La fornitura di cibo e alimenti per animali deve garantire non solo un prodotto sicuro, sano, nutriente e di qualità ma deve derivare anche da un tipo di produzione che sia sostenibile. Per tutti questi motivi Ifif, la Federazione internazionale dell’Industria mangimistica, e Fao rinnovano la loro partnership. In occasione del 19mo meeting bilaterale, le due organizzazioni hanno rilanciato il loro impegno congiunto su temi cruciali per il settore agroalimentare. La loro è una collaborazione di lunga durata e un esempio di “cooperazione tra settore pubblico e privato a supporto del ruolo centrale della zootecnia nella lotta alla fame e per il sostentamento globale”, come sottolinea Badi Besbes, alla guida del dipartimento Genetica e produzione animale della Fao.
Migliorare l’uso delle risorse naturali
Di fronte a una questione sempre più urgente – ovvero quella del contenimento dell’impatto ambientale delle attività produttive – gli aspetti della sostenibilità hanno ricevuto crescente attenzione da parte di tutti gli attori, pubblici e privati, portatori di interesse nel settore agro-alimentare-zootecnico. Uno di questi è Ifif, in rappresentanza dell’80% dell’industria mangimistica mondiale. Oltre alla promozione di soluzioni frutto di un approccio scientifico nel campo dell’alimentazione animale, alla definizione di un quadro regolatorio per il commercio e al sostegno alla competitività del settore, la federazione supporta anche lo sviluppo di pratiche sostenibili.
Sono due gli strumenti con cui persegue questi obiettivi insieme alla Fao: la partnership Leap (Livestock Environmental Assessment and Performance) e l’Agenda globale per una Zootecnia sostenibile. Con queste due iniziative si punta ad attivare l’azione degli stakeholders per migliorare l’impiego delle risorse naturali, dalle colture all’acqua e il suolo, dando così un contributo prezioso per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo sostenibile 2030 e delle prescrizioni degli Accordi sul clima. La Leap offre una guida e una metodologia per misurare, e quindi intervenire, sull’impronta ambientale della filiera zootecnica.
Gli strumenti con cui rendere il comparto più sostenibile sono diversi: una migliore alimentazione, la genetica, la tecnologia aiutano a migliorare la produttività mediante un uso più efficiente delle risorse naturali disponibili, anche grazie all’economia circolare.
Tuttavia la sostenibilità non viene vista solo in chiave ambientalistica bensì con un approccio olistico che tiene insieme anche le declinazioni socio-economiche di questa dimensione. Oltre al cambiamento climatico e all’impoverimento delle risorse naturali, le sfide che si hanno di fronte sono le minacce alla salute pubblica e a quella animale, la redditività della zootecnia, la sicurezza alimentare, la povertà e l’accesso al cibo, con un’attenzione particolare ai Paesi in via di sviluppo. L’implementazione di quelle azioni che possono incrementare i profili di sostenibilità non deve andare a scapito del reddito e del sostentamento dei produttori, specie quelli più piccoli.
Fefac, la costola europea di Ifif, ha approvato quest’anno la Carta per la Sostenibilità dei mangimi. Tutto il settore pertanto si sta dotando di strumenti, a ogni livello, per una migliore coesistenza tra produzione e consumo e tutela dell’ambiente.
Attenzione anche al benessere animale
In occasione del meeting con la Fao, Daniel Bercovici, presidente di Ifif, ha ricordato anche le altre iniziative che hanno concretizzato la collaborazione con l’agenzia delle Nazioni unite. Ad esempio la Partnership sulla Sicurezza dei mangimi o la pubblicazione, aggiornata quest’anno, del manuale delle buone pratiche per la mangimistica. Come primo anello della filiera di valore i mangimisti ricoprono un ruolo essenziale nel garantire la produzione zootecnica mediante la fornitura di alimenti con cui possono contribuire al benessere e alla salute degli animali. Una condizione che, tra l’altro, permette anche di contrastare il fenomeno dell’antibiotico-resistenza, altra emergenza sanitaria che vede impegnata la Fao.
Il manuale delle buone pratiche per l’industria mangimistica nasce nel 2010 con l’obiettivo di diffondere in tutto il mondo l’adozione di pratiche produttive che rispettino elevati standard di sicurezza. Sempre per ottenere mangimi buoni, sicuri e nutrienti sia sul piano industriale sia all’interno degli stessi allevamenti che producono da sé gli alimenti per animali. Anche sul fronte della sicurezza c’è un sovrappiù di attenzione ai Paesi meno abbienti: con il Global Animal Nutrition Programme si punta a incrementare le capacità in questa materia formando figure chiave che possano promuovere le migliori pratiche. Tutto in un’ottica di miglioramento degli standard internazionali specifici.
Foto: Pixabay