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Le proposte di Ciolos sulla nuova Pac: più ombre che luci per l’agricoltura italiana ed europea

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Il 12 ottobre 2011 il Commissario all’Agricoltura Dacian Ciolos ha presentato alla Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, dopo mesi di trattative, la proposta ufficiale di riforma della Politica Agricola Comune (PAC). Si tratta di un dossier strategico per l’economia non solo agricola dell’Unione Europea, che tuttavia appare denso di ombre e conferma i timore di un ennesimo taglio ai finanziamenti destinati a supportare il reddito degli agricoltori, imponendo al contempo maggiori vincoli, con il rischio concreto di far aumentare il gap competitivo dell’agricoltura europea nei confronti di quella mondiale.

 

 

Dopo l’entrata nell’UE del nutrito gruppo dei nuovi Paesi del “blocco” dell’EST, l’idea di fondo del progetto illustrato da Ciolos è, infatti, una rimodulazione degli aiuti tra i vari Paesi comunitari, soprattutto a sfavore dei Paesi che oggi godono del sostegno maggiore, come l’Italia, spostando risorse a favore dei nuovi entrati.

 

La proposta di Ciolos è quella di diluire le risorse del bilancio PAC, a suo tempo pensato per sostenere l’agricoltura di 15 Stati, per fare fronte alle esigenze degli attuali 27 Stati membri. In altri termini, guardando alla concreta realtà dei numeri, per il nostro Paese questo significa un taglio netto dei finanziamenti, che nella migliore delle ipotesi, è introno al 7%.

 

L’unica richiesta specifica avanzata dall’Italia che è stata accolta a livello comunitario è stato lo stralcio dalla proposta della data del 2028 come scadenza per il livellamento dei pagamenti diretti in misura uguale per tutti gli agricoltori dell’Ue; un fatto che avrebbe comportato per quella data un taglio del 35% dei pagamenti destinati al nostro Paese.

 

Ma vediamo quali sono i dieci punti chiave su cui si articola la riforma presentata da Ciolos:


1) Aiuti al reddito: la Commissione propone di sostenere il reddito solo degli agricoltori “attivi”. L’aiuto sarà decrescente a partire da 150.000 euro con un massimale annuo di 300.000 euro per azienda.
2) Strumenti di gestione delle crisi: tenuto conto che la volatilità dei prezzi rappresenta un minaccia per la competitività a lungo termine del settore agricolo, la Commissione propone reti di sicurezza più efficaci e più reattive per i comparti maggiormente esposti (intervento pubblico e ammasso privato) e suggerisce di incentivare la creazione di assicurazioni e fondi di mutualizzazione.
3) Pagamenti “verdi”, il  c.d greening: la Commissione propone di riservare il 30% dei pagamenti diretti alle pratiche ecocompatibili che consentono un uso ottimale delle risorse naturali: diversificazione delle colture, conservazione dei pascoli permanenti, salvaguardia delle riserve ecologiche e del paesaggio.
4) Finanziamenti per la ricerca e l’innovazione: la Commissione propone di raddoppiare gli stanziamenti destinati alla ricerca e all’innovazione in campo agronomico e di fare in modo che i risultati della ricerca si concretizzino nella pratica attraverso un nuovo partenariato per l’innovazione, stimolando una cooperazione più stretta tra il settore agricolo e la comunità scientifica.
5) Una filiera alimentare più competitiva ed equilibrata:  l’agricoltura è molto frammentata e poco strutturata. Per rafforzare la posizione degli agricoltori, la Commissione propone di sostenere le organizzazioni di produttori e quelle interprofessionali e di sviluppare le filiere corte dal produttore al consumatore, riducendo il numero di intermediari.
6) Incoraggiare le iniziative agro-ambientali: vanno prese in considerazione le specificità di ogni territorio e vanno incoraggiate le iniziative agro-ambientali a livello nazionale, regionale e locale. A tal fine, tra le priorità della politica di sviluppo rurale devono figurare la salvaguardia e il ripristino degli ecosistemi, la lotta ai cambiamenti climatici e l’uso efficiente delle risorse.
7) Facilitare l’insediamento dei giovani agricoltori: per incentivare l’occupazione e incoraggiare le giovani generazioni a dedicarsi all’attività agricola, viene proposto di istituire una nuova agevolazione all’insediamento destinata agli agricoltori che hanno meno di quarant’anni, per sostenerli durante i primi cinque anni di vita del loro progetto.
8) Stimolare l’occupazione rurale e lo spirito d’impresa: al fine di promuovere l’occupazione e l’imprenditorialità, si propone di attuare una serie di misure intese a stimolare l’attività economica nelle zone rurali e a incoraggiare le iniziative di sviluppo locale.
9) Maggiore attenzione alle “zone fragili”: per evitare la desertificazione e preservare la ricchezza dei nostri territori, agli Stati membri si da la possibilità di fornire un maggiore sostegno agli agricoltori che si trovano in zone soggette a vincoli naturali, grazie a un’indennità supplementare. Si tratta di un aiuto che andrà ad aggiungersi a quelli già disponibili nel quadro della politica di sviluppo rurale.
10) Una PAC piu’ semplice ed efficace: per evitare inutili oneri amministrativi, viene proposto di semplificare diversi meccanismi della PAC, in particolare i requisiti di condizionalità e i sistemi di controllo, senza diminuirne l’efficacia. Inoltre, sarà semplificato anche il sostegno ai piccoli agricoltori. Questi ultimi avranno diritto a un assegno forfettario annuo che va da 500 a 1.000 euro per azienda. Sarà incoraggiata la cessione di terreni da parte dei piccoli agricoltori che cessano l’attività ad altri agricoltori che intendono ristrutturare la propria azienda.


