Il contesto nazionale
La situazione in Italia nel comparto dei bovini e bufalini ed in particolare in quello del bovino da carne negli ultimi anni risulta caratterizzata da un sostenuto processo di contrazione della produzione di carni. Nel 2014 il patrimonio complessivo di bovini e bufalini, secondo l’indagine Istat di dicembre, è stato stimato pari a 6,1 milioni di unità (- 2,0% rispetto al 2013). Al suo interno, i bovini, con 5,8 milioni di capi, si attribuiscono una flessione dell’1,6%, seguiti dai bufalini per i quali, dopo anni di costanti incrementi, si registrerebbe una flessione dell’8,4%.
La dinamica delle macellazioni attraverso sia le specifiche rilevazioni Istat sia le risultanze dell’anagrafe bovina (BDN) mostrano, sia pure in misura differenziata, un settore che da tempo accusa un declino produttivo. Al riguardo, infatti, mentre i dati BDN mostrano un numero di bovini e bufalini annualmente pressoché stabile (da circa 3,0 milioni di capi nel 2010 a 2,6 milioni nel 2014), i dati Istat evidenziano un trend fortemente regressivo calando da 3,9 milioni di capi macellati nel 2010 a 2,6 milioni nel 2014. In pratica negli ultimi 5 anni secondo l’Istat il numero dei capi macellati sarebbe stato sensibilmente superiore a quello della BDN (dal + 30,8% del 2010 al +12,4% nel 2013), per poi allinearsi quasi perfettamente nel 2014 (appena -0,9% di scarto tra i due dati ma a favore di quelli BDN).
L’importanza rivestita dal comparto nell’economia nazionale, sia pure rappresentata con dati di fonti diverse, trova ulteriore conferma nel fatto che secondo Istat il complesso delle macellazioni a carni rosse (bovini, bufalini, ovi-caprini, suini e struzzi) nel 2014 avrebbe prodotto 2,1 milioni di tonnellate di carni – peso morto, registrando così una flessione totale del 18,9% dopo quella del 2013 (-5,2%). La quasi totalità di tale produzione è attribuibile alla macellazioni di bovini (inclusi i bufalini) e suini, che con poco più di 2 milioni di tonnellate complessivamente registrano un decremento del 18,7% (-4,8% nel 2013). Al loro interno, con una ulteriore flessione del 16,9%, la carne bovina e bufalina con appena 709,4 mila tonnellate nel 2014 avrebbe registrato il calo maggiore degli ultimi cinque anni rafforzando quella dell’ anno precedente (-13,0%).
Ne consegue che il nostro Paese si caratterizza sempre più come forte importatore di bovini vivi e di carni bovine, ed in particolare di carni fresche o refrigerate destinate al consumo e di bovini da allevamento, destinati prevalentemente all’ingrasso. Infatti nel 2014 i bovini da ingrasso hanno costituito oltre l’80% delle importazioni di animali vivi del nostro Paese, con poco più di 1,1 milioni di capi (-1,8% rispetto al 2013) provenienti principalmente dalla Francia (circa l’80%%). Per quanto riguarda i bovini da macello le importazioni (12,0% dell’import complessivo) si sono indirizzate principalmente sui bovini maschi e femmine di peso superiore ai 300 kg.
Tra i fattori che hanno influito sul calo delle macellazioni dell’ultimo biennio sono stati, oltre alla contrazione dei consumi finali, gli aumenti delle quotazioni delle materie prime ad uso zootecnico e il forte rialzo dei prezzi dei ristalli di importazione da cui gran parte della zootecnia bovina da carne dipende per l’approvvigionamento di capi da ingrasso. Sempre in termini di capi importati, rispetto ai dati Istat, l’anagrafe zootecnica (BDN) registra un calo nell’import di bovini più contenuto (- 2,1% contro -2,8% del 2013).
Alla forte riduzione della offerta nazionale non ha corrisposto un pari incremento delle importazioni di carni bovine, soprattutto a causa dell’acuirsi degli effetti della crisi economica sui consumi domestici. Per quanto riguarda le carni fresche o refrigerate, congelate e frattaglie nel periodo 2010- 2013 le quantità importate sono state dello stesso verso negativo ma solo in parte hanno attenuato le flessioni della offerta nazionale, e solo nel 2014 hanno registrato in controtendenza un aumento del 4,1%.
