Calogero Terregino è il responsabile del Centro di referenza nazionale per l’influenza aviaria e la malattia di Newcastle e del Laboratorio di referenza europeo per l’influenza aviaria e la malattia di Newcastle. I due centri hanno sede presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie
Nel suo ultimo report scientifico dedicato, l’Efsa ha sottolineato un alto rischio di introduzione e diffusione dei virus di influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) in Europa. Qual è la situazione epidemiologica nel continente?
Come previsto da un’analisi congiunta effettuata nell’estate del 2020 dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), il Centro di referenza europeo per l’influenza aviaria (EURL) e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), la circolazione di virus HPAI negli uccelli selvatici in Russia e Kazakistan e il successivo spostamento di uccelli migratori infetti verso i quartieri di svernamento hanno provocato in Europa nella stagione invernale migliaia di casi nell’avifauna e numerosi casi nel pollame. I Paesi più coinvolti da queste introduzioni sono stati quelli del Nord Europa come Germania, Regno Unito, Irlanda, Olanda, Danimarca, Belgio, Polonia, Francia e Svezia. L’entrata del virus in aree densamente popolate di avicoli in alcuni Paesi come la Germania e la Francia, ha dato origine a casi secondari dovuti alla diffusione dell’infezione da un allevamento all’altro. La situazione aggiornata dell’epidemia europea da HPAI è disponibile sul sito dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (sede del Centro di referenza nazionale ed europeo per l’influenza aviaria) a questo indirizzo: https://www.izsvenezie.it/temi/malattie-patogeni/influenza-aviaria/situazione-epidemiologica-hpai-europa/.
Qual è invece il livello di rischio per gli allevamenti avicoli italiani?
Negli ultimi vent’anni il settore avicolo nazionale è stato interessato da diversi episodi epidemici di influenza aviaria sia ad alta (HPAI) che a bassa patogenicità (LPAI). La maggioranza dei casi si è concentrata nelle aree ad alta densità di aziende avicole (Densely Populated Poultry Areas, DPPAs), localizzate nel Nord Italia, zone caratterizzate dalla presenza di aree umide in corrispondenza di rotte migratorie e siti di svernamento di numerose specie di uccelli selvatici. Da ciò si evince che il rischio d’introduzione nella stagione invernale e nelle aree densamente popolate di avicoli di alcune regioni italiane come Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna è molto alto e pertanto, soprattutto in questi territori, è prevista l’attuazione di opportune misure di mitigazione del rischio al fine di prevenire focolai di influenza aviaria nel pollame. In Italia in questa stagione invernale abbiamo avuto modo di individuare virus ad alta patogenicità negli uccelli selvatici attraverso attività di sorveglianza passiva sul territorio nazionale, che prevedono indagini diagnostiche su soggetti rinvenuti morti o gravemente malati, ma soprattutto attraverso una sorveglianza attiva che prevede l’analisi di campioni prelevati da uccelli abbattuti durante le attività venatorie o catturati per motivi di studio sulla fauna e l’ambiente e per l’inanellamento a scopo scientifico. Attualmente (al 12.02.2021) è stato notificato un solo caso in uccelli domestici relativo ad un piccolo allevamento rurale in provincia di Ravenna. Nessuna filiera avicola commerciale è stata coinvolta. Anche questi dati sono disponibili sul sito dell’IZSVe al seguente indirizzo: https://www.izsvenezie.it/temi/malattie-patogeni/influenza-aviaria/situazione-epidemiologica-HPAI/.
Annualmente in Italia viene adottato un Piano nazionale di sorveglianza. Quali sono le sue finalità e come si attua – a grandi linee – la sorveglianza?
L’obiettivo del Piano nazionale di sorveglianza per l’influenza aviaria è l’individuazione tempestiva di casi di influenza aviaria ad alta (HPAI) e a bassa patogenicità (LPAI), al fine di proteggere il pollame delle aziende avicole e salvaguardare la salute pubblica e degli animali. L’analisi della situazione epidemiologica e dei fattori di rischio presenti nelle aree ad alta densità di aziende avicole sono alla base della definizione della numerosità campionaria e della frequenza del campionamento negli allevamenti di pollame di tutto il territorio nazionale. Su questa base, sono state quindi identificate province ‘ad alto rischio’ in cui attuare un monitoraggio con frequenza elevata, appartenenti alle regioni Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto, e province ‘a rischio medio’ da sottoporre a monitoraggio con frequenza minore appartenenti alle regioni Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Umbria e Veneto. La restante parte del territorio nazionale è stata classificata ‘a basso rischio’ e le attività di sorveglianza sono basate sulla notifica di casi e sospetti di influenza aviaria (sorveglianza passiva) e sulla sorveglianza attiva negli allevamenti rurali. In generale, sono considerati a maggior rischio d’introduzione gli allevamenti all’aperto o free-range, ricadenti nelle aree di svernamento degli anatidi selvatici. I controlli previsti nelle aziende avicole consistono in visite cliniche ed esami sierologici e/o virologici per individuare soggetti positivi verso virus influenzali. È inoltre attivo un sistema di early warning mediante il precoce rilevamento e segnalazione di qualsiasi evento che possa indurre un sospetto di influenza aviaria. È previsto infatti dalla normativa vigente che tutti i casi sospetti dal punto di vista clinico siano obbligatoriamente segnalati dagli allevatori o dai veterinari aziendali alla Autorità sanitarie competenti per avviare in tempi rapidi gli opportuni accertamenti.
