Meno aziende agricole ma più grandi. In 38 anni, sono scomparse 2 fattorie su 3, ma nello stesso tempo la loro dimensione media è più che raddoppiata: la superficie agricola utilizzata , infatti, è passata da 5,1 a 11,1 ettari medi per azienda. Questa è la fotografia del comparto agricolo delineata dal 7° Censimento generale dell’Agricoltura svolto dall’Istat tra gennaio e luglio 2021, con riferimento all’annata agraria 2019-2020, dopo il posticipo imposto dal perdurare della pandemia.
I risultati del censimento Istat
Aziende che continuano a mantenere un’impronta familiare mentre l’intensità di manodopera si riduce. Nel 2020, in oltre il 98% delle aziende agricole si trovava manodopera familiare, anche se nella forza lavoro è stata progressivamente incorporata manodopera non familiare, che ha raggiunto 2,9 milioni, cioè il 47%. Nel 2010 era il 24,2%, più o meno la metà. Negli stessi 10 anni, la forza lavoro complessiva ha perso il 28,8%, in termini di addetti, e il 14,4% in termini di giornate standard lavorate.
Per la digitalizzazione invece c’è ancora molto da fare. Il settore, spiega ancora l’Istat, è approdato ancora solo marginalmente all’adozione di tecnologie digitali, sebbene la quota di imprese che si sono digitalizzate sia quasi quadruplicata in dieci anni, dal 3,8% nel 2010 al 15,8% nel 2020.
Intanto l’analisi statistica si dinamizza visto che, come annunciato dal presidente dell’Istat, Gian Carlo Blangiardo, non avrà più cadenza decennale ma permanente e attraverso indagini campionarie.
Novità apprezzata sia dal ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli che dal sottosegretario al Mipaaf Gian Marco Centinaio. “La quantificazione delle dinamiche di cambiamento in ambito rurale è cruciale – ha osservato Patuanelli – per poter avviare velocemente le politiche di sostegno alle imprese ma anche per supportare la nostra richiesta all’Unione europea di una azione comune più incisiva”.
Il commento del settore
Il 7^ Censimento generale dell’agricoltura dell’Istat ”fotografa il processo di rafforzamento imprenditoriale del settore primario”. Lo dice Confagricoltura in una nota sottolineando come dal rapporto emerga come le imprese siano impegnate nella diversificazione delle proprie attività, a partire dalla produzione di energia rinnovabile.
E strutture aziendali più organizzate portano per Confagricoltura anche un innalzamento dell’offerta di lavoro: “l’Istat descrive un settore in cui il lavoro familiare resta prevalente, ma che vede una crescita interessante di quello salariale”. Dall’indagine emerge con chiarezza anche un modello di impresa che coincide, sostanzialmente, dice ancora con quello a cui guarda Confagricoltura, che tuttavia avverte: ”bisogna allungare il passo. Ad esempio è ancora limitata la presenza di giovani agricoltori che, insieme all’imprenditoria femminile, sono in grado di dare una maggiore spinta verso la modernizzazione”.
“L’ultimo Censimento – conclude – descrive un mondo agricolo vitale e orientato allo sviluppo sostenibile, che può ancora crescere per conquistare nuovi spazi sui mercati interni e a livello internazionale”.