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Latte, l’intesa sul “premio emergenza stalla” agli allevatori è un primo passo contro l’emergenza prezzi

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Foto Pixabay

La firma del Protocollo di Intesa nel settore lattiero-caseario rappresenta, al momento, soltanto una dichiarazione di intenti tra le parti, che tuttavia necessita ora di essere rapidamente calata nella realtà con la materiale corresponsione agli allevatori del così detto “premio emergenza stalla”, la cui entità, pur se risulta ampiamente superata dall’ulteriore aggravarsi della situazione, rappresenta tuttavia un elemento di novità quale importante primo passo della filiera nel prendere coscienza delle gravi difficoltà in cui versa il mondo allevatoriale. Un problema, per la verità, non nuovo e che non affligge il solo comparto della zootecnia da latte ma che riguarda a vario titolo tutte le produzioni zootecniche anche da carne.

L’aumento dei costi di produzione è, infatti, una difficoltà avvertita da tutto il settore primario – ma anche da quello manifatturiero, industria mangimistica compresa – e costituisce di fatto un fardello insostenibile per i primi anelli della filiera zootecnica che si trovano nella difficoltà di non essere in grado di riversare a valle i consistenti aumenti dei costi di produzione sostenuti, per di più in una situazione che si protrae ormai da oltre un anno.

Va detto che il raggiungimento del Protocollo d’intesa sul latte, pur se non privo di difficoltà, ha visto, per contro, l’adesione di tutte le organizzazioni agricole e delle cooperative, del settore mangimistico, delle imprese di trasformazione e della distribuzione. Il documento è stato sottoscritto anche da Assalzoo, a dimostrazione dell’interesse trasversale della questione latte lungo tutta la catena di valore. In sintesi, sulla base dell’intesa raggiunta, agli allevatori dovrebbe essere riconosciuto un premio “emergenza stalle” fino a 3 centesimi di euro al litro di latte – fino ad una soglia di 41 centesimi/litro – per i prodotti 100% latte italiano da parte delle imprese della distribuzione e della trasformazione.

“Una boccata di ossigeno” è l’espressione più utilizzata dalle organizzazioni agricole per indicare questo compenso. E non può che essere così. Oltre alle conseguenze economiche della pandemia, nel corso del 2021 i mangimisti hanno dovuto far fronte, infatti, a significativi aumenti non solo dei prezzi delle materie prime per l’alimentazione animale, ma anche dell’energia, dei noli, dei trasporti e degli altri fattori di produzione. Aumenti che al momento non hanno riversato integralmente nel costo dei mangimi, consapevoli delle difficoltà in cui versa il settore allevatoriale.

Una serie di aumenti che ha colpito, ovviamente, non solo il settore mangimistico, ma anche gli allevatori e i trasformatori: un’impennata che Assolatte ha definito ‘improvvisa’. Una situazione molto difficile che la stessa Ismea, nel suo ultimo report di settore, ha definito “critica” per gli allevamenti italiani, sul fronte dei ricavi e su quello dei costi di produzione.

Dalla firma del protocollo, il Tavolo di filiera del settore lattiero-caseario è poi tornato a riunirsi per trovare un’intesa su come dare pratica attuazione al documento, anche se la portata dell’emergenza non può indurre nessuno a considerare concluso il lavoro. Infatti, il contributo emergenziale previsto dall’attuale protocollo, è già stato ampiamente superato dall’aggravarsi della situazione del mercato e pertanto, se non vi sarà una inversione di tendenza, dovrebbe essere considerato solo una prima base di partenza. Nelle intenzioni il sostegno attualmente previsto per gli allevatori dovrebbe essere applicato già dal mese di novembre 2021 e durerà fino a marzo 2022, per migliorare la remunerazione degli allevatori e redistribuire il valore aggiunto lungo una catena da 16 miliardi di euro.

L’auspicio degli operatori, e anche delle industrie mangimistiche, è che il Protocollo venga implementato con urgenza, definendo i sistemi di calcolo e mettendo a disposizione tutte le informazioni necessarie a questo fine tra gli anelli della filiera chiamati a darvi attuazione. Uno sforzo necessario, perché bisogna continuare a supportare la produzione e a valorizzare e promuovere le produzioni italiane con lo stesso spirito unitario che ha ispirato il Protocollo.

Le previsioni a lungo termine prevedono un incremento della capacità produttiva del nostro Paese e non possiamo perdere ora l’opportunità di aspirare a diventare autosufficienti in questo settore di importanza fondamentale per il nostro agroalimentare. L’Ismea e Alleanza Cooperative Agricole hanno stimato un aumento della produzione di latte in Italia del 10-15% nei prossimi anni. Un traguardo che deve rendere orgogliosa la zootecnia da latte italiana, ma che ha bisogno di essere sostenuto da tutta la filiera, promuovendo il valore delle produzioni 100% latte italiano.

di Lea Pallaroni – Segretario generale di Assalzoo (editoriale pubblicato nel numero 6-2021 della Rivista Mangimi&Alimenti)

Foto: Pixabay