Costi insostenibili per le aziende agricole italiane. Ad ammetterlo è il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, durante l’informativa urgente sulla situazione in Ucraina nell’Aula della Camera. Il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) ha stimato un impatto di oltre 15.700 euro di aumento medio dei costi delle imprese agricole. Rincari di fertilizzanti, mangimi, gasolio, sementi/piantine, prodotti fitosanitari, oltre ai maggiori costi per i noleggi passivi, avrebbero un impatto complessivo sulle oltre 600 mila imprese agricole che supera i 9 miliardi di euro.
Il quadro di riferimento
Il 2021 si è chiuso all’insegna di un cauto ottimismo, con il PIL italiano in aumento del 6,5% e con previsioni di un ulteriore incremento, per l’anno in corso, superiore al 4%. Le esportazioni agroalimentari hanno ampiamente superato i livelli del periodo pre-pandemia, raggiungendo la quota record di 52 miliardi di euro. Tuttavia, gli strascichi della pandemica Covid hanno continuato ad essere evidenti con un perdurante aumento generalizzato delle materie prime, dei prodotti energetici e dei suoi derivati in un quadro segnato da una crescita dell’inflazione (+5,7% su base annua nel mese di febbraio 2022). La crisi tra Russia e Ucraina, sovrapponendosi al protrarsi degli effetti della pandemia, ha improvvisamente introdotto nuovi e ulteriori fattori di instabilità, sociale ed economica.
La prima immediata conseguenza della crisi si è concretizzata in una nuova e ulteriore fiammata dei mercati dei prodotti energetici che ha spinto in forte aumento il prezzo del petrolio e soprattutto del gas naturale. Tale fenomeno ha provocato un ulteriore generale peggioramento dei costi di trasporto e di riscaldamento. Nel settore agroalimentare, si sono aggiunti, per la prima volta dopo molti anni, le difficoltà di approvvigionamento di alcune materie prime agricole.
Le minacce di restrizioni all’esportazione di cereali dell’Ungheria, uno dei primi partner italiani in questo settore, avevano accresciuto le preoccupazioni del settore zootecnico nazionale. “Per fortuna, tale ipotesi è stata scongiurata”, ha fatto sapere il ministro Patuanelli.
L’interscambio commerciale con l’area di crisi: le esportazioni
“Le nostre analisi delineano un valore dell’interscambio commerciale agroalimentare dell’Italia con Russia e Ucraina contenuto, – spiega Patuanelli alla Camera – pari, nel complesso, a circa 1 miliardo di euro di esportazioni e a poco meno di 900 milioni di euro di importazioni”.
Per le esportazioni italiane, il mercato russo era già stato abbandonato nel 2014, quando Mosca ha imposto un embargo su gran parte delle eccellenze italiane come ritorsione alle sanzioni della UE per l’avvio della crisi in Crimea.
Nel 2021, le esportazioni italiane in Russia ammontano a 661 milioni di euro, pari al 1,3% del totale delle vendite italiane, ma sono limitate al caffè torrefatto, vini in bottiglia e spumanti. L’Italia è il primo fornitore di vino in Russia, ma il valore esportato (148 milioni di euro) è pari a circa il 2% del totale delle vendite all’estero del settore. Le esportazioni agroalimentari in Ucraina risultano pari a 365 milioni di euro, che rappresenta lo 0,7% del totale delle vendite italiane.
Dal 1° gennaio 2022, prima del deflagrare del conflitto in Ucraina, anche la Bielorussia ha decretato il blocco delle importazioni di alcuni prodotti italiani ed europei. Tuttavia, con circa 40 milioni di euro di esportazioni e poco meno di 2 milioni di importazioni nel 2021, il peso di questo Paese sulla bilancia commerciale agroalimentare italiana può essere considerato molto limitato.
