I consumi dei prodotti agroalimentari sono in aumento rispetto allo scorso anno ma la spinta propulsiva del primo semestre è in frenata. Nei primi nove mesi dell’anno c’è stato un aumento dello 0,8% rispetto al 2018 ma nei primi sei mesi la differenza era più marcata: +1,1%. Il terzo trimestre del 2019 ha portato così a un ridimensionamento, con un andamento simile al 2018. Tra i diversi comparti, ha rallentato la crescita della carne fresca, mentre i consumi di latte e formaggi sono stabili.
Sono gli ultimi dati di Ismea (panel Ismea Nielsen) sui consumi delle famiglie italiane da gennaio a settembre 2019. L’aumento rilevato su base annua è da ricondurre quasi del tutto all’aumento dei prezzi (confermato dal +0,7% dell’indice dei prezzi al consumo dell’Istat a settembre su base annua). I volumi sono invece stabili in quasi tutti i settori.
Carne
La ripresa dei consumi di carne fresca è in frenata, con una spesa complessiva invariata su base tendenziale. Nei primi nove mesi del 2019 c’è stato un aumento dei prezzi su tutte le carni ma i volumi sono in leggero calo. La spesa di carni avicole supera l’1% ma gli acquisti su base annua scendono dello 0,6%. Anche la spesa di carne bovina è in crescita (+0,4%) ma non i volumi (-0,8%). Ottima prestazione per l’hamburger di scottona italiana, un prodotto che sta incontrando il favore dei consumatori. La domanda è in costante aumento: +32% dei volumi acquistati nel 2019 anche a fronte di prezzi in salita.
Numeri negativi per i suini (acquisti in calo di quasi 3 punti percentuali e per la spesa -0,5%). Determinante è stato l’aumento dei prezzi medi che riflette le dinamiche recenti sui mercati con la domanda cinese in salita per la Peste suina africana. Continua invece il calo dei volumi delle carni ovine e cunicole (rispettivamente a -10% e -18%). Stabili infine le vendite dei prodotti lavorati (-0,5 volumi, +1,5 spesa). Boom della bresaola (+7% in spesa e volume), tengono i salami (+0,4% e +1,5) mentre perdono quota i prosciutti, crudi e cotti, e i wurstel.
Latte e derivati
Il settore è stabile dopo un lungo periodo negativo. Crescono gli acquisti dei formaggi freschi (+0,8%), i volumi di quelli molli (+0,7%), mentre calano i volumi dei semiduri e gli acquisti dei duri (ma l’aumento dei prezzi medi porta la spesa a +1,2% a fronte del calo del 4,2% dei volumi). Continua la discesa degli acquisti di latte, anche di quello fresco che in precedenza aveva resistito all’erosione.
Pasta e pane
La spesa complessiva supera di 0,8 punti percentuali i valori dei primi nove mesi del 2018. Si tratta di un rimbalzo rispetto al 2017/2018. Bene i sostituti del pane (+2,1% i volumi, +2,9% la spesa), i primi piatti pronti (+1,9% i volumi), quelli per la prima colazione (+0,7%). Male la pasta (-0,6% in volume e +2,1% per la spesa). Diminuisce ancora il consumo in casa di pane fresco (-3,3% i volumi) ma, a fronte della maggiore tendenza a mangiare fuori a pranzo, il consumo di panini e pizze potrebbe bilanciare questa contrazione.
Olio
Oli e grassi vegetali ancora in terreno negativo. Dopo il -7,6% del 2018 ecco il -6,2% per la spesa del 2019. Sulle vendite dell’olio extra-vergine d’oliva ha pesato lo scarso raccolto. Sono diminuite le vendite nei canali di vendita diretta (prodotto ad alto valore unitario) e sono aumentate quelle nella distribuzione dove le bottiglie d’olio sono state vendute a prezzi molto bassi. Il risultato più volumi e spesa complessiva in calo.
Ortofrutta e bevande
Il comparto delle bevande è caratterizzato da numeri positivi. Salgono ancora le vendire di acqua minerale (+0,9% in volume e +1,4% in spesa, quasi 8 miliardi i litri acquistati), i prodotti “energetici” (+7% i volumi e +6% la spesa), gli aperitivi (+4,4% in volume e +6,8% in valore), le birre (+1,1% i volumi e +1,8 la spesa), vini e spumanti. Segno più anche per la spesa di ortaggi freschi: +4,2%.
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redazione