Gli alimenti di origine animale (FoA) contribuiscono in modo significativo agli apporti nutrizionali della nostra dieta. Le recenti statistiche della UE a 27 evidenziano come a livello dell’Unione si producono più di 44 milioni di tonnellate di carne. Inoltre, più di 150 milioni di tonnellate di latte e 7 milioni di tonnellate di uova sono state prodotte nella UE nel 2012. Per sostenere queste produzioni nell’UE-27 lo scorso anno si sono impiegati circa 470 milioni di tonnellate di mangimi e foraggi (FEFAC, 2013). Si tratta di quantità importanti che denotano la rilevanza delle produzioni animali europee, che storicamente si caratterizzano per qualità, sicurezza e in linea generale per efficienza, come evidenziato dall’indice di conversione alimentare “grezzo” (gross FCR) ottenibile da questi valori, che risulta di circa 2. Accanto a ciò l’UE ha compiuto notevoli progressi nel definire e implementare progressivamente gli standard di produzione, soprattutto con lo sviluppo di un robusto impianto legislativo per il settore agroalimentare, mirante, nell’ambito delle produzione zootecniche, oltre che alla sicurezza dei consumatori anche al benessere animale e alla sostenibilità ambientale.
In questo contesto, seppur qualità e sicurezza degli alimenti per gli animali siano ormai da considerarsi un prerequisito della sicurezza alimentare per l’uomo, il processo di innovazione e sviluppo in alimentazione animale non è da ritenersi concluso. Gli alimenti ed i mangimi, infatti, sempre più vengono indagati e considerati non solo rispetto alle loro proprietà nutrizionali, ma anche in termini di proprietà di tecnologiche e di funzionalità e, nel caso di alcuni nuovi prodotti e sottoprodotti, anche in termini di biosicurezza ed impatto sulle filiere. Di conseguenza, il ruolo dell’alimentazione animale risulta sempre più allargato e finalizzato oltre che al soddisfacimento di semplici fabbisogni anche alla salute ed al benessere animale, nonché alla sicurezza, alla sostenibilità e all’ambiente.
Nutrizione e salute – La relazione tra alimentazione e salute può assumere diverse forme. In prima battuta deve avere come obiettivo l’ottimizzazione nutrizionale e una ricaduta per la salute ed il benessere animale, giungendo a lambire aspetti come la qualità e, dove possibile, la funzionalità degli alimenti di origine animale. In questo ambito gli additivi sono estremamente importanti. Essi possono contribuire in modo molto diverso e variegato alla salute animale e alla qualità dei prodotti di origine animale. Le vitamine, i composti vitamina-simili, i minerali (chelati, organicati, etc.), gli acidi grassi essenziali così come i probiotici e i prebiotici, per citarne alcuni, sono già in uso oppure sono oggetto di ricerca e sviluppo da parte di diversi gruppi di ricerca, al fine di valutarne la loro qualità e le proprietà tecnologiche, l’efficacia negli animali (efficienza della produzione animale, salute degli animali, salute metabolica) e sulla qualità dei prodotti di origine animale. Questo fenomeno è ben rappresentato sia del registro degli additivi dell’UE sia dal numero di nuovi prodotti che sono in attesa di registrazione. Da qui lo studio di interventi nutrizionali sugli animali in grado di migliorare il profilo acidico dei grassi animali, il contenuto di specifici nutrienti (selenio, calcio, vitamine, provitamine, antiossidanti), la biodisponibilità e la bioaccessibilità degli stessi. In tutti i casi, il vantaggio di un intervento nutrizionale sull’animale, rispetto ad una addizione post-raccolta di alcuni nutrienti, sono i possibili benefici per la salute dell’animale, un fattore primario nel determinare la qualità, la sicurezza e salubrità degli alimenti di origine animale destinati al consumo umano. Inoltre, questo approccio ”feed-to-food” potrebbe, soprattutto per prodotti alimentari innovativi, rendere possibile un riposizionamento dei FoA come alimenti fondamentali per la veicolazione di nutrienti (Baldi & Pinotti, 2008) spesso essenziali e importanti nella dieta umana, secondo un concetto nuovo di sicurezza nutrizionale. Tutti questi aspetti riferiti ad alimenti ed additivi, tuttavia, molto spesso sono affrontati in maniera frammentaria, focalizzandosi di volta in volta su aspetti qualitativi, nutrizionali, tecnologici oppure di sicurezza, impedendo un approccio integrato. In molti casi, inoltre, questi stessi argomenti sono stati studiati in maniera distinta in funzione delle diverse filiere (monogastrici vs ruminati, filiere terricole vs. acquacoltura, etc.) e dei diversi sistemi di produzione zootecnica, impedendo un’analisi sistematica e completa. Un ulteriore aspetto da considerare infine è rappresentato dalla eterogeneità che sussiste su base geografica. Il recente ampliamento della UE, ad esempio, ha fatto sì che i sistemi di produzione alimentare in tutta l’Unione Europea risultino ancora più eterogenei rispetto al passato, con realtà in cui le priorità possono essere molto diverse (efficienza di produzione, qualità del prodotto, benessere animale, impatto ambientale).
