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Industria alimentare, la crescita del fatturato al Sud supera quella del Nord

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Buoni segnali per l’industria alimentare al Sud. Il fatturato delle imprese del Mezzogiorno è cresciuto di più di quelle del Centro-Nord: +5,4% contro +4,4%. Nonostante gli ostacoli, dal minor grado di innovazione tecnologica alle difficoltà negli investimenti, questo settore mostra nelle regioni meridionali una certa dinamicità soprattutto in segmenti come gastronomia, prodotti da forno, caffè e cioccolato. A mettere a confronto le imprese del territorio è stata Ismea, in collaborazione con Fiera di Parma e Federalimentare.

L’indagine è stata condotta su 1526 imprese alimentari dotate di bilancio e con fatturato che supera i 10 milioni di euro. Il periodo osservato è quello che va dal 2015 al 2017. In questo biennio la crescita del fatturato dell’industria alimentare del Paese è stata del 4,6%, con una accelerazione nelle regioni del Sud rispetto a quelle del Nord.

Bene olio, caffè e prodotti da forno 

L’agroalimentare al Sud presenta una composizione peculiare: l’agricoltura è più rilevante in termini di valore aggiunto mentre l’industria alimentare lo è in termini di esportazioni. L’export agroalimentare di questo territorio è di oltre sette miliardi di euro, con una componente agricola più significativa che al Nord, e in buona crescita. Operano più di 344 mila imprese agricole e quasi 34 mila soggetti dell’industria alimentare, prevalentemente di dimensione medio-piccola: meno di un quarto delle aziende di dimensioni maggiori è collocata qui.

Dei dieci comparti al centro dell’indagine (vino; gastronomia e piatti pronti; caffè, cioccolato, confetteria; prodotti da forno; pasta, riso e farine; latte e formaggi; salumi e carni; ittico; conserve vegetali; olio) alcuni mostrano una redditività superiore al Sud rispetto al Centro-Nord. Il primato di queste regioni rilevato da Ismea è merito di diversi fattori: al Sud opera la maggior parte delle aziende dei comparti più dinamici della media nazionale, come quello delle conserve alimentari, ma si difendono bene anche le imprese di segmenti in buona salute su tutta la penisola: lattiero-caseario, vino, salumi e carni. Comparti specifici come caffè, cioccolato e confetteria, prodotti da forno e olio hanno invece una dinamica più elevata del Centro-Nord. 

Inoltre sempre al Sud c’è una maggiore incidenza delle imprese di media dimensione (con dipendenti da 50 a 250) il cui fatturato è cresciuto più della media sia al Sud (+7,5%) che al Centro-Nord (+8,7%). E poi le imprese più giovani, con meno di 25 anni di attività, sono più pimpanti, con un fatturato in crescita del 12% rispetto all’8% delle regioni centro-settentrionali.

Difficoltà nei finanziamenti

I successi sono accompagnati però da alcune note negative. Le imprese meridionali restano caratterizzate infatti da bassa produttività del lavoro, tranne che nel comparto pasta, riso e farine, e da minori immobilizzazioni immateriali e finanziarie; nonostante la buona solvibilità, le imprese dipendono ancora da fonti esterne di finanziamento con evidenti difficoltà nell’accesso al credito e nel finanziamento degli investimenti.  

La dimensione economica delle imprese meridionali è inferiore in tutti i comparti, eccetto, ancora una volta, pasta, riso e farine: se le imprese medio-grandi coprono il 58% del fatturato dell’industria alimentare nazionale, solo il 23% è radicato al Sud. Pesa sempre, infine, il ritardo nell’innovazione tecnologica che relega le aziende del Sud dietro a quelle del resto del Paese.

 

Foto: © Aleksei Potov_Fotolia

redazione