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Mais, gli scarti possono essere usati come biomassa senza compromettere la qualità dei campi

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Raccogliere dai campi i residui della coltivazione del mais non riduce la qualità del suolo. A dimostrarlo è uno studio dell’Agricultural Research Service (ARS) statunitense pubblicato sull’Agronomy Journal, secondo cui questo materiale potrebbe essere meglio impiegato come massa da cui ottenere bioetanolo.

 

Già una ricerca precedente aveva dimostrato che per quanto riguarda i nutrienti utili per le piante i residui del mais forniscono al suolo solamente potassio. La nuova ricerca si è invece concentrata sullo straripamento e sulla perdita di sedimenti di campi coperti o liberi dagli scarti della coltivazione. In particolare, i ricercatori hanno analizzato gli effetti delle precipitazioni nel caso in cui questi campi fossero aridi e in quello in cui fossero, invece, quasi completamente saturi di acqua. E’ stato, così, rilevato che nei campi aridi scoperti lo straripamento inizia circa 200 secondi dopo l’inizio della precipitazione, mentre in quelli aridi, ma coperti dai sedimenti, inizia dopo 240 secondi. Nel caso dei primi l’acqua strabordata dai campi conteneva circa il 30% in più di sedimenti rispetto a quanto rilevato per i secondi, ma il tasso di perdita dei sedimenti era simile nei due casi.

 

Sulla base di questi risultati gli autori dello studio hanno concluso che anche se gli scarti ritardano leggermente l’inizio dello straripamento, la loro presenza non è determinante in termini di tasso di sedimenti persi. Per questo i residui della coltivazione possono essere rimossi dai campi senza danneggiarne la qualità per essere indirizzati verso la produzione di biofuel.

 

Foto: Pixabay

Silvia Soligon