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Infrastrutture per la crescita dell’agroalimentare italiano

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C’è un dibattito che va avanti da alcuni mesi in Italia sul futuro del nostro sistema di infrastrutture. Un dibattito alimentato dalla consapevolezza che la crescita dell’economia nazionale e l’aumento delle nostre capacità di approvvigionamento di materie prime, di produzione e di esportazione dei prodotti italiani verso l’estero sono legati alla realizzazione di direttrici logistiche moderne e integrate per garantire un trasporto sostenibile, veloce, sicuro ed efficace. Qualunque altra visione, che non sia una prospettiva di potenziamento e miglioramento del sistema infrastrutturale attualmente esistente e fortemente datato, contrasta con la possibilità stessa di sviluppo dell’economia tricolore.

L’Italia è un Paese manifatturiero e non è pensabile per il nostro Paese – come alcuni sostengono – il passaggio della nostra economia manifatturiera a un’economia dei servizi, sostenendo perciò che sarebbe così superflua l’implementazione della rete infrastrutturale esistente. Non è vero e non così.

La parte relativa ai servizi cresce, ed è innegabile. Ma la forbice di distanza rispetto alle merci è ancora molto ampia e lo resterà in futuro. L’Italia è un’economia che produce oggetti, manufatti e deve trasportare la materie e i prodotti finiti che ne derivano, per collocarli sui mercati nazionali e internazionali. Per dare un’idea concreta si pensi come, nel 2018, le esportazioni di servizi sono ammontate a 108 miliardi di euro; quelle di beni materiali a 474 miliardi di euro. E, anche guardando al prossimo futuro, nel 2021 le previsioni danno le esportazioni dei servizi a 116 mld di € e quelle dei beni a 541 miliardi di euro.

Questo discorso vale ancora più per una filiera come quella alimentare che ha sempre fatto della tipicità e della specificità territoriale dei suoi prodotti i suoi elementi distintivi a livello mondiale, ma che sta soffrendo in modo enorme la mancanza di competitività che deriva da una rete di infrastrutture – strade, ferrovie, porti – vecchia, inadeguata e che non consente corridoi pluri e intermodali dove potere integrare le diverse modalità di trasporto.
Per tale ragione anche Assalzoo ha supportato l’azione di Confindustria e delle altre Organizzazioni per favorire un piano di ammodernamento delle infrastrutture, fondamentale per dare impulso all’agroalimentare italiano e necessario anche a coprire il vistoso gap esistente per il nostro Paese rispetto a tutti i nostri principali partners e competitors commerciali.

Si tratta di un piano necessario che deve essere avviato con urgenza per consentire alle nostre imprese di raggiungere i mercati che contano e di poter diversificare i rischi. Un piano che preveda una profonda ristrutturazione per rendere adeguate alle attuali esigenze le dotazioni infrastrutturali riguardanti sia le reti fisiche che quelle digitali.

Un aspetto irrinunciabile per la nostra economia. Sulla base dei più recenti studi gli indicatori mostrano un forte ritardo dell’Italia rispetto ai principali concorrenti nei sistemi di trasporto delle merci, un divario che in termini di qualità della logistica costa all’Italia circa 70 miliardi di euro di “export perduto”. È questo il valore dell’export che si potrebbe recuperare se solo l’Italia riuscisse a colmasse il gap logistico oggi esistente ad esempio con la Germania.

Trasporto marittimo, ferroviario, aereo, fluviale e su strada devono integrarsi in una complessa catena logistica, senza creare contrapposizioni tra le diverse forme di trasporto ma integrandole in un’ottica di efficienza complessiva.

Per un’economia che – come quella italiana – basa più del 30% del proprio Pil sull’export, investire in infrastrutture di trasporto è condizione indispensabile di competitività.

Ciò nonostante è previsto che gli investimenti infrastrutturali italiani continueranno a crescere ben al di sotto della media dei Paesi avanzati. Parliamo del 2,8% dell’Italia contro il 3,4% della Germania e addirittura il 4,3% degli altri Paesi più sviluppati.

Occorre pertanto avviare una vera e propria “rivoluzione” del sistema logistico nazionale perchè solo portando a termine un programma di ammodernamento infrastrutturale, allineandolo almeno a quello dei Paesi più sviluppati, sarà possibile sfruttare appieno le potenzialità di crescita economica del nostro Paese.

Una condizione imprescindibile soprattutto per un settore come quello agroalimentare per il quale – pur rappresentando uno dei settori con le maggiori prospettive di sviluppo – non è sufficiente da solo lo sforzo costante delle imprese ma per il quale diventa ormai vitale il supporto di una rete di infrastrutture adeguata che possa assicurare una logistica nazionale sempre più efficiente e che sia anche sostenibile dal punto di vista economico e ambientale.

Se si vuole assicurare un futuro a questo Paese e alle giovani generazioni, è da qui che bisogna ripartire. Pensare a come muovere in maniera sostenibile la grande produzione industriale dei distretti italiani verso il mercato interno e soprattutto verso quello internazionale.

 

Foto: Pixabay

Marcello Veronesi – Presidente Assalzoo