È possibile affermare che la sicurezza degli alimenti prodotti all’interno dell’Unione Europea, grazie al programma di monitoraggio coordinato dell’UE (EU MACP), sia di prim’ordine e che è improbabile che i prodotti alimentari dell’Unione Europea destino preoccupazione per la salute dei consumatori.
È quanto rileva l’analisi dei dati sugli oltre 87.000 campioni di alimenti raccolti nel 2021 nell’ambito del monitoraggio sui pesticidi, che mostra come il 96,1% di questi rientri nei livelli consentiti dalla legge. Melanzane, banane, broccoli, funghi coltivati, pompelmi, meloni, peperoni dolci, uva da tavola, olio vergine di oliva, grano, grasso bovino e uova di gallina: questi i prodotti analizzati, oltre la metà dei quali (il 58,1%) è risultato privo di livelli quantificabili di residui di pesticidi e solo il 2,1% superava i limiti consentiti dalle leggi europee.
Questi prodotti vengono selezionati ogni tre anni così da identificare eventuali tendenze: il tasso complessivo di superamento dei limiti massimi residui (Lmr) di antiparassitari è passato dall’1,4% nel 2018 al 2,1% nel 2021, anno in cui gli Stati membri hanno attirato l’attenzione su la maggiore presenza di residui di pesticidi nei pompelmi importati da paesi extra UE. Nello stesso anno la Commissione Europea ha aumentato i controlli alle frontiere.
Questi dati, contenuti nella relazione annuale dell’EFSA, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, sono una preziosa fonte di informazioni per stimare l’esposizione alimentare dei consumatori dell’UE ai residui di pesticidi e quest’anno, per la prima volta, è stata introdotta anche una valutazione probabilistica pilota del rischio dietetico su un sottoinsieme di sostanze.
Se anche è “improbabile”, scrive EFSA in un comunicato stampa, che i prodotti alimentari made in UE destino preoccupazione, non è possibile sedersi sugli allori: nella sua relazione l’autorità ha incluso alcune raccomandazioni per aumentare l’efficienza dei sistemi europei di controllo degli Lmr.