzare negativamente le attività agricole.
La valutazione preliminare della FAO suggerisce che, a seguito del conflitto, il 20-30% delle superfici coltivate a cereali invernali, mais e semi di girasole in Ucraina non sarà piantato o non sarà raccolto durante la stagione 2022/23. Nel caso della Federazione Russa, sebbene non sembri imminente alcuna grave interruzione delle colture già nel terreno, esistono incertezze sull’impatto che le sanzioni internazionali imposte al Paese avranno sulle esportazioni alimentari. Nel medio termine, la perdita di mercati di esportazione potrebbe deprimere i redditi degli agricoltori, incidendo negativamente sulle future decisioni di produzione.
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