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La deforestazione si può combattere in 7 mosse. Ecco quali sono secondo Coceral, Fediol e Fefac

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Sette piccoli passi per raggiungere un grande obiettivo: combattere la deforestazione. Il suggerimento arriva da COCERAL, FEDIOL e FEFAC, rispettivamente i maggiori rappresentanti del commercio di cereali e semi oleosi, della frantumazione dei semi oleosi e dei produttori di mangimi, co-firmatari di un articolo pubblicato su Euractiv. Mentre la FAO nel suo “Stato delle foreste mondiali” riconosce che l’espansione agricola continua ad essere il principale motore della deforestazione e del degrado forestale, le ragioni alla base della conversione degli ecosistemi naturali sono complesse e legate a diversi tipi di attività. Includono la domanda globale di cibo ma anche la necessità di migliorare la vita delle popolazioni rurali. Nutrire una popolazione in crescita nei prossimi decenni richiederà uno sforzo globale, per produrre di più e sprecare meno e per farlo in modo più sostenibile.

I principali fattori che ostacolano la piena attuazione di filiere prive di deforestazione

La complessità delle catene di approvvigionamento e delle strutture di mercato, unita alla mancanza di informazioni locali, rendono difficile fornire la piena tracciabilità di tutti gli attori coinvolti. Non solo, c’è anche la difficoltà nel coinvolgere gli agricoltori e convincerli dei vantaggi della rinuncia al loro diritto legale di espandere le attività attraverso la conversione della terra. Non facilitano il lavoro neanche gli alti costi innescati dall’introduzione di prodotti sostenibili sul mercato in Europa. La mancanza di strumenti per incentivare e aggiungere valore alla conservazione degli habitat naturali.

Cosa fare secondo COCERAL, FEDIOL e FEFAC

1) Coltivare un dialogo continuo tra i governi, sia in strutture bilaterali che multilaterali. In un quadro di collaborazione internazionale, è fondamentale sostenere e consentire ai Paesi produttori di rafforzare la pianificazione dell’uso del suolo, la governance e la proprietà fondiaria, in particolare;

2) Gli accordi commerciali e di investimento internazionali possono aiutare a premiare i prodotti agricoli e forestali prodotti in modo sostenibile, ad esempio attraverso accordi di partenariato volontario (VPA);

3) Gli sforzi del settore privato potrebbero essere amplificati attraverso l’assistenza tecnica, per contribuire a soddisfare i requisiti legali, garantendo nel contempo ritorni socioeconomici. La chiave resta quella di affrontare la conversione della terra direttamente all’origine, nei Paesi produttori, con aspetti socioeconomici come parte dell’equazione, in particolare nei Paesi in via di sviluppo, dove lo sviluppo economico e la riduzione della povertà sono tra i motori della deforestazione;

4) Il partenariato pubblico-privato dovrebbe essere incentivato;

5) Creare incentivi o sistemi finanziari che consentano agli agricoltori di essere remunerati per i loro servizi per la conservazione del capitale naturale;

6) Il pacchetto di strumenti dell’Ue potrebbe beneficiare della due diligence obbligatoria, a condizione che sia visto come parte di una serie interconnessa di misure e si basi su linee guida e definizioni concordate. La due diligence può rafforzare la parità di condizioni tra le aziende in Europa chiedendo a tutti gli attori di valutare i rischi, migliorare la trasparenza all’interno della catena di fornitura, riferire sui progressi e offrire rimedi quando appropriato.

7) I sistemi di certificazione dovrebbero svolgere un ruolo complementare, in particolare aiutando le aziende a soddisfare i loro requisiti di due diligence, i clienti a far rispettare le loro richieste e gli agricoltori a essere pagati.

È essenziale porre l’accento sul ruolo che ogni attore della catena di fornitura può avere in questo sforzo collaborativo. In particolare una stretta cooperazione tra i governi appare fondamentali. Anche alla luce dei partenariati pubblico-privati ​​esistenti. È necessario superare numerosi ostacoli e, vista l’urgenza di agire, è necessario fare di più.

Foto: Pixabay