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Il benessere degli ovini e dei caprini

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di Silvana Mattiello e Monica Battini, Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università degli Studi di Milano, e Martina Ozella, esperta in filiere zootecniche e qualità dei prodotti di origine animale

Il comparto dei piccoli ruminanti (pecore e capre) è di ridotte dimensioni e impatto se confrontato con quello dei bovini; tuttavia, soprattutto per quanto riguarda il settore caprino, si sta assistendo negli ultimi anni in Italia a un trend in aumento del numero di capi e di allevamenti. Queste specie sono in grado di generare reddito anche in contesti ambientali svantaggiati, come quelli collinari e montani, e rivestono quindi un ruolo importante per la valorizzazione di aree cosiddette “marginali”, dove le attività zootecniche più tradizionali si possono trovare in difficoltà.

Le tipologie di allevamento di queste specie sono estremamente variabili e spaziano da allevamenti di tipo prettamente intensivo, prevalentemente per la produzione di latte, ad allevamenti decisamente estensivi, indirizzati spesso alla produzione di carne. Tra questi estremi non sono rari gli allevamenti di tipo semi-intensivo o semi-estensivo. Naturalmente ciascuna di queste tipologie presenta problematiche specifiche relativamente al benessere animale. Inoltre, nonostante il fatto che spesso gli ovini e i caprini vengano considerati congiuntamente, il comportamento e le necessità delle due specie presentano alcune differenze, con conseguenti differenze specifiche nelle problematiche di benessere.

Quali sono le differenze tra ovini e caprini?

Un’importante differenza tra le due specie riguarda il comportamento e le abitudini alimentari. Infatti, mentre le pecore sono essenzialmente dei pascolatori, che basano la loro alimentazione sull’assunzione di erba e foraggio grezzo, le capre sono dei brucatori, che selezionano l’alimento in base alla disponibilità, non disdegnando l’uso di parti apicali di alberi e arbusti, gemme, frutti e semi. Per questa ragione le mangiatoie per le capre non dovrebbero mai essere posizionate a livello del suolo, ma dovrebbero essere rialzate, per favorire la naturale postura assunta dagli animali quando brucano gli apici della vegetazione.

Inoltre le capre mostrano una maggiore capacità di adattamento a situazioni nuove, sono più curiose e presentano un comportamento più indipendente. La necessità di esplorazione dell’ambiente è favorita se vengono messi a disposizione stimoli e punti sopraelevati dove arrampicarsi e da cui tenere sotto controllo l’ambiente circostante.

Le capre presentano un comportamento meno spiccatamente gregario rispetto alle pecore. Per questa ragione la separazione dal gruppo risulta più stressante per una pecora che una capra.

Sempre in relazione al comportamento sociale esistono differenze nel comportamento agonistico. In generale le capre sono più aggressive delle pecore e tendono ad affrontare direttamente le minacce, mentre le pecore tendono ad evitarle e a fuggire. Il classico atteggiamento agonistico nelle capre prevede la posizione eretta sulle zampe posteriori, per poi scendere cozzando con forza contro la testa dell’avversario; nelle pecore invece, e in particolare nei montoni, i maschi inizialmente arretrano per poi caricare l’avversario con violenti scontri frontali. Il comportamento agonistico può causare danni agli animali, soprattutto nel caso delle capre, e soprattutto nel caso in cui siano presenti all’interno dello stesso recinto capre con e senza corna.

Altra importante differenza riguarda la strategia di difesa neonatale, che nella capra è di tipo hider (il capretto viene partorito in luoghi riparati, dove resta nascosto durante i primi giorni di vita; la madre si allontana per non attirare i predatori, e torna a visitare il piccolo solo in occasione degli allattamenti), mentre nella pecora è di tipo follower (l’agnello è subito in grado di alzarsi e seguire la madre nei suoi spostamenti, in cerca di protezione) (Miranda-de la Lama e Mattiello, 2010).

Il benessere negli allevamenti ovini e caprini

A livello nazionale non esistono norme specifiche a tutela del benessere degli ovini e dei caprini, che viene attualmente tutelato solo da norme generali che si applicano a tutti gli animali allevati (D. Lgs. 146/2001, recepimento della Direttiva 98/58/CE). Esistono tuttavia numerose linee guida in vari paesi (Svizzera, Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda, Canada) che forniscono indicazioni relative a strutture e gestione di pecore e capre. Inoltre nel 2014 il Panel Animal Health And Welfare (AHAW) dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha pubblicato un’opinione scientifica sui rischi per il benessere delle pecore da lana, carne e latte, che individua una serie di punti critici, variabili in relazione alla tipologia di animale e di allevamento. In particolare i principali rischi evidenziati riguardano stress termico, zoppie, mastiti (in pecore da latte), problemi respiratori (soprattutto nei sistemi intensivi), fame (soprattutto in sistemi estensivi o molto estensivi), dolore dovuto a pratiche manageriali (castrazione, amputazione della coda negli agnelli), problemi gastroenterici e disordini neonatali (agnelli) (EFSA AHAW Panel, 2014). Problemi analoghi possono insorgere anche nell’allevamento caprino, dove però possiamo osservare anche alcune criticità specifiche, ad esempio riguardo alle procedure di rimozione degli abbozzi cornuali. Questa pratica può essere molto dolorosa se non viene effettuata con le dovute precauzioni (anestesia e analgesia successiva) da personale preparato. Inoltre, se non eseguita correttamente, può lasciare dei residui di corna, che possono crescere in modo anomalo andando a effettuare pressione contro la testa o gli occhi causando lesioni e dolore.