Mangimi ed ex alimenti – Come ben evidenziato della FEFAC (2013), oltre a fornire uno comparto per la collocazione di 90 milioni di tonnellate di co-prodotti che derivano dalla produzione di alimenti e biocarburanti – come le farine di estrazione, polpe di bietola, distillers -, il settore mangimistico offre anche una soluzione sostenibile per la riduzione dei rifiuti alimentari. Biscotti rotti, pane e dolci oltre la data di scadenza, surplus eccessivamente aromatizzati, prodotti di quarta gamma, sono solo alcuni esempi di “ex alimenti”, che, come il nome indica, inizialmente sono stati prodotti per il consumo umano, ma per vari motivi non sono più adatti a tal fine. Tuttavia, questi prodotti hanno ancora un alto valore nutrizionale per l’alimentazione degli animali, perché spesso contengono grandi quantità di energia, proteine e grassi. Partendo da tali presupposti, invece che essere eliminati come rifiuti, questi ex-alimenti possono ri-fluire nelle filiere zootecniche come alimenti per animali. Odiernamente, nell’UE si convertono circa 3 milioni di tonnellate di prodotti ex-alimentari in alimenti per animali. I mangimi ottenuti con l’uso di prodotti ex-alimentari sono riconosciuti come l’opzione più sostenibile di riuso degli alimenti non più adatti al consumo umano. Intuitivamente, in questo contesto divengono fondamentali aspetti come quello dello status giuridico: questi prodotti qualora reimpiegati in alimentazione animale devono essere considerati “non rifiuti”, bensì ex-alimenti. Tuttavia, al fine di ridurre gli sprechi, e data l’eterogeneità che caratterizza queste biomasse, è altresì importante definire una gerarchia/rango di questi prodotti (figura 3), che tuteli appieno sia gli animali che l’uomo (FEFAC, 2013).
La qualità, la tracciabilità e la sicurezza degli ex-alimenti deve sempre essere assicurata al fine di garantire un riuso sicuro delle biomasse, secondo un approccio di biosicurezza. Intuitivamente, un approccio di questo tipo implica una valutazione sistematica a diversi livelli di questi ex alimenti, così come avviene per sottoprodotti già impiegati in alimentazione animale. In tal senso gli aspetti nutrizionali, qualitativi e di sicurezza, nonché quelli riferiti alla sostenibilità di processo oltre che economica, risultano tra i più importanti. Con riferimento alle implicazioni nutrizionali risultano essenziali la composizione e la disponibilità di nutrienti tra i diversi tipi di prodotti e tra lotti diversi, opportunamente ponderati in funzione degli effetti di questi nuovi alimenti sulle prestazioni degli animali e sulla qualità del prodotto destinato all’uomo. Ciò implica anche una valutazione della gestione delle biomasse, del loro stoccaggio e della loro lavorazione in impianti (qualità tecnologica), il tutto integrato da un opportuna formazione degli operatori del settore (Pinotti Dell’Orto, 2011). Di conseguenza, sono necessarie informazioni su base scientifica riguardo a come utilizzare in modo efficiente, efficace e economicamente sostenibile questa nuova generazione di ex-alimenti nella diete zootecniche.
Implicazioni – Il ruolo dell’alimentazione animale e dei mangimi e/o ex alimenti considerabili nelle formulazioni è sempre più complesso ed articolato, il che implica nuovi approcci sia nello studio e nella valutazione degli alimenti sia nelle loro tecnologie di impiego e somministrazione. Partendo da queste considerazioni, quindi, la valutazione degli alimenti, la loro caratterizzazione e categorizzazione sono sempre più importanti. Intuitivamente si tratta di una serie di sfide per il settore delle produzioni animali, che vedranno tutti gli stakeholder impegnati su alcuni obiettivi specifici quali: i) l’ottimizzazione dell’efficienza d’uso delle risorse; ii) il ruolo dell’alimentazione animale nel migliorare la salute degli animali e anche la qualità, la sicurezza e la salubrità degli alimenti di origine animale; iii) lo sviluppo di forme di allevamento sostenibili e socialmente responsabili. La maggior parte di queste sfide hanno come comune denominatore un’alimentazione trasparente.
(La bibliografia è disponibile presso gli autori)
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Antonella Baldi, Luciano Pinotti – Dipartimento di Scienze Veterinarie per la salute, la produzione animale e la sicurezza alimentare (VESPA) dell’Università degli Studi di Milano