Da diversi anni la zootecnia, al pari di altri comparti agricoli, è interessata dalle trasformazioni e adattamenti richiesti sia dalle riforme della Politica Agricola Comune sia dai loro effetti sulle singole filiere agricole e zootecniche. Ne è conseguito che il semplice aumento delle produzioni non rappresenta più il fine ultimo dell’attività agro-zootecnica, avendo assunto nel tempo sempre più importanza altri aspetti socio – economici , che hanno inevitabilmente condizionato e messo in crisi il comparto zootecnico. Tra i fattori principali di tale situazione spiccano le forti eccedenze produttive a livello comunitario in diversi settori, regolate da parziali politiche comunitarie e da strategie di mercato tese essenzialmente a salvaguardare i prezzi dei prodotti con evidenti squilibri dei mercati, seguita da una crescente concorrenza dovuta alla globalizzazione.
A tale riguardo, pertanto, la recente diffusione da parte di Eurostat dei dati sul numero di capi allevati a fine anno 2015 per bovini, suini ovini e caprini nella UE 28 risulta indispensabile per fornire agli stakeholders nazionali ed agli stessi allevatori elementi utili per la definizione ed attuazione di politiche di intervento e indirizzi economici.
Ciò premesso, con riferimento ai principali allevamenti a carni rosse (bovini e bufalini, suini ed ovini), nel 2015 il patrimonio bovino comunitario (inclusi i bufalini), dopo essersi attestato tra gli 87 e 88 milioni di capi nel periodo 2011-2013, ha superato 88 milioni di capi nel 2014 per attestarsi a 89,1 milioni di unità (+0,8% rispetto al 2014), ritornando così quasi agli stessi livelli del 2009. A tale risultato complessivo gli Stati membri hanno contribuito in modo differenziato, con decrementi in 12 Paesi oscillanti tra il -0,2% in Austria ed il -3,2% in Estonia, all’interno dei quali è da evidenziare la Germania, al secondo posto dopo la Francia per numero di bovini allevati, che con 12 milioni e 635 mila capi allevati registra un calo dello 0,8%.
Oltre l’84% di tale patrimonio è concentrato in 10 Paesi, con consistenze nazionali oscillanti tra 19,3 milioni di capi in Francia (21,7% del patrimonio comunitario) e 2,1 milioni in Romania (2,3%). In tale gruppo l’Italia si colloca al 6° posto con 6,2 milioni di capi (6,9%), preceduta di pochissimo dalla Spagna. Da evidenziare che tale top ten non solo risulta complessivamente aumentata dello 0,9% tra il 2014 e 2015 e del 2,6% negli ultimi cinque anni, ma al suo interno, ad eccezione della Germania (-0,8%), tutti i Paesi hanno registrato incrementi più o meno significativi rispetto sia al 2014 sia al 2011, ad eccezione di Italia (+0,5% rispetto al 2014, ma -1,5% rispetto al 2011) e Germania (-0,8% sul 2014, ma +0,9% sul 2011).
Diversa e sensibilmente differenziata la dinamica degli allevamenti suini negli ultimi 5 anni. Nel 2015 il patrimonio comunitario risulta ammontare a poco più di 149 milioni di capi, registrando così un incremento dello 0,5% rispetto al 2014. Tale incremento è il saldo tra le flessioni registrate in 18 Paesi membri oscillanti tra -0,1% in Danimarca (12,7 milioni di capi allevati) e -14,2% in Estonia (appena 307 mila capi), al cui interno spiccano quelle registrate da Polonia ( -675 mila capi, pari al -6,0%) e Germania (-804 mila capi, pari al – 2,8%). Per questi ultimi, tuttavia, le variazioni tra il 2015 ed il 2011 risultano di segno opposto, con +0,5% per la Germania e -18,9% per la Polonia, calata da 13,1 milioni di capi a 10,6 milioni. Tra i Paesi che hanno registrato incrementi, invece, sono da segnalare in particolare Olanda e Spagna, che attestandosi il primo a 12,5 milioni di capi ed il secondo a 28,4 milioni, non solo registrano incrementi pari rispettivamente a + 3,2% e 6,8% rispetto al 2014, ma anche +2,9% e +10,7% sul 2011.
