Come ogni anno l’Assemblea annuale Assalzoo, svoltasi il 26 giugno 2014 a Bologna, è stata l’occasione per presentare il bilancio del settore mangimistico per il 2013. Secondo le prime stime dell’Associazione – elaborate sulla base di un’indagine condotta tra i propri associati, che rappresentano oltre il 70% della produzione nazionale – nell’anno passato, la produzione complessiva di alimenti completi e complementari realizzata dall’industria italiana ha registrato un’ulteriore lieve flessione pari al -0,6%, passando così da 14.123.000 tonnellate del 2012 a 14.042.000 tonnellate nel 2013.
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PRINCIPALI INDICATORI ECONOMICI DELL’INDUSTRIA MANGIMISTICA ITALIANA (valori in euro correnti negli anni considerati)
Variabili |
Unità di misura |
2011
|
2012
|
2013 (stime)
|
Produzione |
migliaia di tonn. |
14.522 |
14.123 |
14.042 |
Fatturato |
milioni di euro |
7.550 |
7.710 |
7.350 |
Prezzi alla produzione |
variazioni % |
+3,0 |
+12,0 |
-3,5 |
|
variazioni % |
+ 2,6 |
+3,3 |
+3,4 |
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Investimenti fissi lordi |
milioni di euro |
130 |
100 |
95 |
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|
Utilizzo impianti |
in % |
65 |
65 |
60 |
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Numero di addetti |
unità |
8.500 |
8.500 |
8.500 |
Esportazioni |
milioni di euro |
270 |
299 |
350 |
|
|
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|
Importazioni |
milioni di euro |
709 |
732 |
734 |
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Saldo commerciale |
milioni di euro |
-439 |
-432 |
-384 |
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Fonte: Assalzoo
Tale flessione produttiva segue quella, peraltro più sensibile (-1,7%) che si era già registrata nel 2012. Tuttavia, va rilevato che pur dopo due anni di segno negativo la produzione di mangimi resta sopra la soglia delle 14 milioni di tonnellate, vale a dire non molto lontana dal picco storico raggiunto nel 2011. Va peraltro osservato che, in considerazione del lungo periodo di crisi economico-finanziaria ancora in atto, una riduzione della produzione era nelle attese del settore.
Se si tiene pertanto conto sia della situazione economica generale, cui si è fatto cenno, sia delle difficoltà che interessano il settore alimentare nel suo complesso e quello zootecnico in particolare, la produzione mangimistica ha di fatto tenuto, confermando il suo ruolo fondamentale quale fonte di approvvigionamento insostituibile per la sopravvivenza degli allevamenti nazionali in difficoltà anche a causa della forte concorrenza delle produzioni estere e del calo dei consumi interni.
La tenuta del settore mangimistico, del resto appare confermata anche se si considera l’andamento generale del settore agro-alimentare italiano – di cui l’alimentazione animale fa parte come primo anello della filiera – che è alle prese ormai da vari anni con un calo sensibile dei consumi interni e che solo grazie al positivo andamento delle esportazioni riesce a contenere le perdite. Nel 2013 la produzione dell’industria alimentare italiana ha, infatti, fatto registrare una ulteriore contrazione, pari allo 0,7% (che segue il -0,9% del 2012) e che risulta sostanzialmente in linea anche con la riduzione registrata dall’industria mangimistica.
In riduzione anche il fatturato
Il calo produttivo si è riflesso inevitabilmente anche sul fatturato realizzato dalle industrie mangimistiche che risulta diminuito sensibilmente, non solo a causa della minore produzione realizzata, ma anche per la riduzione del prezzo di alcune materie prime – segnatamente quelle cerealicole – accompagnata dalla tendenza dei mangimisti di comprimere al massimo delle proprie possibilità i margini per cercare di non gravare sulle difficoltà finanziarie in cui versano molti allevatori, evitando così ripercussioni ben più pesanti sul sistema zootecnico nazionale. Una situazione nel suo insieme certamente complessa, che si riflette sulle potenzialità future di un settore costretto a fronteggiare questa emergenza solo sue forze – anche per una pressione fiscale insostenibile e l’assenza di qualsiasi intervento pubblico a sostegno dell’economia delle aziende alle prese con il problema di cercare di salvare i posti di lavoro dei propri dipendenti e di continuare a portare avanti la propria attività. Inutile dire che tutto ciò si riflette pesantemente anche sulle capacità delle aziende di poter fare quegli investimenti necessari a garantire lo sviluppo della produzione e la loro stessa competitività.
