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Il valore della filiera agroalimentare italiana: tra leadership europea e sfide strutturali

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L’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (ISMEA) ha recentemente pubblicato il Rapporto Agroalimentare 2024, un’analisi approfondita dello stato del settore agricolo e alimentare in Italia. Il rapporto [che si scarica qui] evidenzia che, nel 2022, il valore aggiunto della filiera agroalimentare italiana ha raggiunto 64 miliardi di euro, di cui 37,4 miliardi generati dall’agricoltura e 26,7 miliardi dall’industria alimentare. La filiera agroalimentare rappresenta il 3,7% del PIL italiano, una percentuale che sale al 15,2% se si includono i servizi di distribuzione, logistica e ristorazione.

L’Italia conferma il suo ruolo di leader europeo in alcuni settori specifici, come il vino, che rappresenta il 37% della produzione UE, e l’olio d’oliva, con il 33%, posizionandosi rispettivamente seconda e terza dietro Spagna e Francia. Anche l’industria alimentare è un punto di forza, con l’Italia al terzo posto in Europa, trainata dalla produzione di pasta (che copre il 73% del mercato europeo), prodotti da forno, ortofrutticoli trasformati e tè e tisane.

Tuttavia, il rapporto sottolinea alcune criticità strutturali. La frammentazione del tessuto produttivo agricolo rimane un problema, nonostante un graduale aumento delle dimensioni aziendali. Altre sfide includono la bassa presenza di giovani agricoltori (9%, contro il 12% della media UE) e il limitato accesso alla terra, che rende i valori fondiari italiani tra i più alti d’Europa.

Sul fronte della sostenibilità, ISMEA sottolinea l’importanza di investimenti in innovazione e una maggiore integrazione tra agricoltura e industria, in linea con le direttive europee del Green Deal e della strategia Farm to Fork.