Qual è il ruolo del Centro di referenza nazionale per l’influenza aviaria presso l’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie?
Il Centro di referenza nazionale per l’influenza aviaria ha diversi compiti. Tra i principali si annoverano: fornire supporto e consulenza specialistica ai Servizi sanitari regionali e al ministero della Salute per la predisposizione di piani d’intervento; fornire assistenza tecnica ai laboratori distribuiti sul territorio nazionale e confermare la diagnosi effettuata da altri laboratori; produrre e distribuire agli altri laboratori, o altri enti di ricerca, reagenti di referenza, quali antigeni, anticorpi e antisieri per l’esecuzione di esami diagnostici; realizzare corsi di aggiornamento su metodiche di analisi e di diagnosi e sull’organizzazione dell’indagine epidemiologica e la gestione delle emergenze sanitarie; caratterizzare i virus individuati al fine di valutarne il loro potenziale patogeno per gli animali e l’uomo.
Fondamentali per la prevenzione dell’infezione sono le misure di biosicurezza. Quali sono le principali azioni che devono adottare gli allevamenti per ridurre i rischi?
Le aziende avicole e gli allevatori devono seguire le prescrizioni emanate dalle autorità sanitarie in materia e in particolare quanto previsto dall’Ordinanza del ministero della Salute del 26 agosto 2005 e successive modificazioni. La biosicurezza è fondamentale per prevenire l’insorgenza di focolai e la diffusione della malattia ed è necessario che tutti gli attori del settore avicolo ne abbiano piena consapevolezza. Disinfettare, allontanare, isolare e vigilare: queste sono le quattro aree di attività cruciali per contrastare la diffusione dell’influenza aviaria negli allevamenti. Disinfettare ambienti, attrezzature e il personale che accede all’allevamento; allontanare in modo sicuro le deiezioni degli animali (pollina) e rimuovere le carcasse degli animali deceduti stoccandoli in idonee celle di congelamento e sottoporle periodicamente ad accertamenti diagnostici; isolare l’allevamento limitando l’ingresso del personale esterno; controllare regolarmente lo stato di salute degli animali avvisando tempestivamente i veterinari ufficiali in caso di segni sospetti di circolazione di virus influenzali. Nei periodi a maggior rischio, come quelli delle migrazioni invernali di uccelli selvatici, è estremamente importante che gli allevatori facciano di tutto per evitare il contatto diretto e indiretto tra gli uccelli allevati e gli uccelli selvatici, confinando gli animali in luoghi opportunamente progettati e organizzati per impedire l’ingresso degli uccelli selvatici e custodendo le attrezzature, i materiali, le lettiere vergini e i mezzi meccanici al chiuso in modo da evitare qualsiasi contaminazione da parte dell’avifauna.
In termini di sicurezza alimentare, qual è la situazione della filiera avicola nazionale?
In tema di influenza aviaria bisogna in primo luogo precisare che non c’è alcuna evidenza scientifica di trasmissione di virus influenzali attraverso il consumo di carni avicole o uova, specie dopo accurata cottura ( gt;70 deg;C). I controlli sistematici e il divieto di destinare al consumo prodotti provenienti da allevamenti sede di focolai di influenza aviaria ad alta patogenicità garantiscono che non si possano mettere in vendita prodotti potenzialmente contaminati da virus HPAI. Gli allevamenti in cui è confermata la presenza del virus vengono posti sotto sequestro e le carni distrutte. In generale il sistema dei controlli ufficiali sugli alimenti di origine animale in Italia è tra i migliori al mondo. La sicurezza alimentare è garantita da controlli capillari. I volatili domestici destinati alla macellazione sono sottoposti a visita sanitaria da parte di un veterinario ufficiale prima della macellazione nell’azienda d’origine. Nel contesto dei controlli per l’influenza aviaria, dagli animali vengono prelevati dei campioni da testare in laboratorio e inviati al macello solo se clinicamente sani e negativi agli esami diagnostici. Successivamente le carcasse, dopo la macellazione, sono sottoposte ad ispezione da parte di un veterinario ufficiale. Anche negli stabilimenti che lavorano ulteriormente le carni di pollame il veterinario ufficiale garantisce la sorveglianza e il controllo sulla lavorazione delle carni stesse, nonché il controllo dell’igiene generale dello stabilimento. Le carni che il veterinario ufficiale ritiene possano rappresentare un rischio per la salute umana, o anche per salute degli altri animali, sono sequestrate.
Salvatore Patriarca