Il settore delle materie prime per l’industria mangimistica si presenta nel 2024 con dinamiche di mercato complesse e scenari diversificati per mais, soia e orzo, come evidenziato dal rapporto ISMEA di ottobre 2024. Tra produzioni in calo in Italia, oscillazioni di prezzo e una domanda in crescita per l’industria zootecnica, l’attenzione si concentra sulle implicazioni per il commercio e l’approvvigionamento.
Le difficoltà produttive italiane, unite alla crescente domanda dell’industria mangimistica, alimentata dalla ripresa delle produzioni zootecniche, prefigurano un aumento delle importazioni di materie prime nel medio termine. La domanda è trainata anche dalle ottime performance dell’export di prodotti trasformati, come salumi e formaggi.
Con un mercato globale caratterizzato da stabilità per il mais e prospettive flessive per la soia, le aziende italiane dovranno adattarsi a un contesto in evoluzione, bilanciando approvvigionamenti esteri e valorizzazione delle produzioni nazionali.
I dati Istat ancora provvisori indicano per il mais un raccolto di 5,4 milioni di tonnellate, in lieve crescita annua (+1,3%), grazie all’aumento delle rese. Tuttavia, operatori del settore segnalano una visione più pessimistica, citando eventi meteoclimatici sfavorevoli e problematiche sanitarie come fattori che potrebbero ridurre i raccolti. Anche per la soia e l’orzo si registrano flessioni rispettivamente del -4,7% e -6% rispetto al 2023. I prezzi del mais mostrano una relativa stabilità: a settembre 2024, il prezzo della granella si è attestato a 224,88 €/t (-0,7% rispetto a luglio), con una lieve rivalutazione a ottobre (+0,4%). Al contrario, la soia ha registrato una significativa contrazione, scendendo a 436,50 €/t (-9% rispetto a luglio), a causa di previsioni di produzione record a livello globale.
Nel 2023, il deficit della bilancia commerciale del mais e dell’orzo si è ridotto grazie alla diminuzione dei volumi importati e dei prezzi medi all’import. Nei primi sei mesi del 2024, però, l’incremento dei volumi in ingresso ha portato a una riduzione dei costi, soprattutto per la soia, le cui importazioni continuano a crescere (+6,2% su base annua).