In tale contesto, infine, è da evidenziare che considerata l’importanza trasversale del prezzo di mercato delle carni bovine, il relativo consumo, oltre ad essersi ridotto, si sta progressivamente spostando da quello di carni allevate in Italia a quello di carni allevate e macellate all’estero. Per questo tipo di carni, infatti, le migliori condizioni di acquisto (circa il 15% in meno rispetto a quelle allevate in Italia) ne consentirebbero un migliore posizionamento sul mercato.
Il grado di autoapprovvigionamento
Appare evidente che il crollo produttivo nazionale in termini di carne prodotta ed il necessario incremento di importazioni di animali vivi e carni ha impattato significativamente sul corrispondente grado di autoapprovvigionamento contraendone ulteriormente nel 2014 le stime, peraltro già basse negli anni precedenti. Tenendo conto, infatti, che il numero dei capi bovini e bufalini destinati alla macellazione (senza considerare quelli destinati al ristallo e macellati successivamente) importati si aggira per quasi tutti gli anni considerati mediamente sui 135-145 mila capi con un peso vivo alla macellazione oscillante tra i 3,8 e 4,0 quintali ed applicando ad essi la resa unitaria Istat alla macellazione (56 %), si stima che i quantitativi di carni provenienti da bovini e bufalini vivi di origine estera siano rimasti pressoché invariati attestandosi negli ultimi due anni su 307-309 mila tonnellate (+0,6% per il 2014 sul 2013). Ne consegue, pertanto, che la quasi totalità della minore produzione complessiva è attribuibile alle macellazioni di bovini di origine nazionale, con quantitativi calati a 404,3 mila tonnellate (- 45,8% rispetto al 2010, di cui -26,6% solo nell’ultimo anno).. Analogamente gli scambi con l’estero di carni fresche, refrigerate e congelate (incluse le frattaglie) risultano anch’essi pressoché invariati attestandosi su 426 mila tonnellate importate contro le 130 mila tonnellate esportate.
Da tali dinamiche ne consegue che la produzione di carne bovina da allevamenti nazionali , con una incidenza del 57,0% sulla produzione complessiva nazionale, nel 2014 avrebbe perduto 8,5 punti percentuali nel grado di autoapprovvigionamento (40,2%), evidenziando una dipendenza dei nostri consumi dall’estero pari al 59,8%.
Bilancio di approvvigionamento di carne bovina (migliaia di tonnellate equivalente carne)
VOCI DI BILANCIO |
2010 |
2011 |
2012 |
2013 |
2014 |
Produzione di carne (*) |
1.075,3 |
1.009,7 |
981,7 |
854,0 |
709,4 |
Produzione da allevamenti nazionali |
746,4 |
645,0 |
689,3 |
550,6 |
404,3 |
Import di animali vivi (**) |
331,9 |
367,7 |
296,4 |
306,9 |
308,7 |
Export di animali vivi (**) |
3,0 |
3,0 |
4,0 |
3,5 |
3,6 |
Import di carne (***) |
467,3 |
433,7 |
412,1 |
405,2 |
426,0 |
Disponibilità |
1.542,6 |
1.443,4 |
1.393,8 |
1.259,2 |
1.135,4 |
Export di carne (***) |
143,1 |
145,3 |
137,1 |
128,9 |
130,8 |
Consumo umano apparente |
1.399,5 |
1.298,1 |
1.256,7 |
1.130,3 |
1.004,6 |
% autoapprovvigionamento |
53,3 |
49,7 |
54,9 |
48,7 |
40,2 |
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(*) Macellazioni di bovini e bufalini |
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(**) Bovini e bufalini destinati alla macellazione |
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(***) Carne fresca, refrigerata, congelata e frattaglie (escluse le preparazioni) |
Fonte: Elaborazioni su dati Istat
Foto: Unsplash
Bruno Massoli