Oltre i 3/4 del patrimonio complessivo comunitario di suini nel 2015 sono stati allevati in soli 7 Paesi, ed addirittura il 37,5% risulta concentrato in Spagna (28,4 milioni di capi, pari al 19,0% del patrimonio comunitario) e Germania (27,5 milioni, pari al 18,5%). Il che significa che tra tali Paesi maggiori allevatori il campo di variazione si presenta abbastanza ampio, con l’Italia all’ultimo posto con 8,7 milioni di capi (5,8% del patrimonio comunitario). Tale gruppo con 113,6 milioni di capi complessivamente presenti nel 2015 si aggiudica un incremento complessivo pari allo 0,6%, ma con singole dinamiche significativamente differenziate nei confronti sia dell’anno precedente sia del 2011. Così, in ordine di importanza per numero di capi allevati, la Spagna oltre a registrare l’incremento annuale 2015/2014 del 6,8% spunta un incremento complessivo nel quinquennio 2015/2011 del 10,7%. La Germania, pur avendo avuto nell’ultimo anno un calo del 2,8%, nel lungo periodo si aggiudica un incremento complessivo dello 0,5%. Per la Francia, invece, il numero di suini allevati nel 2015 pur rimanendo pressoché invariato rispetto al 2014 (+0,1%), subisce un decremento rispetto al 2011 del 4,7%. Dinamiche analoghe di segno opposto in Danimarca (4° posto con 12,7 milioni di capi) con una invarianza rispetto al 2014 (appena -0,1%) ma con un incremento nell’ultimo quinquennio del 2,9%. Andamenti omogenei per Olanda (12,5 milioni di capi) con +3,2% sul 2014 e +2,9% sul 2011 e Polonia (10,6 milioni di capi) per la quale la flessione nell’ultimo anno pari al -6,0% contribuisce ad aumentare il decremento complessivo sul 2011 al -18,9%. Infine, l’Italia risulta mantenere stabile la consistenza nazionale di suini (+0,1% rispetto al 2014) ma perde il 7,1% di capi allevati nel quinquennio considerato.
Il patrimonio comunitario ovino con 86,8 milioni di capi allevati registra nel 2015 un incremento percentualmente più rilevante (+1,6%) rispetto all’anno precedente, quasi esclusivamente ascrivibile agli aumenti registrati dai due maggiori produttori comunitari, Regno Unito con 23,9 milioni di capi, vale a dire + 849 mila capi rispetto al 2014, pari al + 3,7% e Spagna , che dopo la flessione di circa 700 mila capi del 2014 sul 2013, incrementa nel 2015 il proprio patrimonio di 1,1 milioni di unità (+7,1%). Da evidenziare che, mentre il Regno Unito rafforza il trend quasi costantemente progressivo degli ultimi cinque anni (+8,8% rispetto al 2011), la Spagna, sia pure con significativo aumento del 2015, subisce un decremento del 2,8% rispetto al 2011.
Il grado di concentrazione a livello di Paesi produttori per quanto riguarda il patrimonio ovino risulta più accentuato. Nel 2015, infatti, 72,8 milioni di capi (83,9%) risultano presenti in soli 6 Paesi comunitari, tra i quali al 5° posto si posiziona l’Italia con 7,1 milioni di unità (-0,2% rispetto al 2014) rappresentando l’8,2% del patrimonio comunitario.
