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Mais: prezzi in aumento, ma possibili influenze da politiche commerciali internazionali

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Negli ultimi mesi i prezzi del mais sono saliti, ma potrebbero subire un brusco calo a causa di eventuali turbolenze commerciali. Lo evidenzia un articolo pubblicato su World Grain, secondo cui le quotazioni del cereale potrebbero essere significativamente influenzate dalle politiche commerciali internazionali.


Il rapporto “Market Perspectives”, pubblicato il 20 dicembre dallo U.S. Grains Council, precisa che la forte crescita dell’export ha fatto aumentare i prezzi del mais prodotto negli Stati Uniti. Tuttavia, se le esportazioni non dovessero continuare a essere sostenute o se i raccolti in qualche parte del mondo non dovessero subire un drastico calo, la crescita dei futures sul cereale potrebbe subire un rallentamento.


Nel rapporto “Outlook 2019: Trade War Turbulence, With Softs Landing”, Rabobank sottolinea che nel 2018 i futures sul mais negoziato sul segmento Cbot sono rimasti ostinatamente bassi, nonostante la riduzione delle scorte negli Stati Uniti e a livello globale per il secondo anno consecutivo. Secondo il documento, la volatilità dei futures del mais Cbot negli ultimi 12 mesi sarebbe dovuta alla domanda record, alle tensioni commerciali globali emergenti e all’abbondante produzione statunitense del cereale. “Questa volatilità costituisce un precedente per la stagione 2018-19, rendendo la gestione dei rischi sempre più essenziale – si legge nel rapporto -. Le tariffe cinesi sulle importazioni dei prodotti provenienti dagli Stati Uniti, compresi mais e soia, rappresentano probabilmente il principale fattore singolo ad aver influenzato le materie prime agricole. Da solo questo fattore ha trainato le distorsioni nei mercati agricoli globali, influenzando i prezzi del mais, che dovrebbero essere sentite più chiaramente nella stagione 2019-20”.


Nel rapporto “Grain Market Report” pubblicato alla fine di novembre, l’International grains council (Igc) ha rilevato un calo mensile del 2% dei futures sul mais degli Stati Uniti. “I dati sulla produzione hanno confermato le prospettive di raccolti abbondanti – evidenzia l’Igc -. Su questo ha pesato anche la maggiore concorrenza globale nel campo delle esportazioni”.


Infine, nel rapporto “Feed Outlook”, l’Economic Research Service del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (Usda) ha rivisto al rialzo le stime sulla produzione di mais per la stagione 2018-19. In particolare, ha rilevato che i raccolti del cereale in Ucraina dovrebbero toccare i 35 milioni di tonnellate, mentre le sue esportazioni dovrebbero raggiungere i 28 milioni di tonnellate. Questo dovrebbe permettere all’Ucraina di superare Brasile e Argentina e di diventare il secondo maggiore esportatore di mais al mondo.

 

Foto: Pixabay

red.