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L’innovazione tecnologica per un settore agroalimentare più sostenibile

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Una delle maggiori sfide che l’economia mondiale ha davanti a sè è quella di realizzare un sistema agroalimentare in grado di garantire a una popolazione crescente adeguate quantità di cibo. Non, però, semplicemente più cibo ma più cibo prodotto in modo sostenibile. Tra gli strumenti a disposizione per delineare un sistema produttivo siffatto c’è anche l’innovazione tecnologica. La strategia Farm to Fork dell’Unione europea, un insieme di misure e interventi per correggere il settore agroalimentare europeo e renderlo più sostenibile nei prossimi anni, richiama in più occasioni il ruolo della ricerca, dell’innovazione e della tecnologia e la necessità di finanziare questi strumenti. La Commissione propone ad esempio di investire 10 miliardi di euro nella ricerca e nell’innovazione sulla bioeconomia, le risorse naturali, gli alimenti, le tecnologie digitali ecc. nell’ambito di Orizzonte Europa. 

Sempre la Commissione Ue collaborerà poi con i Paesi membri per dare maggiore peso al partenariato europeo per l’innovazione “Produttività e sostenibilità dell’agricoltura” nei piani strategici. 

I benefici che discendono dall’impiego della tecnologia sono molteplici. Questa permette di migliorare le tecniche di produzione, di minimizzare gli sprechi e contenere i costi, di ridurre l’uso di fertilizzanti e pesticidi e, in generale, l’impronta ambientale del settore agroalimentare. L’impatto sulla produttività è ormai noto e l’Ocse, nel suo ultimo rapporto su Innovazione, sostenibilità e produttività del settore agroalimentare (2019), conferma l’effetto positivo: l’innovazione è tra i principali fattori che contribuiscono alla crescita della produttività. Un aspetto molto rilevante se si guarda alle previsioni di crescita della popolazione mondiale, in aumento dai 7,6 miliardi di oggi ai 9,6 miliardi del 2050.

Dai giardini verticali ai droni

In un intervento dello scorso marzo, lo Scientific Advice Mechanism, un comitato di esperti della Commissione europea, ha sottolineato i benefici dell’innovazione tecnologica nella transizione verso la sostenibilità alimentare. Esempi sono l’agricoltura di precisione, i nuovi metodi di coltivazione che possano integrare le aree urbane e quelle rurali come l’agricoltura idroponica, ovvero fuori dal suolo, e i giardini verticali, entrambi con un impatto nullo sul suolo, tra le risorse più sfruttate del settore agricolo, fino all’impiego di nuovi prodotti alimentari come gli insetti o alla maggiore diffusione delle alghe.

Tra le risorse con cui incrementare la produttività l’Ocse cita il miglioramento genetico e l’adozione di tecnologie e pratiche che consentono di non sprecare gli input, come le tecniche di non-lavorazione del terreno, gli edifici moderni che permettono di risparmiare sui costi energetici, dunque a maggiore efficienza energetica, l’agricoltura di precisione, l’utilizzo di immagini satellitari e droni, i trattori dotati di Gps.

Anche dall’Intelligenza artificiale (IA) può arrivare un apporto significativo. Come ricorda un recente articolo pubblicato da McKinsey. L’Intelligenza artificiale è in grado di sostenere l’economia circolare in agricoltura, riuscendo a generare – potenzialmente – un valore di oltre cento miliardi di dollari a livello mondiale. Sono tre le aree in cui l’IA può essere davvero utile, si legge nell’articolo: l’individuazione delle migliori pratiche agricole, simulando scenari e comparandone gli esiti; il contrasto allo spreco di cibo; la stima del valore potenziale di co-prodotti e materiali organici come risorsa da riutilizzare in un’ottica di economia circolare

Sono tante le start-up che nel mondo stanno puntando sull’innovazione tecnologica nel settore agricolo. Oltre ai finanziamenti pubblici, l’ambito gode infatti anche di risorse private. L’Ocse ha stimato una crescita dei finanziamenti privati a livello mondiale nel settore della ricerca e dello sviluppo negli ultimi, in particolare nei Paesi a reddito più elevato e soprattutto negli Stati Uniti.

Foto: Pixabay