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Mais gm in Messico: la scienza si scontra con la religione

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“E’ un argomento molto controverso. Tutto avrà una soluzione finale che corrisponderà a ciò che sarà deciso dagli scienziati”. Commenta in questo modo il dibattito sull’opportunità di coltivare mais geneticamente modificato in Messico Enrique Martinez, Ministro dell’Agricoltura del paese centroamericano. Con una produzione pari a 21 milioni di tonnellate e un consumo di circa 30 milioni, la nazione importa ogni anno decine di migliaia di tonnellate di mais gm dagli Stati Uniti e coltiva altre specie geneticamente modificate, soprattutto cotone e soia. Tuttavia, le resistenze culturali e religiose rappresentano uno scoglio difficile da superare per il mais, la cui coltivazione è stata recentemente bloccata dalla decisione di un giudice federale di Città del Messico, che ha accettato una causa portata avanti da chi si oppone alle varietà geneticamente modificate, già coltivate in passato in campi sperimentali.

 

Il motivo di tanta resistenza affonda le sue radici nella storia del paese, dove i coltivatori hanno domesticato il mais ben 8 mila anni fa. Oggi sono 7,2 milioni gli ettari coltivati a questo cereale. Secondo i sostenitori degli ogm l’utilizzo delle varietà geneticamente modificate permetterebbe di aumentare le rese del 15% e ridurrebbe i costi tagliando l’uso di pesticidi e fertilizzanti senza recare danni alla salute dell’uomo. Tuttavia secondo la tradizione Maya è proprio dal mais che sarebbe stato creato l’uomo, tanto che la coltivazione di questo cereale è spesso associata a cerimonie religiose. Superare questi fattori religiosi è già di per sé molto difficile, ma come se non bastasse ad essi si aggiungono le paure che le varietà gm possano contaminare le coltivazioni native o rappresentare un pericolo per l’ambiente.

 

Al momento il presidente Enrique Pena Nieto non ha preso una posizione ufficiale, ma secondo Mariano Ruiz, viceministro dell’agricoltura del governo precedente, sarebbe favorevole al mais gm. Non solo, secondo Ruiz la normativa attuale sarebbe già sufficiente a consentire la coltivazione sicura delle varietà geneticamente modificate. Dello stesso parere è anche Alejandro Monteagudo, esperto di AgroBIO, secondo cui “le misure di sicurezza biologica del governo ci permettono di stare tranquilli che [le coltivazioni commerciali di mais gm] siano condotte legalmente e senza impattare l’ambiente e la biodiversità”.

 

Anche se la decisione del giudice di Città del Messico è stata da molti interpretata come una messa al bando definitiva del mais gm dai campi messicani, secondo gli esperti non si tratta d’altro che di un rinvio di qualsiasi decisione al futuro. La domanda interna costringerà i finanziatori ad aprire le porte a realtà come Monsanto, Pioner Hi-Bred International e Dow AgroSciences de Mexico, che hanno già chiesto di poter coltivare sui territori messicani. Prima però che tutto ciò possa diventare realtà Martinez dovrà finire di identificare i “centri d’origine” in cui la coltivazione delle varietà geneticamente modificate sarà bandita e stabilire altre norme di sicurezza. A questo punto bisognerà solo aspettare che si risolva la diatriba sul mais geneticamente modificato già seminato illegalmente nel paese.

 Foto: Pixabay

Silvia Soligon