In sostanza: secondo la proposta formalizzata dal Commissario Ciolos, nonostante l’Italia sia già oggi un contributore netto dell’UE, saremo comunque costretti a dover accettare un’ulteriore riduzione dei finanziamenti nazionali.


Il nuovo impianto prevede, infatti, che gli aiuti diretti agli agricoltori debbano essere erogati in futuro sostanzialmente sulla base degli ettari posseduti e non del valore delle produzioni realizzate (cosa su cui ha invece insistito in modo particolare la posizione italiana). Sono perciò  evidenti quali siano le conseguenze dell’applicazione del principio della superficie per un Paese come il  nostro che rappresenta appena il 6,33% della superficie agricola europea, a fronte di un valore della sua produzione che è invece pari al 12,63% di quella di tutta l’UE.


Colpisce come all’interno della proposta del Commissario Ciolos non vi sia alcun riferimento al ruolo centrale che ha l’agricoltura al fine di garantire ai consumatori di una Comunità di 27 Paesi la sicurezza degli approvvigionamenti alimentari, nonostante questa appaia una delle principali preoccupazioni a livello mondiale per i prossimi anni, in cui a fare paura è una crescente domanda di cibo, a fronte di una produzione che non riesce a crescere agli stessi ritmi. È sorprendente che la Commissione non tenga conto che mentre alcune economie asiatiche emergenti si stiano addirittura accaparrando vasti terreni agricoli nel continente africano, l’Europa trascuri del tutto la sicurezza degli approvvigionamenti, interni e planetari. Era certamente più lecito attendersi una PAC capace di incentivare nuovi modelli produttivi, per favorire non solo maggiori quantità di prodotti, ma anche per sostenere efficacemente la competitività delle produzioni interne. Una Politica Agricola Comune, quindi, più coerente con i tempi ed in grado anche di premiare la capacità di valorizzare le produzioni e non la mera proprietà dei terreni agricoli.


Occorre lavorare molto in questi prossimi mesi per cercare di cambiare per quanto possibile questa proposta, ma è necessario non perdere altro tempo; serve un forte sostegno ed impegno politico, cercando anche alleanze per riportare la PAC al suo ruolo strategico fondamentale.


E in questo processo decisionale sarà fondamentale anche il ruolo del Parlamento Europeo, perché per la prima volta la nuova PAC dovrà essere varata con una procedura di co-decisione tra Consiglio e Parlamento europeo, e quest’ultimo potrà certamente svolgere un ruolo determinante sulle decisioni da prendere.

 

Foto: Pixabay
 

Giulio Gavino Usai