La produzione mangimistica in dettaglio
Con riguardo ai dati di produzione, nel 2013, il calo produttivo ha riguardato tutte le macrocategorie di bestiame allevato, ad eccezione dei suini, un comparto quest’ultimo che, seppure in difficoltà, è riuscito a mantenere nella media dell’anno il segno positivo.
Nel dettaglio, il settore avicolo – pur restando saldamente il primo comparto della produzione mangimistica italiana con circa il 40% della produzione complessiva – ha di fatto segnato il passo (-0,1%), con forti cali della produzione per i mangimi destinati alle galline ovaiole e ai tacchini, controbilanciati quasi interamente dalla buona performance dei mangimi per “broilers” (+ 2,8%).
Per il settore bovino, si conferma anche per il 2013 la grave difficoltà dei bovini da carne – su cui pesano la contrazione dei consumi, ma soprattutto un una progressiva riduzione delle consistenze accentuata anche dalle notevoli difficoltà di reperire capi da ristallo – per i quali anche i mangimi registrano un’ennesima forte contrazione produttiva del 5,1% proseguendo così un trend negativo che si protrae dal 2008. In lieve incremento invece i mangimi per bovini da latte e in crescita più sensibile quelli per il comparto bufalino.
Per i suini, come accennato sopra, la produzione di mangimi ha segnato nella media d’anno una lieve crescita; tuttavia il dato non nasconde le forti difficoltà competitive dell’allevamento nazionale anche in questo comparto, per il quale si è assistito a una forte perdita delle consistenze che, in soli due anni, hanno perso quasi un milione di capi.
Segno negativo , infine anche per gli alimenti destinati alle altre specie animali, con perdite generalizzate nella produzione di mangimi per conigli, ovini, equini ed anche per il pet-food, che interrompe la serie positiva che durava ormai da anni. Da notare, al contrario, l’andamento nettamente positivo che interessato la produzione di alimenti per pesci che confermano le buone potenzialità della pescicoltura anche per il futuro.
PRODUZIONE DI MANGIMI COMPOSTI
ANNO 2013
(Quantità in migliaia di tonnellate)
MANGIMI
|
Anno 2012 |
Anno 2013 |
% sul totale |
Var. % 2013/2012
|
PRODUZIONE TOTALE
Di cui: |
14.123 |
14.042 |
100,0 |
– 0,6
|
di cui:
|
5.710
2.820 1.165 1.640
|
5.705
2.900 1.140 1.615
|
40,6
20,7 8,1 11,5
|
-0,1
+2,8 -2,1 -1,5 |
di cui:
|
3.555
2.630 685 100 |
3.510
2.645 650 105 |
25,0
18,8 4,6 0,7
|
-1,3
+0,6 – 5,1 +5,0 |
|
3.300 |
3.325 |
23,7
|
+0,8 |
di cui:
|
1.558
495 210 82 109 621 41 |
1.502
465 198 75 117 610 37 |
10,7
3,3 1,4 0,5 0,8 4,3 0,3 |
-3,6
-6,1 -5,7 -8,5 +7,3 -1,8 -9,8 |
(Fonte: Assalzoo)
Mercato e approvvigionamento di materie prime
Nell’analisi complessiva del settore mangimistico un cenno particolare deve essere riservato all’andamento di mercato delle principali materie prime utilizzate dall’industria per la preparazione degli alimenti composti per animali.
Un mercato dominato negli ultimi quattro anni da un rialzo generalizzato dei prezzi che ha portato le materie prime per l’alimentazione animale a toccare picchi storici mai raggiunti prima riflettendosi, naturalmente, sul costo dei mangimi e quindi su tutta la filiera zootecnica.
Nel 2013 si è tuttavia assistito ad una inversione di tendenza che ha riguardato in particolare le materie prime cerealicole, mentre è proseguito il trend nettamente rialzista per le quotazioni di tutte le materie prime proteiche.
