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Mais, Ismea sulle difficoltà della PAC 2023-27

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Il comparto cerealicolo rappresenta la componente di base per la produzione di prodotti tipici del made in Italy come la pasta, il pane e i prodotti da forno, oltre che per la realizzazione di mangimi zootecnici e, di conseguenza, per la produzione di formaggi, carni fresche e trasformate. Secondo un rapporto dell’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (ISMEA) l’esame del grado di autoapprovvigionamento, dato dal rapporto tra la produzione agricola e i consumi, evidenzia un risultato particolarmente critico per mais e soia per i quali negli ultimi venti anni sono cresciute in maniera molto consistente le importazioni.

Nel caso del mais si è passati dalla sostanziale autosufficienza dei primi anni 2000 a poco più del 40% nel 2022; anche per la soia il tasso si è ridotto negli ultimi venti anni scendendo al 32% nel 2022. Una situazione che, per il 2023, non sembra cambiare di molto: le intenzioni di semina dell’Istat sulle superfici investite a mais da granella nel 2023 indicano un ulteriore calo del 6% annuo, con rese in contrazione in conseguenza degli eventi siccitosi.

Il settore zootecnico-mangimistico assorbe la quasi totalità della disponibilità nazionale del mais e dell’orzo e, in misura limitata, utilizza anche frumento tenero (circa il 15% della disponibilità nazionale).

Il mais è la prima coltura nazionale in termini di produzione e rese, mentre in termini di superfici è seconda soltanto al frumento duro. L’offerta nazionale di mais, fermo restando le strutturali oscillazioni produttive annuali, si è attestata nella media dell’ultimo decennio a 6,5 milioni di tonnellate di granella corrispondente a una Produzione ai prezzi di base (Ppb) pari a circa 1,3 miliardi di euro. Tuttavia le superfici superavano 1 milioni di ettari nel 2000 e sono scese a 564 mila ettari nel 2022 (-500 mila ettari in valore assoluto), la produzione di granella invece è passata nello stesso periodo da 10,2 milioni di tonnellate a 4,7 milioni di tonnellate (-5,5 milioni di tonnellate).

La Politica Agricola Comune (PAC) 2023-27 per le aziende specializzate nella maiscoltura prevede diversi sostegni al settore, come la possibilità di accedere al sostegno di base, all’ecoschema 4 e all’ecoschema 5 sui terreni a riposo, ma non prevede un sostegno accoppiato per il mais. Le aziende con una SAU inferiore a 50 ettari possono invece accedere al pagamento ridistributivo per i primi 14 ettari. Secondo ISMEA “emerge abbastanza chiaramente che le misure previste dalla nuova Pac appaiono penalizzanti rispetto a un eventuale obiettivo di accrescere l’approvvigionamento strategico nazionale”. come evidenziato nel Piano di settore del Mais del Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf), allo stato attuale sussistono due ambiti di intervento di più rapida attuazione che possono agevolare il cambiamento, l’innovazione tecnologica e i contratti di filiera, questi ultimi fondamentali per aumentare il livello di aggregazione dell’offerta e per il riconoscimento di una premialità del prezzo.