Più uova, farina, pasta ma anche salumi e formaggi stagionati. Le misure anti-coronavirus hanno cambiato la composizione del carrello della spesa in Italia. Con il lockdown di marzo, e quindi il fermo della ristorazione, le limitazioni agli spostamenti e lo smart working, gli acquisti dei prodotti alimentari sono stati rivolti al solo consumo domestico, condizionando così il dato della spesa nell’intero primo trimestre del 2020. Secondo i dati di Ismea c’è stato un incremento del 7%, il maggiore del decennio. Solo a marzo gli acquisti sono balzati del 18%.
Hanno dominato i prodotti a Largo consumo confezionato (+9,7% nel trimestre, 20% a marzo) ma anche i freschi hanno conosciuto un rialzo (+1,1% e +9% nel mese di emergenza). Più contenuto l’aumento della spesa di bevande (sopra il 5%).
Nelle prime settimane si è concretizzato un effetto dispensa che ha portato i consumatori a comprare prodotti conservabili come riso, pasta e conserve. E si è assistito anche a un’espansione della cucina homemade con la preparazione di pizza, pane e dolciumi. E quindi su gli acquisti di farina e uova, soprattutto. Esaurito questo effetto scorta, si stima che la spesa dovrebbe mantenersi sui livelli di +5% anno su anno.
Prodotti di origine animale
Come per l’intera spesa alimentare, anche per le proteine animali c’è stata una netta inversione di tendenza rispetto al 2019. La spesa delle uova è aumentata del 14%, ben sopra la media, con delle settimane nelle quali gli acquisti hanno superato del 50% i valori dello stesso periodo dello scorso anno. Per la carne l’aumento è stato del 6,3% soprattutto grazie alle carni bianche. I prodotti dell’avicoltura hanno conosciuto un aumento del 20% nelle prime settimane di marzo, sfiorando il 9% come dato complessivo del trimestre. Queste carni sono state poi tra i pochi prodotti interessati da un aumento dei prezzi, in un panorama di generale stabilità.
Dopo un inizio in sordina, a marzo le carni bovine hanno recuperato arrivando a un generale +4% (ma +18% da febbraio a marzo). Per le carni suine fresche, invece, il +6,4% è riconducibile all’aumento di prezzo della materia prima con i volumi in leggero calo.
Per i salumi le condizioni generali hanno favorito l’acquisto di prodotti affettati condizionati (dal +9% del prosciutto cotto al +7,5% del salame). A marzo si è registrato il dato che ha pesato su quello generale: +27% le vendite di prosciutto crudo e cotto preaffettato.
Anche i formaggi hanno recuperato sul 2019. Sono andati bene i formaggi duri (+8,2%), i freschi (+7,9%), quelli industriali (+9,5%). Ottima performance del latte Uht che supera il 12% su base tendenziale.
Derivati dei cereali
Come accennato, la farina è stato uno dei prodotti che più ha subito la corsa alle scorte e la riscoperta del ‘fatto in casa’. Per alcuni giorni in molti punti vendita è stata addirittura introvabile. Gli acquisti hanno toccato anche aumenti del 160% mentre il dato complessivo è stato del +36%. Su anche gli acquisti di pasta e riso, rispettivamente +17% e 20%, con livelli sopra il 50% tra febbraio e marzo. Tutto il comparto è cresciuto dell’8%.
Ortofrutta
Su frutta e verdura i consumatori hanno riorientato le proprie scelte. Per la frutta c’è stato comunque un aumento del 6% anno su anno, così come per la verdura, con un rialzo che sfiora l’8%. Il traino è arrivato dai prodotti trasformati a cominciare da quelli a base di pomodoro (+19,2%). In generale si sono preferiti prodotti meno deperibili come le patate o i cavolfiori, mentre gli agrumi hanno spinto la domanda di frutta.
In crescita anche la spesa di oli e grassi vegetali (+8%) dopo due anni chiusi col segno meno. L’incremento dell’olio Evo è stato del 6%, dell’11% per quello di semi.
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red.