Andamento dei prezzi delle principali
materie prime per mangimi*
-
2010/09
2011/10
2012/11
2013/12
MATERIE PRIME
%
%
%
%
Grano tenero
25,4
35,7
6,8
-7,5
Mais
28,2
34,1
-1,8
-6,3
Orzo
12,1
51,9
5,0
-4,4
Farina di soia
-2,2
-2,2
35,1
5,5
Farinaccio
26,1
40,1
2,1
-5,0
Crusca
30,2
31,1
11,5
-2,6
Germe di mais
29,6
37,1
7,8
-17,0
Farina glutinata
18,7
28,4
8,7
-0,3
Girasole
6,3
-4,2
29,1
12,4
Farina di erba medica
-20,1
9,8
31,5
7,3
Polpe di barbabietole
13,4
44,0
-0,1
11,9
Farina di pesce
41,6
-7,6
5,4
11,2
Oli vegetali
26,2
27,8
-4,5
-15,1
* Elaborazione Assalzoo su dati Borse merci Bologna e Milano
La situazione che riguarda il mercato delle commodities, è sicuramente destinata a mettere in evidenza per il futuro una volatilità sempre maggiore dei mercati, in cui a dominare sarà una forte instabilità dei prezzi determinata da una domanda in costante aumento a livello mondiale sia per uso alimentare umano che animale, sia per usi alternativi, specie energetici.
Un contesto, che penalizza in modo particolare Paesi che, come l’Italia, risultano essere fortemente deficitari a causa di una produzione interna insufficiente al proprio fabbisogno interno, che restano così maggiormente esposti agli umori del mercato, con tutte le conseguenze che ne derivano per le filiere a valle.
In proposito va sottolineato come, per il nostro Paese, alla cronica dipendenza dall’estero di frumento tenero, di orzo e di farine proteiche, si è aggiunto da qualche anno anche il mais, per il quale si è registrata una progressiva erosione delle superfici coltivate ed un conseguente forte incremento delle importazioni, che hanno sfiorato in questa ultima campagna di commercializzazione quasi il 40%. D
Dipendenza dall’estero di alcune tra le principali
materie prime per mangimi
-
PRODOTTI
FARINA SOIA
(tonn.)
MAIS
(tonn.)
GRANO T.
(tonn.)
ORZO
(tonn.)
Produzione nazionale
Importazione
Esportazione
400.000
2.634.426
147.937
6.503.222
3.877.242
28.512
3.432.101
3.790.368
24.868
684.419
617.340
9.130
Dipendenza dall’estero
91.3%
37,5%
52,7%
47,8%
Manca una politica di sostegno e sviluppo
A fronte di una situazione come questa, risulta del tutto sorprendente il quasi totale disinteresse del mondo politico sull’importanza strategica e sul ruolo fondamentale che il settore agricolo e zootecnico rivestono per il nostro Paese e dal quale dipende la capacità di assicurare livelli di auto-approvvigionamento alimentare in grado di soddisfare la domanda interna. Un disinteresse che appare pericoloso e difficile da giustificare dal punto di vista non solo economico ma anche sociale, che tollera passivamente la progressiva erosione delle nostre capacità di auto-approvvigionamento alimentare: produciamo, ormai, meno del 50% delle materie prime vegetali ed anche per quasi tutti i prodotti di origine animale (carni, latte, pesce) siamo costretti a ricorrere alle importazioni per quote sempre crescenti del nostro fabbisogno interno, esponendo il nostro sistema alimentare ad una crescente dipendenza dall’estero.
Occorre riportare l’agricoltura e la zootecnia al centro dell’interesse politico, economico e sociale del Paese, lavorando attivamente ad un piano di rilancio del settore che ne favorisca la ripresa, riattivando la ricerca scientifica pubblica, abbandonando i dannosi pregiudizi e il bigottismo demagogico che stanno distruggendo uno dei settori più importanti per la nostra economia, mettendo a disposizione degli operatori del settore agricolo quegli strumenti di innovazione, competitività e produttività, indispensabili a favorire una ripresa della crescita dell’intera filiera agroalimentare italiana, nel preminente interesse dell’intero sistema Paese e dei nostri consumatori.
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IPENDE
NZA
Giulio Gavino Usai – Assalzoo