L’approvvigionamento di materie prime agricole
L’Italia importa da Russia e Ucraina principalmente cereali, semi oleosi (girasole) e materie prime per l’alimentazione animale. Nel 2021 gli acquisti dell’Italia dalla Russia sono stati pari a 252 milioni di euro (0,5% del totale dell’import agroalimentare italiano), mentre quelli dall’Ucraina ammontano complessivamente a 641 milioni di euro (1,4% del totale). L’Ucraina ha fornito all’Italia il 50% delle quantità di olio di girasole, mentre un’ulteriore quota del 40% è assicurata da Ungheria e Bulgaria. Di conseguenza, il settore agroalimentare maggiormente danneggiato in Italia è quello dell’alimentazione zootecnica, mentre, in parte minore, è stato colpito il settore dell’alimentazione umana con il frumento tenero.
La Russia garantisce poco meno di un terzo dei nostri fabbisogni esteri di polpe di barbabietola e di panelli di estrazione di olio di girasole e circa due terzi delle quantità di piselli secchi per l’alimentazione animale. Il flusso degli approvvigionamenti nazionali è ulteriormente ostacolato dal blocco delle spedizioni via nave dal Mar Nero e dal mar d’Azov.
“La diversificazione dei mercati di approvvigionamento è sicuramente attuabile e implica il ricorso ai Paesi limitrofi e agli altri Paesi membri produttori, con particolare riferimento a Francia e Germania”, spiega il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli. E aggiunge: “Il ricorso ai grandi esportatori Usa, Canada, Argentina, Brasile è in parte rallentato dal costo del trasporto. A tali criticità si aggiungono i problemi relativi alle caratteristiche qualitative, con particolare riferimento ai valori minimi dei residui di prodotti fitosanitari”.
Russia e Ucraina sono tra i maggiori produttori ed esportatori di fertilizzanti fornendo all’Italia il 13% del quantitativo totale acquistato all’estero. “Attualmente i partner su cui potenziare gli acquisti sono Egitto, Belgio, Germania e Marocco ma è facile ipotizzare una impennata globale del mercato che si sommerà al precedente aumento di tutti i prodotti chimici di derivazione energetica”.
La necessità di una risposta comune da parte dell’Europa
Il ministro ha invocato “una risposta comune a livello europeo”. Sul tavolo la proposta di mettere un tetto al prezzo del gas, considerato un “elemento cruciale per evitare la corsa al rialzo dei prodotti energetici”. “Allo stesso tempo – aggiunge Patuanelli – ho più volte sostenuto la necessità di una riflessione sul ricorso a un’ulteriore tranche di debito comune per l’adozione di un Energy Recovery Fund. Patuanelli scarta la possibilità di una sovranità alimentare: “Il nostro tessuto agricolo non può fisicamente garantire l’autosufficienza di tutte le materie prime necessarie per le produzioni nazionali destinate al consumo interno e all’esportazione”. E si concentra sulla possibilità di un “autoapprovvigionamento alimentare del nostro continente. La sovranità alimentare europea è possibile ed auspicabile”.
I primi interventi in ambito europeo
Con uno stanziamento di 500 milioni di euro di fondi europei, si intende attivare le misure di mitigazione delle turbative del mercato per sostenere i settori più colpiti dalla crisi, secondo quanto previsto dall’art. 219 del Regolamento (UE) n. 1308/2013 sull’OCM unica. La bozza di atto delegato prevede per l’Italia un’assegnazione di 48 milioni di euro, che potranno essere integrati con un cofinanziamento sino a 96 milioni di euro. Per l’Italia significherebbe disporre di uno stanziamento complessivo di 144 milioni di euro.
Sempre in tema di PAC, si prevede la possibilità per gli Stati Membri di erogare un livello più elevato di anticipi per i pagamenti diretti e le misure a superficie dello sviluppo rurale, a partire dal 16 ottobre 2022. Per porre freno ai fenomeni speculativi, la Commissione si è mostrata disponibile ad autorizzare importazioni temporanee di materie prime dai Paesi terzi anche in deroga ai limiti massimi di residui fitosanitari.
