L’allevamento dei suini in Italia vale 8 miliardi di euro e rappresenta uno dei fiori all’occhiello del “made in Italy” alimentare. Il 70% suini allevati in Italia nel 2012 è entrato, infatti, nelle filiera delle grandi Dop italiane, salumi apprezzati in tutto il mondo: prosciutti crudi e cotti, le sopressate calabra e toscana, e ancora coppa, mortadella, speck. Sono alcuni dei dati contenuti nell’ultimo numero di Mangimi&Alimenti, la rivista (sfogliabile anche al link www.mangimiealimenti.it) di Assalzoo, l’Associazione italiana tra i produttori di mangimi zootecnici, interamente dedicato al settore suinicolo con approfondimenti sul mercato e sul valore nutrizionale della carne di maiale.
“In Italia, su una produzione complessiva di mangimi destinati alle varie specie animali di circa 14,5 milioni di tonnellate, gli alimenti per suini, con poco meno di 3,5 milioni di tonnellate – fa sapere Assalzoo – rappresentano il 24% del totale, ponendosi al terzo posto dopo i mangimi per avicoli, il 40% del totale, e quelli per bovini, circa il 26%”.
Negli ultimi venti anni i salumi italiani sono diventati anche più “leggeri” a tutto vantaggio del benessere e del rispetto della tipicità. Sempre meno grassi, anche il 50% in meno, meno sale, ma più vitamine e più minerali. Il suino viene, infatti, alimentato con una dieta a base di mais-orzo-soia, integrata con vitamine e sali minerali. Insieme a metodi di allevamento innovativi, tutto ciò ha permesso di modificare il contenuto lipidico, aumentando quello di vitamine e minerali.
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