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Ismea, più superfici e raccolto per il mais ma rese in calo

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Prezzi in calo all’avvio della nuova stagione per il mais, con le prime stime che parlano di un recupero delle superfici e dei raccolti rispetto alla scorsa annata all’interno, però, di un sistema produttivo fortemente differenziato dal punto di vista territoriale. Stabile invece la quotazione della soia nei primi quattro mesi della nuova stagione, la cui produzione è rivista al ribasso con raccolti e superfici in flessione. E per entrambe le commodities peggiora il disavanzo della bilancia commerciale. Ismea ha aggiornato i numeri relativi alla produzione di mais e soia nel suo ultimo report.

Mais

La campagna 2018/19 ha consegnato un prezzo medio nazionale della granella pari a 80,25 euro a tonnellata sulla piazza di Bologna e 184,35 euro/t a Milano. Con l’avvio della nuova campagna, da luglio quindi, le quotazioni hanno cominciato a scendere fino a toccare, a ottobre, 172 euro/t a Bologna e a 172,70 euro/t a Milano (rispettivamente -31% -5,1% su ottobre 2018). Sul mercato pesa ancora la buona disponibilità delle scorte dello scorso anno, anche se le prime stime mostrano un recupero delle quotazioni a seguito della flessione di raccolti e scorte mondiali. 

I dati non sono ancora definitivi, ma l’Istat evidenzia un aumento delle superfici verso i 632 mila ettari, con un aumento del 7% circa sul minimo storico dello scorso anno. Anche i raccolti sono indicati in aumento ma a un passo più rallentato delle superfici a causa del calo delle rese unitarie. Il raccolto dovrebbe crescere del 2,5% e toccare quota 6,3 milioni di tonnellate ma le rese scendono a 10 tonnellate per ettaro contro le 10,5 del 2018. 

L’istituto, grazie alle indicazioni di alcuni interlocutori privilegiati, riferisce infine una forte varietà nell’andamento dei principali areali produttivi. In alcuni areali della Lombardia ma soprattutto del Veneto, il calo delle rese potrebbe superare il 4% a livello nazionale indicato dall’Istat. Potrebbe addirittura superare il 10% a causa delle basse temperature e delle forti piogge di maggio. In alcuni tratti degli areali sono stati anche segnalati dei problemi di ordine sanitario.

Soia

La scorsa stagione commerciale ha indicato una flessione dei prezzi all’origine, in media pari a 338,03 euro/t, conseguenza della crescita dei raccolti mondiali e soprattutto delle scorte nel 2018. Nei primi quattro mesi della campagna di commercializzazione in corso si è raggiunta una stabilità con 339,40 euro/t a ottobre 2019 (+1,5% su ottobre 2018). Le prospettive sono di una ripresa dei listini per via del rilevante calo delle scorte mondiali.

Per il settore produttivo l’andamento è diverso rispetto al mais. Gli investimenti sono in calo del 16%, a 274 mila ettari, dopo il record di oltre 326 mila ettari dello scorso anno. Di conseguenza anche i raccolti dovrebbero risultare in flessione a 963 mila tonnellate contro 1,1 milioni dello scorso anno. Le superfici inferiori sono dovute al calo dei prezzi all’origine che ha reso la coltivazione meno remunerativa.

Commercio con l’estero

Da gennaio a luglio, per la granella di mais, il deficit strutturale della bilancia commerciale è peggiorato rispetto allo scorso anno (+10,5%) per via della forte crescita delle importazioni (+9,5% in volume e +0,6% in valore unitario). Molto maggiore l’incremento del deficit per la soia, pari al 21,8%. L’import è diminuito in valore di poco più del 6% su base tendenziale ma ci sono stati forti aumenti dei volumi: +27%. Al contrario, per le farine di soia, c’è stato un miglioramento del deficit (-13,1%) da attribuire alla consistente riduzione dei volumi importati.

Nel mondo

Per il 2019 il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti prevede una leggera flessione globale dei raccolti di mais che dovrebbero arrivare a 1,1 miliardi di tonnellate, con un calo dell’1,7% soprattutto per la performance dello stesso Paese nordamericano, con un calo della produzione del 4,4%, e in parte della Cina, mentre Argentina e Brasile saranno stabili. Inoltre si stima un leggero calo della domanda mondiale dell’1,3% dopo il massimo storico dell’annata precedente; il consumo dovrebbe mantenersi a livelli superiori determinando così una riduzione delle scorte del 6,6%. 

Anche per la soia la prestazione degli Stati Uniti condizioneranno il mercato globale. Le stime parlano di un calo del 19,8% per gli Usa tra il 2019/20 e l’annata precedente, mentre la flessione globale sarà del 5,5%. Anche in Argentina ci sarà un calo, positiva invece la stima per la Cina (rispettivamente -4,2% e +7,5%). Come per il mais i maggiori consumi rispetto a offerta faranno diminuire le scorte (-13,3% a 95,2 milioni di tonnellate).

Orzo

Tra ottobre 2019 e ottobre 2018 i listini sono in calo sia su Bologna che su Milano. Per la produzione Ismea indica un incremento della resa del 4,9%, con un aumento del 3,3% della produzione a fronte di un calo delle superfici dell’1,6%. Scendono ancora una volta le importazioni: -22,6% tra gennaio-luglio 2019 e lo stesso periodo del 2018 dopo il -23,1% tra 2018 e 2017.

 

Foto: Pixabay

redazione