Un problema emergente comune a entrambe le specie riguarda la predazione. I piccoli ruminanti sono le specie maggiormente esposte al rischio di predazione da parte soprattutto di lupo e orso, la cui consistenza numerica a livello nazionale è decisamente in aumento. È pertanto fondamentale custodire e proteggere gli animali, soprattutto quando sono al pascolo, mediante opportuni sistemi di prevenzione (quali ad esempio recinzioni elettrificate o cani da guardiania), in quanto l’attacco di un predatore può ferire o portare a morte numerosi individui e può essere fonte di forte stress per l’intero gregge che subisce l’attacco anche per tempi successivi.

Un buon rapporto uomo-animale è essenziale per entrambe le specie e deve essere stabilito fin dalle prime fasi di vita dei piccoli, grazie a frequenti e costanti interazioni positive con gli animali.

Come valutare il benessere degli ovini e dei caprini?

Come per tutte le specie allevate l’EFSA raccomanda di basare la valutazione del benessere sull’uso di indicatori diretti misurabili direttamente sugli animali (animal-based), mentre le strutture e la gestione devono essere considerate come dei fattori di rischio che possono favorire l’insorgenza di condizioni di scarso benessere o, in alcuni casi, come dei benefit che possono essere forniti agli animali per migliorare le loro condizioni di vita (EFSA AHAW Panel, 2012). Sulla base di queste indicazioni il progetto europeo AWIN ha messo a punto dei protocolli che utilizzano prevalentemente indicatori animal-based per la valutazione del benessere in allevamento delle capre allevate intensivamente (AWIN, 2015a) e delle pecore (in tutte le tipologie di allevamento; AWIN, 2015b). Alcuni degli indicatori contenuti in questi protocolli sono successivamente stati integrati nei manuali di autocontrollo del sistema Classyfarm per capre e pecore da latte, elaborati dal Centro di Referenza Nazionale per il Benessere Animale. Analogamente ai manuali Classyfarm per altre specie, i manuali per pecore e capre comprendono anche numerosi parametri strutturali, gestionali e di biosicurezza. Il rispetto dei parametri contenuti nei manuali Classyfarm rappresenta un prerequisito per l’adesione al Sistema di Qualità Nazionale per il Benessere Animale (SQBNA), approvato con decreto interministeriale 2 agosto 2022, che permette l’accesso ai finanziamenti previsti dalla PAC 2023-2027, in particolare in riferimento all’Eco-schema 1 (Pagamento per la riduzione dell’antimicrobico-resistenza e il benessere animale). L’Eco-schema 1 prevede due livelli, uno volto alla riduzione dell’uso di antibiotici in allevamento (livello 1), e l’altro all’aumento dell’uso del pascolo (livello 2). Purtroppo ovini e caprini sono esclusi dal livello 2, che è limitato a bovini e suini. Considerato che gli allevamenti di piccoli ruminanti sono spesso di tipo estensivo e basati sull’uso del pascolo, questa limitazione appare poco giustificabile e fortemente penalizzante per il settore.

Tuttavia gli allevatori di pecore e capre possono accedere al livello 1 dell’Eco-schema. A questo proposito è interessante sottolineare che, proprio per facilitare l’accesso a un maggior numero di allevatori, il manuale per le pecore da latte è stato recentemente aggiornato. Infatti per accedere al finanziamento la prima versione del manuale prevedeva l’obbligo di fornire alle pecore uno spazio interno pro-capite di 1,5 m². Se tale valore appare adeguato in riferimento ad allevamenti di tipo intensivo, risultava però poco realistico per allevamenti di tipo semi-intensivo o semi-estensivo, dove gli animali fanno ampio uso del pascolo e vengono mantenuti all’interno dei ricoveri quasi esclusivamente durante le ore notturne. Per tale ragione il manuale prevede ora che “negli allevamenti di tipo semi-intensivo o semi-estensivo il valutatore può giudicare accettabile la condizione in cui gli animali siano ricoverati in strutture con superficie di decubito al di sotto dei limiti indicati (ma comunque non inferiore a 1 m²/capo), purché essi possano accedere ad un’idonea area di pascolo.”

Riferimenti bibliografici

AWIN (2015a). AWIN welfare assessment protocol for goats. Doi: 10.13130/AWIN_goats_2015.

AWIN (2015b). AWIN welfare assessment protocol for sheep. Doi: 10.13130/AWIN_sheep_2015.

EFSA AHAW Panel (2012) Statement on the use of animal-based measures to assess the welfare of animals. EFSA Journal, 10(6): 2767.

EFSA AHAW Panel (2014) Scientific Opinion on the welfare risks related to the farming of sheep for wool, meat and milk production. EFSA Journal, 12(12): 3933.

Miranda-de la Lama G.C., Mattiello S. (2010) The importance of social behaviour for goat welfare in livestock farming. Small Rum. Res., 90: 1-10.