Ripartizione dei patrimoni nazionali di bovini e bufalini, suini ed ovini secondo il grado di concentrazione nella UE 28 – Indagine di dicembre degli anni considerati (valori espressi in migliaia di capi)
PAESI PRODUTTORI |
2011 |
2012 |
2013 |
2014 |
2015
|
VARIAZIONI % |
||
|
|
|
|
|
Numero di capi |
Inci denza % |
2015/ 2014 |
2015/ 2011 |
|
BOVINI E BUFALINI |
|||||||
Francia |
19.129 |
19.052 |
19.129 |
19.271 |
19.386 |
21,7 |
0,6 |
1,3 |
Germania |
12.528 |
12.507 |
12.686 |
12.742 |
12.635 |
14,2 |
-0,8 |
0,9 |
Regno unito |
9.675 |
9.749 |
9.682 |
9.693 |
9.789 |
11,0 |
1,0 |
1,2 |
Irlanda |
5.925 |
6.253 |
6.309 |
6.243 |
6.422 |
7,2 |
2,9 |
8,4 |
Spagna |
5.923 |
5.813 |
5.802 |
6.079 |
6.183 |
6,9 |
1,7 |
4,4 |
Italia |
6.252 |
6.252 |
6.249 |
6.125 |
6.156 |
6,9 |
0,5 |
-1,5 |
Polonia |
5.501 |
5.520 |
5.590 |
5.660 |
5.762 |
6,5 |
1,8 |
4,8 |
Olanda |
3.912 |
3.985 |
4.090 |
4.169 |
4.315 |
4,8 |
3,5 |
10,3 |
Belgio |
2.472 |
2.438 |
2.441 |
2.477 |
2.503 |
2,8 |
1,2 |
1,4 |
Romania |
1.989 |
2.009 |
2.022 |
2.069 |
2.051 |
2,3 |
0,4 |
4,4 |
EUR 10 |
73.306 |
73.578 |
74.001 |
74.529 |
75.203 |
84,4 |
0,9 |
2,6 |
Altri Paesi |
13.749 |
13.719 |
13.734 |
13.877 |
13.912 |
15,6 |
0,3 |
1,2 |
EUR 28 |
87.054 |
87.297 |
87.734 |
88.406 |
89.115 |
100,0 |
0,8 |
2,4 |
|
SUINI |
|||||||
Spagna |
25.635 |
25.250 |
25.495 |
26.568 |
28.367 |
19,0 |
6,8 |
10,7 |
Germania |
27.402 |
28.331 |
28.133 |
28.339 |
27.535 |
18,5 |
-2,8 |
0,5 |
Francia |
13.967 |
13.778 |
13.428 |
13.300 |
13.307 |
8,9 |
0,1 |
-4,7 |
Danimarca |
12.348 |
12.281 |
12.402 |
12.709 |
12.702 |
8,5 |
-0,1 |
2,9 |
Olanda |
12.103 |
12.104 |
12.013 |
12.065 |
12.453 |
8,4 |
3,2 |
2,9 |
Polonia |
13.056 |
11.132 |
10.994 |
11.266 |
10.590 |
7,1 |
-6,0 |
-18,9 |
Italia |
9.351 |
8.662 |
8.561 |
8.676 |
8.683 |
5,8 |
0,1 |
-7,1 |
EUR 7 |
113.863 |
111.539 |
111.027 |
112.922 |
113.638 |
76,3 |
0,6 |
-0,2 |
Altri Paesi |
35.946 |
35.417 |
35.215 |
35.419 |
35.303 |
23,7 |
0,3 |
1,2 |
EUR 28 |
149.809 |
146.955 |
146.242 |
148.341 |
148.941 |
100,0 |
0,4 |
-0,6 |
|
OVINI |
|||||||
Regno Unito |
21.951 |
22.991 |
22.027 |
23.029 |
23.878 |
27,5 |
3,7 |
8,8 |
Spagna |
17.003 |
16.339 |
16.119 |
15.432 |
16.523 |
19,0 |
7,1 |
-2,8 |
Romania |
8.533 |
8.834 |
9.136 |
9.518 |
9.330 |
10,8 |
-2,0 |
9,3 |
Grecia |
9.781 |
9.213 |
9.356 |
9.072 |
8.884 |
10,2 |
-2,1 |
-9,2 |
Italia |
7.943 |
7.016 |
7.182 |
7.166 |
7.149 |
8,2 |
-0,2 |
-10,0 |
Francia |
7.621 |
7.453 |
7.193 |
7.168 |
7.057 |
8,1 |
-1,5 |
-7,4 |
EUR 6 |
72.832 |
71.846 |
71.012 |
71.385 |
72.820 |
83,9 |
2,0 |
0,0 |
Altri Paesi |
14.345 |
14.320 |
14.076 |
14.015 |
13.948 |
16,1 |
-0,5 |
-2,8 |
EUR 28 |
87.177 |
86.166 |
85.088 |
85.400 |
86.769 |
100,0 |
1,6 |
-0,5 |
Fonte: Elaborazione su dati Eurostat
Foto: Unsplash
Bruno Massoli