Tradizionalmente nei primi mesi di ciascun anno l’Istituto nazionale di statistica (ISTAT) diffonde i risultati dell’indagine campionaria sulle consistenze animali (bovini, bufalini, suini, ovini, caprini e suini riferiti al mese di dicembre dell’anno precedente, e la contemporanea disponibilità di dati per lo stesso anno sulle macellazioni a carni bianche e rosse, nonché sul commercio estero di carni e animali vivi. La disponibilità di tali informazioni, oltre ad offrire elementi utili per un primo quadro sintetico dell’andamento del comparto zootecnico, consente di tracciare un bilancio provvisorio sulla disponibilità annuale di carni (escluse le preparazioni), dal quale si evincerebbe per il 2016 una certa ripresa, sia pure contenuta, del settore zootecnico, dopo un prolungato periodo di crisi produttiva..
La produzione interna di carni
I dati Istat sulle macellazioni evidenziano che nel 2016 sono state prodotti 3,8 milioni di tonnellate peso-morto con un incremento del 3,9% rispetto all’anno precedente, di cui 2,4 milioni a carni rosse (+3,2%). Nel dettaglio, per quanto riguarda le carni bovine in generale (comprese quelle bufaline) sono stati avviati al macello complessivamente poco più 2,8 milioni di capi (+4,9%), con una produzione di carni-peso morto di circa 810 mila tonnellate (+2,7%), attribuibili per 791 mila tonnellate ai bovini (+2,5%) e per le restanti 19 mila tonnellate ai bufalini (+11,3%). Con riferimento ai bovini, tutte le categorie hanno registrato incrementi quantitativi, ad eccezione le vacche (-0,6%). Nel dettaglio, gli aumenti più significativi interessano i vitelloni-femmine con circa 580 mila capi macellati (+13,5%) per una produzione di carne pari a poco più di 168 mila tonnellate (+9,1%), seguiti dai tori con 36 mila macellati (+12,3%) per circa 15 mila tonnellate di carne (+10,7%). Incrementi generalizzati anche per le macellazioni dei bufalini, complessivamente pari a poco meno di 100 mila capi (+15,0%) e 18 mila tonnellate di carne ottenuta (+11,3%), controbilanciati in minima parte da minori macellazioni di bufale (circa 31 mila capi per 8,1 mila tonnellate, pari rispettivamente al -1,7% e -2,9%). Dinamica complessivamente positiva anche per le macellazioni di suini con 11,8 milioni di capi (+4,8%), dalle quali sono state ottenute poco più di 1,5 milioni di tonnellate di carni (3,5%), totalmente ascrivibili al categoria dei grassi (circa 11 milioni di capi per 1,5 milioni di tonnellate, pari rispettivamente al +4,8% e +3,9%). Le macellazioni complessive di ovi-caprini, con 3,1 milioni di capi per 32,9 mila tonnellate, mostrano dinamiche opposte con un incremento del 5,3% in termini di capi avviati al macello e una flessione del 7,1% per le corrispondenti quantità di carni ottenute, esclusivamente ascrivibili agli ovini. in quanto per i caprini il numero dei capi avviati al macello e le quantità di carne ottenute risultano in calo del 10,6%.Anche nel 2016 risultano aumentate le macellazioni di equini, pari a circa 43 mila capi per 11,8 mila tonnellate (+21,0% e +17,8%). Con riferimento alle carni bianche le relative macellazioni hanno prodotto carni per complessivi 1,3 milioni di tonnellate (+5,5%). Nel dettaglio, sono stati avviati alla macellazione poco più di 554 milioni di polli e galline con una produzione di carne pari poco più di 1,0 milioni di tonnellate, (rispettivamente +3,8% e +5,5)%, prevalentemente ascrivibili ai polli da carne di 2 kg e più (381 milioni di capi per 825 mila tonnellate di carni). Seguono i tacchini con circa 31 milioni di capi macellati (+2,2%) e poco meno di 332 mila tonnellate di carni ottenute (+6,0%). Dinamiche regressive invece per le carni di coniglio e selvaggina, che con complessive 33,7 mila tonnellate prodotte subiscono una flessione del 2,6%
L’interscambio di carni fresche
Per quanto riguarda le carni fresche, congelate e refrigerate e frattaglie delle principali specie nazionali, le importazioni complessive sono risultate complessivamente pari a 1.511,0 mila tonnellate (-4,5%), controbilanciate da vendite all’estero per 488,2 mila tonnellate (+13,8%). Nel dettaglio, le carni bovine sono state acquistate per 392,5 mila tonnellate (-4,3%) ed esportate per 145,8 mila tonnellate (+0,9%), quelle suine con 1.000,5 mila tonnellate acquistate e 157,9 mila vendute si attribuiscono dinamiche dello stesso segno (rispettivamente -4,8% e +27,4%), parimenti seguite da quelle di pollame con 59,0 mila tonnellate importate (-11,1%) e 177,6 mila esportate (+15,4%). Al contrario, le carni ovi-caprine aumentano nelle importazioni (+17.7%) a fronte di minori vendite (-11,6%). Infine, l’insieme delle carni di conigli e selvaggina con 5,5 mila tonnellate importate e 1,9 mila esportate si attribuisce variazioni relative pari a +10,0% e +46,2%.
La disponibilità complessiva di carni
Dalle dinamiche suindicate, consegue una disponibilità complessiva di carni pari a 4.818,9 milioni di tonnellate, con un lieve aumento dello 0,2% rispetto al 2015. Nel dettaglio, aumenta l’offerta di carni bovine (da 1.053,6 a 1.056,4 mila tonnellate, pari al +0,2%), seguite da quelle ovi-caprine (+2,4 mila tonnellate, pari al +4,2%), carni equine (+4,4%) e quelle di pollame, che con 1.245,3 mila tonnellate si attribuiscono un incremento del 2,9%. Al contrario, il bilancio apparente (produzione + importazioni – esportazioni) evidenzia per il 2016 flessioni nelle disponibilità di carni suine (-31,8 mila tonnellate, pari al -1,3%) e di quelle di coniglio e selvaggina (-2,9%).
L’interscambio di animali vivi e le consistenze di fine anno
A completamento del quadro sintetico del settore zootecnico, nel 2016 l’Italia ha importato circa 1,1 milioni di bovini vivi (+5,7%), a fronte di diminuite esportazioni (-24,8%). Analogo andamento per i suini, con un incremento negli acquisti (+19,3%) ed una flessione nelle vendite (-57,9%). Dinamiche contrapposte, invece, per ovini e caprini, con minori importazioni (-0,7%) e maggiori acquisti (+161,3%), mentre l’import di equini cala dello 0,4% a fronte di un export aumentato del 34,0%. In flessione, invece, acquisti e vendite di avicoli, con 13,7 milioni di capi importati (-1,7%) a fronte di 16,3 milioni esportati (-2,3%).
Tenuto conto di tale interscambio, unitamente alle consistenze iniziali di fine 2015 e dei casi di nascite, macellazioni e eventuali perdite avvenuti nel corso dell’anno ne consegue che il patrimonio nazionale di bovini e bufalini al 1 dicembre 2016 risulterebbe complessivamente pari a 6,3 milioni di capi (+2,6%). Al contrario, il patrimonio suino, con 8,5 milioni di capi, risulterebbe in calo del 2,3%.. In aumento anche il patrimonio complessivo ovi-caprino con poco più di 8,3 milioni di capi (+2,5%). Incremento anche per il patrimonio equino pari a 463 mila capi (+1,1%).
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Bruno Massoli