Il 22% delle aziende agricole italiane pratica la vendita diretta. Inoltre, la metà ricorre in esclusiva a questa forma di commercializzazione. È quanto emerge da un’indagine condotta da Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) su mille aziende appartenenti ai vari comparti agricoli.
L’indagine evidenzia che il canale di sbocco preferenziale delle aziende con allevamenti da carne è l’industria di prima trasformazione, a cui destinano il 43% dei capi allevati. Invece, per le aziende della zootecnia da latte è più rilevante la quota di produzione destinata agli organismi associativi (Cooperative, Associazioni, OP, Consorzi), che è pari al 46%. Questo vale anche nel caso dei viticoltori (39%) e degli operatori specializzati in seminativi (38%) e legnose (31%). Gli ultimi due settori, però, destinano una quota della produzione altrettanto rilevante agli intermediari commerciali. Secondo Ismea il 35% della produzione nazionale di olio di oliva viene venduta direttamente al consumatore finale. La vendita diretta interessa, infatti, il 44% delle aziende olivicole intervistate. Per la maggior parte, inoltre, rappresenta l’unico canale di commercializzazione.
Per quanto riguarda i mercati di destinazione, la quota destinata all’estero ammonta al 4% del totale, di cui il 3% verso i Paesi europei e l’1% verso i Paesi Extra-Ue. Le percentuali sono analoghe per tutti i comparti, a eccezione delle aziende olivicole e vitivinicole, per le quali la quota estera sul totale commercializzato ha un’incidenza più rilevante, pari rispettivamente al 7% e al 13%. La principale destinazione geografica è la provincia stessa di localizzazione dell’azienda, cui viene destinata una quota pari al 74% del totale commercializzato.
L’Istituto sottolinea, inoltre, che la tipologia contrattuale più diffusa tra le aziende intervistate è il contratto scritto di durata uguale o inferiore all’anno. Ma molti imprenditori praticano ancora l’accordo verbale, in fase preliminare al contratto scritto o perché attinente a cessioni di prodotti realizzate in seno a un organismo associativo. Per oltre la metà degli operatori il prezzo viene fissato sulla base di quello praticato, al momento della stipula del contratto, dai principali mercati di riferimento, ma con aggiustamenti alla consegna in base alla qualità del prodotto. Le aziende che aderiscono a una cooperativa si basano, invece, sul prezzo di liquidazione fissato dalla cooperativa stessa.
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