Spesso l’allevamento di bestiame viene percepita come un’attività che sfrutta il suolo e utilizza terreni che potrebbero essere destinati alle colture alimentari. Come rende noto FEFAC, la Federazione europea tra i produttori di mangimi composti, una nuova analisi svela il contributo essenziale degli animali da pascolo e dei pascoli all’ambiente e all’approvvigionamento alimentare.
In Europa la superficie di terra dedicata all’allevamento e ai pascoli è rimasta costante negli ultimi 60 anni. A livello globale il terreno utilizzato per l’allevamento del bestiame rappresenta il 50% delle aree agricole mondiali, pari al 20% della superficie terrestre complessiva. La maggior parte di questa area, ben 2 miliardi di ettari, è costituita da pascoli per animali, aree che non sono direttamente idonee alla coltivazione di colture alimentari. Dell’area totale dei pascoli, circa 0,7 miliardi di ettari potrebbero essere trasformati in terreni coltivabili, ma i restanti 1,3 miliardi di ettari presentano problematiche ostative per la pratica dell’agricoltura, come terreni eccessivamente scoscesi. E l’allevamento di bestiame, in particolare ruminanti come bovini, bufali, pecore e capre, diventa il modo più produttivo per utilizzare questi terreni.
Inoltre l’allevamento di bestiame fa uso di terreni coltivabili per la produzione di mangimi. Questi terreni rappresentano il 40% delle terre coltivabili globali, ma gran parte di essi viene destinata ai cereali, di cui solamente i co-prodotti sono utilizzati per il bestiame.
Un aspetto fondamentale è che inoltre gli animali da allevamento, con il loro complesso sistema digestivo, trasformano materiali vegetali non commestibili per gli esseri umani in carne, latte e uova, alimenti di elevata qualità nutrizionale. Questa trasformazione non solo previene lo spreco, ma contribuisce anche a un impatto ambientale positivo, e rende dunque l’allevamento e i pascoli elementi chiave per la sostenibilità ambientale e l’approvvigionamento alimentare umano.