Gli agricoltori possono svolgere un ruolo essenziale nella lotta contro l’antibiotico-resistenza. Lo afferma l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), precisando che gli allevatori possono offrire un contributo significativo semplicemente adottando buone pratiche igieniche durante le loro attività quotidiane.
La Fao sottolinea che l’uso improprio degli antimicrobici nella sanità umana e animale ha favorito la diffusione della resistenza antimicrobica tra gli agenti patogeni. Ciò significa che molti antibiotici non sono più in grado di curare efficacemente le infezioni, mettendo in serio pericolo la salute di uomini e bestiame e provocando gravi danni economici agli agricoltori. “Quando negli allevamenti usiamo antimicrobici in eccesso, stiamo contribuendo alla diffusione dell’antimicrobico-resistenza, poiché i patogeni resistenti si spostano nell’ambiente attraverso i rifiuti animali e il deflusso delle fattorie – spiega Juan Lubroth, Responsabile del Servizio Veterinario della Fao -. Possono persino contaminare i nostri sistemi alimentari e le nostre catene di mercato, spostandosi dai campi e dalle stalle alle nostre tavole”.
Secondo il dottor Lubroth, gli agricoltori possono ricoprire il ruolo di “principali difensori di prima linea” nella battaglia contro l’antibiotico-resistenza, contribuendo al tempo stesso a salvaguardare la produttività aziendale, perché “un’agricoltura più pulita può anche produrre profitti migliori”. L’esperto precisa che per fermare la diffusione della resistenza agli antimicrobici, gli agricoltori dovrebbero svolgere le seguenti mansioni: assicurare una buona igiene aziendale; affidarsi a una consulenza veterinaria prima di acquistare e utilizzare gli antimicrobici; confrontarsi con i vicini per diffondere le migliori pratiche agricole; acquistare mangimi animali di qualità.
Per aiutarli in questo compito, la Fao elenca una serie di consigli utili a garantire l’igiene degli allevamenti:
– pulire regolarmente stalle, pollai, acquari e attrezzature agricole per eliminare i batteri;
– lavare accuratamente le mani e gli stivali prima e dopo il contatto con gli animali e cambiare i vestiti e le scarpe quando si lavora con il bestiame;
– tenere l’alloggiamento degli animali e le aree esterne pulite e prive di rifiuti, eliminando frequentemente letame e lettiere;
– controllare le persone che possono entrare in contatto con gli animali e assicurarsi che si puliscano prima e dopo averlo fatto.
– praticare l’approccio “tutto dentro, tutto fuori”, che incoraggia ad allevare contemporaneamente animali della stessa età e a tenere insieme queste generazioni di animali in tutte le fasi della produzione. Ciò rende più facile contenere rifiuti e pulire le fattorie quando vengono spostati o venduti;
– conservare i mangimi in luoghi asciutti e lontano da potenziali fonti di germi come i roditori;
– tenere gli animali all’asciutto e alloggiati in molto spazio – l’abbassamento dello stress riduce il rischio d’infezione. Inoltre, nutrirli bene e assicurarsi che abbiano da bere acqua pulita;
– effettuare le vaccinazioni in consultazione con il veterinario e nei tempi dovuti;
– separare gli animali ammalati da quelli sani per prevenire la diffusione della malattia, e chiedere subito un parere al veterinario per ottenere diagnosi e trattamenti adeguati.
“Se vogliamo nutrire una popolazione in crescita e mantenere attivi gli antimicrobici – conclude il dottor Lubroth -, abbiamo bisogno d’investire sugli agricoltori e nei nostri sistemi di produzione alimentare per passare a pratiche agricole più sostenibili”.
Foto: © branex – Fotolia.com
redazione