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Il comparto zootecnico nel 1 trimestre 2017

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Nel primo trimestre 2017 il prodotto intero lordo in Italia espresso in valori concatenati 2010 ha segnato un aumento dello 0,4% sul trimestre precedente e rafforzando il+0,3% del4° trimestre 2016. La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito positivamente per 0,3 punti percentuali alla crescita del PIL, mentre l’apporto della domanda estera netta è stato negativo (-0,2 punti percentuali), con aumenti delle importazioni (+1,6%) e delle esportazioni (+0,7%). Alla crescita congiunturale dei consumi finali nazionali (+0,5%) è corrisposta una riduzione degli investimenti fissi lordi (-0,8%). Il valore aggiunto dell’industria in senso stretto è diminuito dello 0,5%. I consumi finali nazionali hanno registrato un incremento (+0,5%) ascrivibileagli aumenti della spesa delle famiglie residenti e delle amministrazioni pubbliche (rispettivamente +0,6% e +0,5%). Tra le componenti della spesa delle famiglie è proseguita la crescita dei beni durevoli (+1,8%).

In tale contesto i dati Istat finora disponibilie relativi al settore zootecnico mostrano segnali, sia pure contrastanti, di una lieve ripresa. Nel dettaglio, tali dati evidenziano che:
a) con riferimento alle macellazioni, nel periodo gennaio-marzo 2017 sono stati prodotte, tra carni rosse e bianche, complessivamente 1.226 mila tonnellate di carne/peso morto, registrando pertanto decrementi del 3,1% rispetto al pari trimestre 2016 e del 7,9% su quello precedente. In particolare,le macellazioni a carni bianche (pollame vario, conigli e selvaggina)hanno prodotto complessivamente 654,7 mila tonnellate(-1,7%). Rispetto all’ultimo trimestre 2016 si evidenziano flessioni più sostenute(rispettivamente a -4,6% e -5,9%).Dinamiche contrastantiper le macellazioni a carni rosse, che con 571,3 mila tonnellate hanno registratouna variazione tendenziale del -4,8% e congiunturale del +10,1%. Le flessioni maggiori hanno interessato i bovini (rispettivamente -4,1% e -16,2%), seguiti dagli ovini (-27,2% e -34,3%);

b) sul fronte dei prezzi agricoli, per quelli dei prodotti venduti dagli agricoltori, l’indice generale medio per il primo trimestre 2017 presenta variazioni positive sia tendenziale (+9,8%) sia congiunturale (+3,0), quali risultato di variazioni analoghe per i prodotti vegetali (rispettivamente +13,2% e +6,0%), mentre per il complesso degli animali e relative produzioni si assiste le variazioni risultano pari rispettivamente a +4,6 e -1,4%. Tra i prodotti venduti di tipo vegetalei cereali spuntano variazioni contrapposte, tendenziale pari a -5,2% e congiunturale pari a +1,8%, per lo più ascrivibile alle dinamiche registrate per il frumento. Nell’ambito delle produzioni animali, al contrario le su citate variazioni positive sono il risultato di dinamiche molto differenziate. i bovini si attribuiscono variazioni pari rispettivamente a -0,3%e +1,4%, mentre per i suini tali variazioni risultano opposte (+21,8% e – 1,8%) al pari di quelle per il pollame (+3,2% e -1,1%). Per quanto riguarda i prezzi dei prodotti acquistati l’indice generale registra un incremento dell’1,2%, quale saldo di aumenti dell’1,4% per la componente “consumi intermedi” e dello 0,9% per gli “investimenti”. L’incremento complessivo dei “consumi intermedi” è ascrivibile maggiormente a energia e lubrificanti (+9,1%), antiparassitari (+2,4%) e insetticidi (+5,2%), in parte controbilanciati dalle flessioni per concimi ed ammendanti (-5,5%) e cereali (-6,7%). Da evidenziare che nell’ambito dei “mangimi” (+1,4%), le variazioni tendenziali indicano un incremento dell’1,6% contro quello più contenuto dei mangimi semplici (+0.8%);

c) l’analisi della bilancia agroalimentare mostra che con 10,8 miliardi di euro erogati per l’acquisto di prodotti, a fronte di circa 9,7 miliardi introitati, nei primi tre mesi 2017 i valori di import ed export risultano aumentati in misura pressoché uguale rispetto al pari trimestre 2016 (+7,1% per l’import e +8,0% per l’export). Inoltre, tale omogeneità tra i due movimenti commerciali comporta una lieve riduzione nel peso dell’agroalimentare sul valore complessivo dell’interscambio commerciale (da 11,2% 10,5% per l’import e da 9,0% a 8,9% per l’export). In termini di volume, sul fronte degli animali vivi, sono stati importati circa 9 mila capi equini (-4,5%), mentre le esportazioni registrano una flessione piuttosto consistente (-86,4%), scendendo da 1.340 capi vivi venduti nel pari trimestre 2016 ad appena 182 unità. Con 407 mila capi vivi importati, anche i suini risultano interessati da un lieve contenimento negli acquisti all’estero (-1,5%), con il risultato di una riduzione dell’importazione netta pari al -1,5%. Netta flessione degli acquisti di ovini e caprini che risultano calati da 423 mila unità a 141 mila circa (-66,7%). Per quanto riguarda i bovini, nel trimestre si è registrata una lieve flessione nelle importazioni (- 5,3% ), seguita da una più marcata diminuzione nelle vendite all’estero (-62,3%).

Oltre i 3/4 dei bovini vivi importati sono per la riproduzione e ristallo, mentre quelli destinati alla macellazione rappresentando il 14,1%. In flessione anche l’interscambio di pollame vivo. In complesso i capi volatili vivi importati risultano di minuiti del 25,8%, mentre quelli esportati sono calati del 10,6%. Per quanto riguarda le carni fresche, congelate e refrigerate, comprese le frattaglie, in Italia sono state importate complessivamente 371,7 mila tonnellate di carni (-4,2%) per un valore di 1.003,7 milioni di euro (+1,7%), mentre le esportazioni hanno riguardato 113,7 mila tonnellate (+7,7%) per un valore di 282,4 milioni di euro (+7,9%).Per i mangimi composti sono state importate complessivamente 144,7 milioni di tonnellate (-1,2%) a fronte di 178,5 milioni di tonnellate esportate (+0,3%). Tali dinamiche fanno risultare in diminuzione l’importazione netta del 12,8%.

La maggior parte dei mangimi composti importati riguarda gli alimenti per cani e gatti condizionati per la vendita al minuto (59,6%), mentre oltre i 2/3 delle esportazioni hanno riguardato tutti gli altri tipi utilizzati per l’alimentazione degli animali.Infine, con riferimento al segmento delle materie prime utilizzate dall’industria mangimistica, nel trimestre in esame sono stati importati cereali (escluso il riso) per 3,4 milioni di tonnellate (+4,6%), a fronte di 308 mila tonnellate vendute all’estero (+48,4%). Da evidenziare che l’importazione netta di cereali risulta aumentata dell’1,6%. La variazione positiva nell’import complessivo è ascrivibile completamente al granoturco con 1,4 milioni di tonnellate acquistate (+23,5%), solo in parte controbilanciato dalle flessioni registrate per frumento tenero con 1,3 milioni di tonnellate (-5,8%) e duro con 598 mila tonnellate importate(-2,4%).

Foto: © Pavel Losevsky – Fotolia

Bruno Massoli