I prodotti di eccellenza dell’agroalimentare italiano conquistano sempre più peso sui mercati esteri. Nel 2019 la crescita delle esportazioni ha superato il 7% rispetto al 2018. È uno dei dati emersi dall’ultimo rapporto Ismea-Qualivita sulle produzioni agroalimentari e vitivinicole Dop Igp Stg italiane. La Dop economy consolida dunque la sua vocazione all’export, forte dei valori che trasmette: dall’identità nazionale alla qualità. Ma il comparto fa leva anche sul legame con il territorio, con la tradizione e la storia dei luoghi da cui trae origine. E a questi continua a restituire valore: lo scorso anno è cresciuto anche il dato relativo all’impatto economico territoriale. In diciassette regioni su venti l’indicatore è infatti aumentato.
Sul fronte delle spedizioni internazionali, tutta la Dop economy ha fruttato un valore all’export pari a 9,5 miliardi di euro, +5,1% rispetto al 2018, pari al 21% delle esportazioni di tutto il comparto. Solo l’agroalimentare, quindi con l’esclusione del segmento vitivinicolo, ha visto aumentare il valore all’export a 3,8 miliardi di euro, con un rialzo pari al 7,2% annuo. Dal 2009 il valore prodotto è più che raddoppiato, con un balzo del 162% in dieci anni.
I principali mercati di destinazione restano Germania (786 milioni), Stati Uniti (711 mln), Francia (525 mln) e Regno Unito (273 mln), seguite poi da Spagna e Canada (rispettivamente 177 e 96 mln). L’Europa resta ancora il partner principale rispetto al resto del mondo assorbendo il 57% del totale del Made in Italy di qualità spedito fuori dai confini nazionali (il valore all’export continentale è in crescita del 9,5%). Tra le merci più acquistate i formaggi, con un valore che supera i 2 miliardi di euro per la prima volta, seguiti dagli aceti balsamici.
Solo tre regioni con impatto territoriale in calo
Il patrimonio delle Ig italiane è formato da 838 prodotti, di cui 312 agroalimentari. È il primo Paese al mondo per numero di Dop e Igp. Tutte le province italiane beneficiano della presenza di unità produttive sul territorio. Nel 2019 – riferiscono Ismea e Qualivita – l’85% delle regioni italiane ha visto aumentare le ricadute economiche di questa produzione. Solo Trentino Alto Adige e le due isole hanno fatto segnare un arretramento dell’entità dell’impatto della Dop economy.
A livello geografico persiste un netto sbilanciamento a favore del Centro-Nord. Le prime cinque regioni per valore complessivo sono infatti Veneto, Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Toscana. E tutte superano il miliardo di euro, con la sesta regione, il Friuli Venezia Giulia, che lo sfiora. Restringendo il campo al solo cibo, cambia la graduatoria con la presenza sul podio di una regione del Sud: la Campania, al terzo posto, condivide il podio con Emilia-Romagna e Lombardia e precede Veneto e Piemonte.
redazione