Lo scorso 13 Dicembre, in una riunione del comitato permanente dell’UE in materia di piante, animali, alimenti e mangimi (SCoPAFF), i rappresentanti degli Stati membri dell’UE hanno approvato la proposta della Commissione Europea di autorizzazione delle proteine di insetto nei mangimi destinati all’acquacultura. Il testo dovrebbe essere formalmente adottato nella primavera 2017, autorizzando formalmente l’utilizzo delle proteine da insetto nell’aquafeed dal 1 ° Luglio 2017. Chiaramente, l’interesse di esplorare nuove materie prime per l’alimentazione animale, nasce e viene alimentato dalla pressione esercitata dai diversi attori coinvolti nelle filiere feed to food. Non a caso una delle tematiche maggiormente studiate negli ultimi anni nell’ambito dell’innovazione nel settore mangimistico riguarda l’impiego di farine di insetto nella formulazione dei mangimi. Secondo quanto riportato da diversi autori tra cui Veldkamp e Bosch (2015), la mosca nera soldato è sicuramente una delle specie più promettenti dal punto di vista nutrizionale e che meglio si adattano per la produzione su larga scala. Tali insetti inoltre, sono in grado di rivalorizzare scarti vegetali di diversa natura, convertendo la biomassa vegetale in proteine ad alto valore biologico e grassi (Spranghers et al., 2016). In figura 1 è riportata la composizione nutrizionale di prepupe di mosca nera soldato allevate su diversi substrati.
Tuttavia, il gli insetti freschi non processati, in particolare larve e prepupe sono caratterizzati da elevato contenuto in acqua (circa il 40 % di umidità). Questo implica che gli insetti tal quale, prima di essere utilizzati come ingrediente di un mangime composto, devono essere processati al fine di ridurre il contenuto di umidità. Intuitivamente tali processi sono molto dispendiosi in termini di tempo e consumi energetici, limitando in molti casi l’uso di ingredienti umidi nella formulazione dei mangimi composti. Infatti i processi tecnologici tradizionali per la produzione di mangimi, come ad esempio la pellettatura, richiedono un contenuto di umidità massima del 18%. Adottando altri processi tecnologici quali l’estrusione è possibile includere maggiori quantità di ingredienti umidi (ad esempio, di carni fresche impiegate per la produzione di petfood) fino al 35% (Guy, 2001). Un’altra problematica derivante dall’inclusione di insetti freschi o disidratati in mangimi pellettati è legata al contenuto in grasso delle larve di insetto, p.e. mosca nera soldato, il quale risulta estremamente variabile in funzione dello stadio di sviluppo fisiologico (larva > prepupa > adulto). In tal senso risulterebbe ancora una volta vantaggioso l’utilizzo dell’estrusione quale processo tecnologico produttivo. Infatti alcuni tipi di estrusore sono in grado di lavorare biomasse contenenti percentuali di grasso superiori al 25%, caratteristica quest’ultima richiesta soprattutto per taluni mangimi destinati all’acquacultura. Combinando tali informazioni appare chiaro che l’estrusione potrebbe rappresentare una valida tecnologia per la produzione di mangimi a base di insetti destinati all’acquacultura. Recentemente tale tecnologia produttiva è stata oggetto di studio in alcuni esperimenti (vedi tesi di dottorato Ottoboni, 2015). Lo studio era volto a valutare l’inclusione di larve e prepupe fresche (non disidratate) di mosca nera soldato in diversi mangimi estrusi sperimentalmente mediante l’utilizzo di un impianto pilota in scala laboratoristica. I risultati ottenuti (vedi figura 2) hanno evidenziato che le performance di estrusione, misurate attraverso il net torque value (NTV), presentavano valori ottimali (≤ 100 Ncm) nei mangimi sperimentali contenenti larve, naturalmente più ricche in grasso, rispetto alle prepupe. Per contro i valori di NTV erano nettamente superiori (> 300 Ncm) nei mangimi estrusi contenenti prepupe. Quanto osservato è probabilmente da attribuirsi all’effetto lubrificante del grasso (nei mangimi contenenti larve) all’interno dell’estrusore, il quale ha contribuito a ridurre l’attrito tra la massa estrusa e la doppia vite dell’estrusore, e tra la massa estrusa e la camera di estrusione, con una conseguente diminuzione del NTV.
Sulla base dei risultati ottenuti in questo primo esperimento, sono stati effettuati ulteriori esperimenti per valutare l’effetto dell’estrusione sulla perdita d’acqua e sul valore nutrizionale (misurato con un modello in vitro) dei mangimi prodotti. A tale scopo è stata testata una singola miscela contenete larve fresche di mosca nera soldato e cereali, estrusa a temperature dai 60 ai 90°C. In questo caso si è osservato che l’estrusione è in grado di ridurre almeno in parte l’umidità contenuta nelle miscele testate. Tuttavia è opportuno ricordare che, sebbene l’estrusione abbia contribuito a rimuovere una quota parte di acqua, resta in ogni caso necessaria un ulteriore essicazione finale del prodotto, al fine di raggiungere il limite massimo imposto per legge (14% di umidità). Per quanto riguarda invece l’effetto dell’estrusione sul valore nutrizionale, i risultati ottenuti indicano che tale processo tecnologico-produttivo non altera la digeribilità in vitro della proteina grezza (PG), mantenendola a valori superiori al 90%. Nel caso della digeribilità in vitro della sostanza secca (SS) invece, l’estrusione ha migliorato tale valore nelle miscele sperimentali rispetto alle stesse che non avevano subito alcun trattamento tecnologico.
Combinando i risultati degli studi sin ora condotti, e lo scenario legislativo previsto nell’immediato futuro, si può affermare che gli insetti potrebbero rappresentano una valida alternativa alle fonti proteiche tradizionali impiegate dall’industria mangimistica. Specifiche tecnologie produttive, come l’estrusione, possono essere utili nella produzione di mangimi con interessanti miglioramenti della qualità degli stessi anche dal punto di vista nutrizionale. In ultima battuta tuttavia, è doveroso ricordare che sebbene l’utilizzo di insetti freschi risulti praticabile da un punto di vista tecnologico, occorrerà, in vista della futura regolamentazione delle proteine di insetto, armonizzare il processo produttivo con il quadro normativo relativo ai metodi di trasformazione degli stessi.
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Matteo Ottoboni