Recentemente si è assistito alla diffusione di documentari che raccontano il settore zootecnico e il consumo di carne, in particolare in Europa, in modo negativo e generalizzato.
Questa tendenza, riflette la FEFAC, l’organizzazione che rappresenta i produttori di mangimi dell’Unione Europea, dipende probabilmente dal fatto che un argomento così scottante attira facilmente pubblico e investitori: documentari come “Cowspiracy”, “Seaspiracy”, “At the Fork”, “Il cartello della carne: grande business contro la salute?”, promossi su vari servizi di streaming e l’ultima miniserie su Netflix, “Tu sei ciò che mangi”, sembrano avere tutti lo stesso obiettivo, ovvero suscitare reazioni emotive nel pubblico. Rivelando verità nascoste, e presunte, dietro le grandi aziende del settore.
Questi prodotti audiovisivi presentano metodologie discutibili, punti di vista di attivisti per i diritti degli animali e trame intricate che possono essere difficili da seguire. E confondere: “Tu sei ciò che mangi: un esperimento sui gemelli”, ad esempio, mostra gemelli identici che modificano la loro dieta per otto settimane, con risultati anche diametralmente opposti sulla salute dei soggetti. Ma la base scientifica di questo approccio è ancora incerta.
L’opinione di nutrizionisti ed esperti di salute animale è chiara: la produzione dei documentari è spesso finanziata da fondazioni con obiettivi predefiniti e gli studi presentati per supportare la tesi di denuncia possono essere metodologicamente scorretti. Inoltre si fa un uso improprio delle immagini, associando la carne al cibo spazzatura.
Come ricorda la FEFAC, a nome di un’intero comparto industriale, è importante valutare criticamente tali produzioni considerando le possibili distorsioni e l’assenza di una visione completa della questione. Inoltre è fondamentale non trarre conclusioni affrettate e informarsi in modo approfondito prima di prendere decisioni sulle proprie abitudini alimentari.