Dichiara il ministro: “In primo luogo, ho sottolineato l’opportunità di procedere con una proroga dell’attuale regime di aiuti di Stato per la crisi Covid, in scadenza a fine giugno, evidenziando la complessità dell’adozione di un nuovo meccanismo, peraltro con plafond limitato a soli 35.000 euro per azienda agricola. Ho evidenziato l’opportunità di prestare particolare attenzione alle nuove priorità della sicurezza alimentare, richiamando in particolare l’attenzione sulla possibilità di una deroga temporanea di alcuni vincoli in modo da permettere di destinare tutte le superfici, a qualsiasi titolo ritirate dalla produzione, a colture proteiche, cereali o girasole. Ed ho proposto che dette deroghe siano previste non solo per il 2022, ma anche per il 2023, per ricomprendere anche le semine autunnali”.
L’azione del Governo italiano e il dl “Crisi Ucraina“
All’azione dell’Unione Europea, si affiancano le misure di sostegno a livello nazionale. “Il pacchetto di misure inserite nel decreto-legge “Crisi Ucraina” costituisce una prima concreta risposta, anche se non esaustiva, alle esigenze del settore”, prosegue Stefano Patuanelli. “La liquidità aziendale dipende fortemente dal peso degli oneri bancari. Per questo motivo ho voluto stanziare 20 milioni di euro per la rinegoziazione e ristrutturazione dei mutui agrari fino a 25 anni, che saranno assistiti gratuitamente dalle garanzie ISMEA. Abbiamo, inoltre, assegnato 35 milioni di euro per il rifinanziamento del già citato Fondo filiere”.
“Allo scopo di contenere i costi di gasolio e benzina per l’attività agricola e per la pesca, abbiamo introdotto un contributo, sotto forma di credito d’imposta, cedibile, per l’acquisto di carburanti. Il beneficio è pari al 20% della spesa sostenuta per l’acquisto del carburante nel primo trimestre solare dell’anno 2022, qualora il costo sia risultato superiore del 30% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente”.
“Inoltre, – aggiunge Patuanelli – per compensare la minore disponibilità di fertilizzanti a seguito della crisi russo-ucraina, stiamo lavorando affinché gli agricoltori possano utilizzare in campo il digestato proveniente dagli impianti di produzione di energia alimentati a biomasse, equiparandolo ai tradizionali prodotti di origine chimica. La matrice di ingresso degli impianti dovrà ovviamente essere di produzione o scarto agricolo e non da frazione organica dei rifiuti urbani”.
Cambiamenti climatici
“Mi preme anche ricordare che le nostre disponibilità di materie prime sono direttamente legate agli effetti dei cambiamenti climatici”, sottolinea ancora il ministro Patuanelli. “Anche quest’anno, infatti, si ripropone in maniera allarmante l’emergenza siccità. Le piogge scarse e disomogenee registrate in questi primi tre mesi del 2022, contribuiscono a mettere a repentaglio la tenuta produttiva di alcuni dei nostri più rilevanti settori. Fondamentali sono, pertanto, le misure del PNRR volte ad assicurare una maggiore efficienza dei sistemi irrigui del nostro Paese. Il Mipaaf ha destinato 880 milioni di euro a questo tipo di interventi, che riteniamo strategici, anche per sostenere la capacità produttiva delle aziende agricole, che operano in condizioni climatiche sempre più difficili e altalenanti”.
“Il tema della gestione delle risorse idriche è sempre più strategico, con conseguenze economiche sempre rilevanti per le aziende del settore primario. Stiamo dunque operando anche per rafforzare gli strumenti di gestione del rischio in agricoltura, che considera non solo i rischi connessi alla siccità, ma anche ad altri eventi meteorologici avversi come le gelate e le alluvioni”.